Lo scorso lunedì 27 giugno, è stato monsignor Domenico Umberto D’Ambrosio, Arcivescovo di Lecce, ad aprire i solenni festeggiamenti in onore del Compatrono della Diocesi di Carpi, San Bernardino Realino. Presso la chiesa parrocchiale intitolata al Santo, unitamente ai sacerdoti della città e della Diocesi, monsignor D’Ambrosio ha presieduto la Santa Messa e ha poi partecipato alla cena “bernardiniana”, insieme alla comunità dei fedeli e al Vescovo di Carpi monsignor Francesco Cavina. Presente per l’occasione il prefetto di Modena, Michele Di Bari. “Carissimi – ha esordito nell’omelia – che bello questo scambio tra Carpi e Lecce! Anche nella mia città sono iniziati i festeggiamenti in onore di San Bernardino Realino, nel 400 anniversario della sua morte. Sarò io, ogni sera, a guidare i momenti di riflessione, ma stasera ho voluto essere qui con voi, a Carpi”.
Come ha evidenziato il suo ultimo biografo, sono tre i grandi amori di San Bernardino: la Compagnia di Gesù, Carpi e Lecce. “La Compagnia di Gesù, la vita che Bernardino sceglie e che lo rende felice, ‘tanto che mi sembrava di stare con gli Angeli’. Carpi, anzi il ‘suo’ Carpi, che lascia per intraprendere la carriera amministrativa e dove non tornerà mai più, ma sempre conservando un amore strabordante per la sua città natale. Nella lunga lettera in cui comunica al padre la sua decisione di abbracciare la vita religiosa, chiede di trasmettere la notizia e i suoi sentimenti alla madre, al fratello e a ‘Tutto Carpi, dove io tengo ognuno per amico e fratello’”. Nonostante la lontananza, Bernardino vive l’intensità del suo rapporto con Carpi in una nuova dimensione. Assente ma presente in altri modi. Aveva un grande sogno per il suo Carpi, verso “I carpensi per i quali ho grande amore”: che la sua città potesse avere un collegio della Compagnia di Gesù. Desiderio che si realizzerà, ma solo dopo la sua morte.
Infine, il terzo amore: Lecce, dove è rimasto per 42 anni fino alla sua morte il 3 luglio 1616. “Lecce ha raccolto le testimonianze del suo apostolato – ha commentato l’Arcivescovo -. I biografi di Bernardino ricordano la trionfale accoglienza che la città gli ha riservato, come primo gesuita che arrivava in città. Lecce ha molto amato San Bernardino e San Bernardino ha molto amato Lecce. Due giorni prima della sua morte il sindaco e i rappresentanti della città si sono recati al suo capezzale per consegnargli le chiavi della città e pregarlo di divenirne patrono e protettore dal Cielo”.
Monsignor D’Ambrosio ha poi ricordato i principi cardine del programma di San Bernardino: la buona vita, la sana dottrina, l’ardore della carità verso Dio e il prossimo, la devozione eucaristica, l’impegno per la pace e la sollecitazione verso i poveri e i non cristiani. Il Signore gli ha donato la facoltà di fare miracoli: 239 le testimonianze certificate.
“Carissimi carpensi… o carpigiani – ha concluso con il sorriso l’Arcivescovo – la Santità di Bernardino parte da Carpi e si esprime in pienezza a Lecce. Siate custodi della sua vita santa. La vera devozione ai Santi è imitazione ed invocazione”. Monsignor D’Ambrosio ha infine ringraziato ancora “per avermi accolto e per aver pregato insieme a me: ci siamo scambiate reciproche invocazioni, rinsaldando il legame tra le nostre città”.