Presso l’abbazia benedettina Mater Ecclesiae ad Orta San Giulio (Novara), dal 26 al 28 giugno, una ventina di giovani sacerdoti e seminaristi hanno trascorso con il Vescovo monsignor Francesco Cavina tre giornate di fraternità. Un appuntamento che si rinnova da alcuni anni, scegliendo luoghi che uniscono la bellezza del paesaggio ad un clima di intensa spiritualità. Fra il monastero sul lago d’Orta e la Diocesi di Carpi si è, per di più, creato da tempo un legame di comunione attraverso suor Maria Ruth Malagoli, giovane monaca originaria della parrocchia di Novi. “Da parte delle religiose – spiega don Massimo Dotti – abbiamo ricevuto una fraterna accoglienza sia nell’allestimento dell’alloggio per noi nella foresteria, sia dal punto di vista spirituale. Abbiamo, infatti, partecipato alla loro preghiera della liturgia delle Ore, molto curata, come prevede la regola benedettina”. Nel pomeriggio della prima giornata, inoltre, su richiesta di monsignor Cavina, la madre badessa Anna Maria Canopi ha guidato una meditazione sulla carità, evidenziando in particolare il mistero di Gesù che sulla croce si svuota per donare la vita e la salvezza, mistero che i presbiteri celebrano nell’Eucaristia. Alla riflessione generale sul tema, afferma don Enrico Caffari, “si è unita quella riguardante la vita sacerdotale, come esortazione alla carità nelle relazioni tra i membri del presbiterio, a partire dalle piccole cose della quotidianità del nostro ministero. Una cura delle relazioni fra noi sacerdoti su cui mantenere alta l’attenzione, perché possiamo crescere nell’unità e nei molteplici carismi che ciascuno ha”. Riflessioni riprese nella mattina della seconda giornata, con la gita in battello e la visita al Sacro Monte di Orta e alle venti cappelle dedicate alla vita di San Francesco d’Assisi. In questa occasione, monsignor Cavina, spiega don Alessandro Nondo Minga, sacerdote proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo, da alcuni mesi in servizio a Mirandola e a San Giacomo Roncole, “ci ha esposto, per così dire, come lui sogna il presbiterio di Carpi: aperto, accogliente, vero nell’approccio con gli altri, in armonia e unito intorno al Vescovo. Valorizzando la diversità di provenienza, formazione e cultura, che ci contraddistingue, come una risorsa che contribuisce ad arricchire la Diocesi di Carpi”. Intervento a cui è seguito un momento di confronto in cui “ciascuno si è espresso mettendo in luce punti di forza e di difficoltà che incontra nel suo ministero. Io, ma anche tutti gli altri – aggiunge con un sorriso don Alessandro – ci siamo impegnati a fare tutto ciò che possiamo per rendere concreto il sogno del Vescovo Francesco”. Nel pomeriggio, di nuovo all’abbazia, l’incontro con suor Maria Ruth, che ha ripercorso il suo cammino vocazionale, per giungere agli incarichi svolti oggi, nell’infermeria e in coro. “La sua è la gioia di chi ha risposto alla chiamata di Dio – afferma don Enrico Caffari -. Con la professione solenne la vita di suor Maria Ruth è stata totalmente consegnata a Cristo, nelle mani dell’abbadessa. Anche noi, nell’ordinazione presbiterale, abbiamo posto la nostra esistenza nelle mani sapienti di un Padre amorevole che ci guida verso un porto sicuro e che si manifesta nella vicinanza del nostro Vescovo e dei nostri superiori”. Giornate preziose, insomma, quelle vissute sul lago d’Orta, perché, afferma don Riccardo Paltrinieri – che ha vissuto il suo percorso vocazionale in parallelo con suor Maria Ruth – “l’essere chiamati alla fraternità sacerdotale si alimenta anche di questi momenti in cui stare, pregare e visitare luoghi insieme, fianco a fianco, per conoscerci meglio e per condividere l’esperienza di Chiesa e del Signore che abbiamo. E’ vero che Dio è dappertutto, però – conclude – il luogo così suggestivo è stato di aiuto a ciascuno per dare ulteriore slancio al rapporto con Lui in comunione con il cammino dei confratelli”.