Le quattordici stazioni della Via Crucis della nostra Cattedrale, incisioni acquerellate di Luigi Sabatelli (nato a Firenze ma operante soprattutto in Lombardia), da più di un secolo sono testimoni della pietà popolare soprattutto nei venerdì di Quaresima e nella settimana santa. Anche la storia di queste suppellettili sacre, che possiamo ammirare nella “loro bellezza del disegno, nella modestia delle fi gure, nella cornice e cimasa ad intaglio” (come scriveva il canonico Francesco Grandi), sono state donate da una benefattrice anonima (di cui poi si è saputo l’identità nella persona della signora Marianna Nicolini vedova Bisi per una spesa di lire 946,20, come ci viene riferito da Achille Sammarini), nel 1864. La domanda per ottenere il nulla osta a poterla collocare in cattedrale viene fatta dallo stesso canonico Grandi al vicario capitolare in data 4 agosto 1864 specifi cando “che sono già due anni che il progetto di tale erezione fu comunicato verbalmente a Monsignor vescovo Cattani, il quale non solo ne mostrò una viva compiacenza, ma di più dichiarò che da molto tempo era ne’ suoi voti che qualche benefattore provvedesse al bisogno generalmente sentito di avere in questa Chiesa una Via Crucis per comodo dei fedeli che in essa convergono”. Pronta, il giorno dopo, è la risposta del vicario capitolare: “Accordiamo ben volentieri il permesso che venga eretta in questa Cattedrale la Via Crucis, secondandosi così anche il desiderio della devota e generosa persona che ha saputo fare sì bella scelta delle Stazioni che ne compongono il pio Esercizio. Il Padre Missionario che verrà incaricato dell’erezione, eseguita che l’abbia, rilascierà (sic) certifi cato da custodirsi in quest’Uffi zio Ecclesiae”. Era infatti prescritto che fosse un religioso il deputato all’erezione della Via Crucis; per antica tradizione infatti furono i Minori Osservanti a far conoscere e diff ondere questo pio esercizio. Questo assiduo interesse alla Via Crucis e il fatto che per poterla diff ondere i frati erano spesso lontani dai conventi e non partecipavano alla vita comune, nel tempo suscitò all’interno dell’ordine stesso delle controversie tra chi sosteneva un’ampia divulgazione della pratica stessa e chi, invece tutelava i privilegi e i diritti legati all’ordine soprattutto la vita comune. In un momento così delicato e decisivo per le sorti future di quella devozione, risulta fondamentale il ruolo di Padre Leonardo da Porto Maurizio (Porto Maurizio 1676- Roma 1751, canonizzato nel 1867). Egli, assai più interessato alla diff usione della pratica che alla tutela dei ristretti interessi dell’ordine, consapevole del necessario passaggio attraverso la fi tta rete delle chiese parrocchiali, intervenne sul papa per chiedere, per sé e i suoi predicatori, di poter fare uso delle facoltà concesse nel breve per l’erezione della Via Crucis, senza dover ricorrere ai propri superiori. Il Pontefi ce accolse favorevolmente la domanda il 10 giugno 1731. Leonardo ottenne inoltre da Benedetto XIV il breve “Cum tanta sit” del 30 agosto 1741, che risultò confi rmatorio delle indulgenze date da Clemente XII. Contemporaneamente il breve ribadiva le facoltà già rilasciate ai minoriti, e concedeva ai parroci, ottenuto il consenso del vescovo diocesano, la possibilità di procedere all’erezione della Via Crucis chiamando un qualsiasi frate minore autorizzato dal suo superiore. E proprio nel rispetto di tali normative che in data 12 novembre 1864 fra Luigi da Badalo, vicario nel convento di San Nicolò in Carpi redige il verbale di erezione della Via Crucis in Cattedrale “secondo le forme prescritte dalla Santa Congregazione delle Indulgenze” ed avendo ottenute le licenze “di monsignor Canonico Arciprete Guido Marzocchini Vicario Capitolare di questa diocesi e del mio Superiore locale Padre Giuseppe di Colle”.
Andrea Beltrami