Iniziamo oggi il tempo di Avvento. Con l’inizio di questo nuovo Anno Liturgico la Chiesa desidera riaccendere in noi, suoi fi gli, il desiderio dell’attesa, rianimare la nostra speranza e prepararci a celebrare degnamente la “venuta dolcissima – così scrive un monaco del Medio Evo – nella quale il Figlio di Dio, il più affascinante degli uomini, colui che era desiderato da tutte le genti, manifestò la sua presenza visibile nella carne, una presenza a lungo aspettata e ardentemente bramata da tutti i padri”. L’evento dell’Incarnazione del Figlio di Dio è la risposta di Dio alla supplica dell’umanità, che il profeta Isaia sintetizza con questa implorazione: Se tu – o Signore! – squarciassi i cieli e scendessi. Un desiderio che l’Innominato nel romanzo I Promessi Sposi esprime con questo grido: Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov’è questo Dio? Ebbene, Dio ha risposto all’invocazione dell’umanità in modo inatteso. Ha inviato sulla terra il suo Unigenito Figlio, Cristo Gesù, il quale è il volto del Padre che ora risplende nella Chiesa e nell’umanità. Gesù dirà di se stesso: “Chi vede me, vede il Padre”. Noi, il 25 dicembre, celebreremo la nascita di Cristo non solo per rivivere l’evento che ha cambiato il corso della storia dell’umanità e cambia la vita di ogni persona che accoglie il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, ma anche per ricordarci che dopo la nascita nella carne ci sarà un’altra venuta del Signore. Una venuta non più nel nascondimento e nel silenzio come è accaduto a Betlemme, ma nella gloria, quando verrà a giudicare i vivi e i morti e riconsegnerà definitivamente al Padre la sua creazione. Di questa seconda venuta del Signore noi non sappiamo né il giorno né l’ora. Si tratta di un evento che giungerà improvviso e proprio per questo Gesù nel Vangelo ci invita alla vigilanza per non essere trovati impreparati. Per aiutarci a rimanere vigilanti, a non cedere all’indifferenza e al peccato e a non lasciarci assorbire dalle preoccupazioni della vita, il Signore, dopo la sua venuta nella storia duemila anni fa e prima della sua venuta nella gloria, continua a visitarci con delle “visite divine intermedie”. E’ quanto insegna il monaco Aelredo il quale afferma che oltre la visita del Natale e quella del giudizio “ci sono altre innumerevoli visite, con le quali il Signore quaggiù viene a visitarci. Egli lo fa attraverso le circostanze felici e quelle avverse; nelle tentazioni e nelle consolazioni. Ci visita mediante una segreta ispirazione, oppure con una parola esterna. Ci visita con le Scritture o con i sacramenti; e le stesse festività che celebriamo che altro sono se non le visite del Signore?”. Gesù, può visitarci, perché dopo la sua morte e resurrezione, Egli non è né il lontano né l’assente, ma è l’eterno presente incontrabile, quindi, anche oggi da chiunque si interroga sul significato vero dell’esistenza umana. Perché questo incontro possa realizzarsi è necessario riscoprire il valore del silenzio, dare tempo alla preghiera, non fuggire dalla domanda di senso che emerge dal nostro cuore, accogliere la rivelazione che Dio ha fatto di se stesso nella Sacra Scrittura, gioire della partecipazione ai sacramenti, in particolare la confessione e l’Eucarestia. Cari fratelli e sorelle, in questa prima domenica di Avvento la nostra Chiesa di Carpi e la nostra città ritrovano un pezzo ulteriore della propria storia, della propria cultura e della propria spiritualità. Siamo qui per inaugurare questo meraviglioso edificio sacro sorto tra le nostre case nel 1700 per venerare la Deposizione di Cristo dalla Croce e che la pietà popolare ha chiamato ora la chiesa del Crocifisso, ora la chiesa del Cristo, ora la Chiesa dell’Adorazione. Modi diversi per esprimere il mistero centrale della nostra fede, Gesù Cristo Vero Uomo e vero Dio che muore in croce per la nostra salvezza, risorge e rimane presente in mezzo a noi nel sacramento dell’Eucarestia. Si tratta di un edificio sacro in puro stile rococò, uno stile che nasce in Francia nel 1700 come reazione al barocco e propone una decorazione più delicata e raffi nata, colori con toni più tenui ed interni più piccoli ed intimi i quali acquistano un senso di ampiezza e spazialità sfruttando effetti ottici. Proprio come questa Chiesa, la quale costituisce un’autentica rarità architettonica e decorativa nelle nostre zone. La Chiesa ospita diverse opere di pregio tra le quali l’altare in scagliola policroma, vero capolavoro dell’arte carpigiana ed il pulpito, che abbiamo voluto valorizzare in questa celebrazione. Un pensiero pieno di gratitudine, quindi, a tutti coloro che hanno permesso il recupero di questo “piccolo scrigno” di arte e di fede: alla Regione Emilia Romagna, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, alla Società di ingegneria Enerplan e alla ditta Versab restauri. Il desiderio è che questo luogo di culto, come è stato scritto nella lapide posta a ricordo dell’evento, possa tornare ad essere memoria viva dell’Amore Crocifisso e Vittorioso di Cristo attraverso l’adorazione eucaristica. Cari fratelli e sorelle, la venuta del Signore è sempre imminente e il giorno che viviamo potrebbe essere l’ultimo. Gesù ci mette in guardia non per terrorizzarci o angosciarci, ma perché viviamo ogni azione, ogni scelta, ogni decisione in riferimento alla vita eterna. Oggi la nostra Chiesa di Carpi ricorda anche il 60 anniversario della santa morte di Mamma Nina. La sua vita, la sua carità e le sue parole semplici e toccanti: Coraggio che poi andiamo in Paradiso sono un invito a non smarrirci tra gli affanni dell’esistenza e le prove della vita e a puntare su ciò che veramente conte ed il fine della nostra vita.
+ Francesco Cavina