Grazie per il sacerdozio che ho vissuto nella gioia di far conoscere Gesù di Nazaret….. Il Signore mi ha voluto bene donandomi una vita con tanta serenità e fiducia nella sua presenza
1. “Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: “Vedi come l’amava” (Gv. 11,35-36). Poche frasi del Vangelo sono così capaci di toccarci il cuore e di emozionarci, come questa. Le lacrime che scendono dagli occhi del Signore ci testimoniano e ci rivelano quanto fosse forte in Gesù il senso dell’amicizia e quanto fosse acuta in quel momento la sua pena. Certo il Figlio di Dio piange anche sul triste destino che tocca a tutti i figli di Adamo, condannati a subire, senza eccezioni, il castigo della morte. Gesù piange dunque su tutti noi. Ma prima di tutto piange per la perdita di una persona a lui cara. E così ci incoraggia e ci dà un po’ di conforto in quest’ora di sofferenza nella quale, pensosi e mesti, ci stiamo rendendo conto di quanto sia grave e dolorosa per noi la perdita di Don Nellusco.
2. Personalmente, credo di poter dire con verità, che non ho perso soltanto un collaboratore prezioso, un sacerdote buono e fedele: ho perso anche un amico, un fratello. Don Nellusco non era un uomo dai complimenti scontati e dalle parole troppo convenzionali. Eppure è riuscito a farmi sentire nei diversi dialoghi semplici e schietti, il suo affetto, la sua delicatezza, la sua devozione per il Vescovo. Devozione che ha conservato e manifestato fino all’ultimo ai miei due predecessori Mons. Alessandro Maggiolini e Mons. Bassano Staffieri, che mi hanno telefonato proprio confermandomi questa sua caratteristica nei loro riguardi. Don Nellusco possedeva e manifestava un animo sensibile e grande, attento a tutte le persone e alle singole situazioni, ricco di premura e capace di accoglienza, attento a vedere sempre il buono in ogni prossimo e a trovare le vie e i modi per smussare gli angoli, per mettere d’accordo e riconciliare gli animi e ricomporre le divisioni non tollerando e superando le contrapposizioni. Diversi mi hanno testimoniato di non averlo mai visto arrabbiato! Non gli si poteva non volergli bene! Era un uomo di pace, artigiano e facitore di concordia e di riconciliazione.
3. Ma soprattutto Don Nellusco era un uomo di Dio, che ha servito il suo Signore con una fedeltà senza eclissi e ha amato la Chiesa con un amore operoso e con una dedizione totale senza ostentazione e senza retorica. Dalla sua prima adolescenza Don Nellusco è stato attratto dall’ideale sacerdotale, si è lasciato incantare e affascinare dal suo Signore al quale aveva offerto tutto se stesso in una piena consacrazione con molta gioia, pronto a spendere la intera sua esistenza per far conoscere Gesù di Nazareth, come lui stesso ha affermato nel suo testamento redatto a San Marino il 15 novembre u.s. Ha scritto: “Che il Signore mi accolga nella sua misericordia. Ringrazio Dio e i miei genitori per il dono della vita che ho vissuto con tanta gioia e serenità, come pure don Ruggero Golinelli, che è stato il mio secondo “Papà”. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato a rispondere sì a Dio che mi ha chiamato al sacerdozio che ho vissuto nella gioia di far conoscere Gesù di Nazaret. Ringrazio l’Istituto Missionario della regalità di Cristo, che mi ha aiutato a vivere il mio sacerdozio con “dignità”. Ringrazio giovani e adulti che ho incontrato perché mi hanno aiutato a capire le persone, come portatori dei doni di Dio che ha dato ad ognuno, senza distinzione…. Il Signore mi ha voluto bene donandomi una vita con tanta serenità e fiducia nella sua presenza”.
4. Forse anche sulle nostre labbra nasce in questa circostanza l’accorato lamento di Maria: “Signore, se tu fossi stato qui!”. Quasi a dire: “Perché non lo hai conservato per molti anni ancora al nostro affetto? Perché hai privato la tua Chiesa di un sincero annunziatore del tuo Vangelo e di un premuroso dispensatore dei tuoi sacramenti?”. Ma la parola di Dio e questa liturgia di suffragio ci dicono che, più che porre domande al Signore del cielo e della terra, vale adesso conformarci alla sua volontà, che va accolta con docile fede anche quando ci costa. In questi ultimi anni Don Nellusco è stato ripetutamente provato nella sua salute fisica, che lo ha purificato e impreziosito. Ora è andato incontro al Padre, che ha sempre fiduciosamente invocato, mosso e ispirato da quello Spirito Santo che aveva ricevuto nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordinazione sacerdotale.
5. Don Nellusco non si è mai staccato dalla coinvolgente comunione con il suo Redentore. Ne fa fede anche un foglietto che portava sempre nel portafoglio con scritto sopra la frase di S. Paolo ai Filippesi: “Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia nella vita come nella morte. Per me, infatti, il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1.20). E perciò le parole sacre che sono risuonate nella seconda lettura ci rassicurano della sua sorte e ci rasserenano: “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui” (Rom. 6,8). La fede pasquale davvero ci conferma, ricordandoci che l’esperienza dolorosa che oggi ci affligge, a causa della morte inattesa di una persona che ci è molto cara, in realtà è una vittoria della vita. “Cristo risuscitato dai morti – ci è stato ancora detto – ormai non muore più; la morte non ha più potere su di lui” (Rom 6,9): se non ha potere su di lui, non ha potere neppure su coloro che sono suoi e hanno speso per lui la loro intera esistenza. Don Nellusco ha sempre custodito il dono di un sacerdozio esemplarmente vissuto, la sollecitudine affettuosa verso i fratelli in difficoltà, il gusto di una fede limpida e schietta. Perciò la morte lo ha soltanto avviato ad una vita più piena e gratificante.
6. Don Nellusco vive ormai con il suo Signore, che ha così ben servito, e attende di partecipare senz’ombre alla prerogativa di gloria divina che è proprio del Risorto, dal momento che è vissuto e morto avendo nel cuore la stessa disposizione filiale alla volontà del Padre che c’era in Gesù crocifisso: “Se siamo stati completamente uniti a lui in una morte simile alla sua – ci ha confortati la parola di Dio – lo saremo anche con la sua risurrezione (Rom.6,5).
+ Elio Tinti, Vescovo