Ogni anno ritorna la Quaresima.
Si tratta di un periodo di quaranta giorni durante i quali la comunità cristiana entra in un cammino di conversione, cioè di ritorno a Dio. La sua origine non è dovuta alla Chiesa. É stato Gesù, con il suo digiuno nel deserto e la sua vittoria sulle insidie del diavolo, ad istituire questo tempo santo. Pertanto, la Quaresima riporta nel vissuto della Chiesa l’esperienza stessa di Cristo.
La nostra “natura” umana – ne facciamo esperienza quotidianamente – ha bisogno di essere redenta, salvata. Chi può operare tale “restaurazione” è solo Cristo, che ha raggiunto la nostra vita con il Battesimo. Con questo sacramento siamo diventati realmente figli di Dio e suoi eredi. Eppure, nonostante questa nostra straordinaria dignità, le incoerenze non si contano e i peccati si moltiplicano ancora perché le voci discordanti con la voce di Dio esercitano sulla nostra vita un grande potere di persuasione.
Rimane estremamente attuale quanto scriveva Sant’Ambrogio: Dovunque ci muoviamo, camminiamo in mezzo a molte insidie: insidie ci sono tese dal diavolo nel corpo, insidie tra le guglie delle chiese, insidie sui parapetti delle case, insidie nei sistemi filosofi ci, insidie nelle passioni; c’è un’insidia nel denaro, un’insidia nella religione, un’insidia nell’impegno di castità. In pochi istanti l’anima dell’uomo vacilla, e spesso viene spinto qua e là, a seconda dell’inganno del seduttore.
La verità di queste parole ci porta a riconoscere che la conversione, cioè la nostra obbedienza al Signore, non è un evento avvenuto una volta per tutte, ma è un dinamismo da rinnovarsi nei diversi momenti dell’esistenza e nelle diverse età della vita.
Infatti, a causa dello scorrere del tempo emerge un adattamento alla mentalità del mondo, un senso di stanchezza spirituale, uno smarrimento in merito al senso della nostra esistenza e al suo fine ultimo, la vita eterna. Per queste ragioni il Signore ha voluto per i suoi fi gli un tempo e uno spazio spirituale preciso per ravvivare la nostra identità di figli di Dio, per richiamarci a vivere la nostra fedeltà a Lui e per accogliere nella nostra vita la Sua infinita misericordia.
La Quaresima è stata definita un corso di “esercizi spirituali” che vede coinvolta tutta la Chiesa universale. Essendo un corso di esercizi spirituali è la Chiesa stessa che ci dice come viverla. A noi non è chiesto di inventare nulla o di intraprendere imprese eccezionali o appariscenti, è chiesto semplicemente di lasciarci guidare dai testi della liturgia e dall’ascolto della Parola di Dio.
Come Cristo nei quaranta giorni nel deserto ha combattuto e vinto il diavolo con la forza della Parola di Dio (cf. Mt 4,1-11), così il cristiano è chiamato ad ascoltare, leggere, pregare, assimilare più intensamente e più assiduamente la Parola di Dio, fino a farla divenire criterio di condotta anche quando ci appare strana, paradossale e ci propone un progetto di vita che non risponde alle nostre attese naturali.
La Parola di Dio, che si identifica con la persona stessa di Cristo, nel tempo quaresimale, ci invita al digiuno, inteso come distacco dal peccato che è alienazione e distruzione, al silenzio, a spegnere le tante voci inutili, ad una preghiera più assidua e perseverante, all’esercizio della carità fraterna, a pensare alla nostra vulnerabilità. Se accettiamo di porci in questa obbedienza, ben presto ci accorgeremo che qualcosa di nuovo accade in noi: i pensieri si trasformano, si purificano i desideri del cuore, migliorano le nostre azioni…In una parola la nostra volontà si adegua a quella di Dio, il quale è la nostra pace, e nella nostra vita emerge il desiderio di accogliere il progetto di Dio su di noi perché in esso troviamo la vera felicità. La Quaresima inizia con l’austero rito dell’imposizione delle Ceneri.
Si tratta di un gesto che giunge a noi dall’Antico Testamento. Cospargersi il capo di cenere era segno di penitenza, di volontà di cambiamento della propria vita attraverso la penitenza. Ma la cenere ricorda al cristiano anche la sua condizione di uomo tratto dalla terra e che alla terra ritorna, secondo la parola del Signore detta ad Adamo peccatore (cf. Gen 3,19).
Sì, è vero saremo cenere, ma se durante la vita aderiamo al Signore e accogliamo il suo invito “Convertitevi e credete all’Evangelo” per vivere come fi gli di Dio, la nostra sarà una cenere destinata ad una resurrezione di gioia, di pace e di eterna felicità…
Quindi, questa sera, insieme al riconoscimento della nostra fragilità riaffermiamo la nostra speranza di essere un giorno risuscitati con Cristo per la vita eterna. Per iniziare bene la Quaresima vorrei proporre l’insegnamento di due grandi maestri di vita cristiana: Sant’Ignazio di Loyola e san Bernardo da Chiaravalle.
Il primo quale nell’opera Esercizi Spirituali invita a richiamare alla memoria tutti i peccati della nostra vita, ricostruendoli nella loro precisa esattezza; quindi a considerare attentamente tali peccati, percependo la bruttezza e la malizia che ogni peccato mortale commesso ha in sé, quindi a pensare a Dio contro il quale si è peccato.
Si tratta di un esercizio che non lo scopo di suscitare sensi di colpa o di farci cadere nello sconforto, ma di farci riconoscere nella nostra verità: e la nostra verità è che siamo peccatori, bisognosi di aprirci alla relazione con Dio per essere raggiunti dal fuoco del suo amore che consuma il nostro peccato.
San Bernardo dal canto suo suggerisce un bell’itinerario interiore: Quattro sono le cose che accrescono la grazia della nostra fede: la memoria dei peccati, che rende l’uomo umile di fronte a se stesso; il pensiero delle pene future, che lo sprona a fare il bene; la considerazione della transitorietà della vita, che spinge a relativizzare questo mondo; infine il desiderio della vita eterna che induce a sollevarsi dalla volubilità delle cose mondane.
+ Francesco Cavina