Messaggio di Don Ferdinando in occasione della Santa Messa in ricordo e memoria delle persone che hanno seguito don Zeno e Nomadelfia
Messaggio in occasione della Santa Messa celebrata dal vescovo Mons. Erio Castelluci in ricordo e memoria delle persone che hanno seguito don Zeno e Nomadelfia
Nonantola, sabato 15 ottobre 2022
Alle sorelle e ai fratelli della chiesa di Modena, Nonantola e Carpi riuniti in preghiera attorno al vescovo Mons. Erio Castellucci porgo un cordiale saluto.
In quanto successore del Fondatore di Nomadelfia, in rappresentanza anche della Presidenza, mi unisco idealmente a voi e con me tutta la popolazione comunitaria di Nomadelfia, presente nella Maremma di Grosseto, nella zona Monte Mario di Roma e, in forma ancora embrionale, presso il monastero di Mvimwa in Tanzania.
Il 12 novembre 1962, così scriveva Don Zeno in preghiera: “Sono 42 anni che vedo che mi trasporta un mistero”. Alcune anime elette della provincia di Modena furono tra le prime ad accorgersi di questa azione misteriosa dello Spirito che muoveva i passi di Don Zeno Saltini. Infatti da qui alcuni preti e le prime “mamme di vocazione” si disposero a sostenerlo nella nascente Opera Piccoli Apostoli che successivamente diverrà Nomadelfia.
Ci troviamo qui oggi a rallegrarci insieme e a rendere grazie al Signore per gli sviluppi che quei primi passi hanno avuto. Allo stesso tempo ci rendiamo conto di quanto attuale sia il messaggio di fraternità che Nomadelfia testimonia con la sua presenza.
Veramente, possiamo dirlo, il buon Padre del Cielo guardava lontano mentre spingeva Don Zeno in avanti, verso traguardi di giustizia e di fraternità. Le prime esperienze nella parrocchia di San Giacomo e nell’ex campo di concentramento di Fossoli furono difficili. Spesso in quegli anni ama paragonarsi a uno di quei muli che gli alpini, reduci dalla guerra, avevano visto arrampicarsi sui dirupi scoscesi delle montagne.
Noi speriamo che venga sempre conosciuta la missione profetica svolta da questo vostro e nostro prete. Iniziative come quella vissuta insieme in questo periodo sono in grado di risvegliare la memoria e ridare linfa alle radici di una umanità rinnovata.
Se il seme non muore, ci ha ricordato Gesù, rimane solo, non porta frutto. Don Zeno e i primi che si avventurarono con lui, sperimentarono a proprie spese la verità di questa Parola. Allo stesso tempo però videro anche rinascere a vita nuova migliaia di figli abbandonati.
L’interesse risvegliato in questi giorni sta a indicare il desiderio di un futuro più fraterno.
Lasciamoci dunque trasportare anche noi da quello stesso mistero che condusse Don Zeno sui sentieri concreti di giustizia e di fraternità.
Quella medesima linfa vitale è in grado anche oggi di rinnovare la faccia della terra. Il frammento di storia che insieme abbiamo commemorato ci indica un cammino.