Un concerto per la cura della casa comune e dell’acqua come fonte di vita

MISSA GAIA – A mass celebration for mother earth

Apertura delle celebrazioni Per il 75° anniversario del martirio del beato Odoardo Focherini

13 dicembre 2019 – Auditorium San Rocco, Carpi (MO)

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Alessandro Pivetti, direzione artistica
Armonico Ensemble, associazione corale per la diffusione della musica del Novecento.
BlakSoulz Dance Company, coreografie di Elisa Balugani,
Emi Longagnani, Elisa Ruggeri, Simone Schedan, danzatori.
Elisabetta Sacchetti, voce
Andrea Solieri, chitarra
Gianluca Magnani, chitarra e voce
Enrico Lazzarini, contrabbasso
Gianni Vancini, sax soprano
Simone Forghieri, percussioni
Mario Sehtl, violino

HO AVUTO SETE è un Associazione di Volontariato che realizza progetti umanitari ed eventi culturali; in particolare siamo impegnati a portare l’acqua potabile dove manca. Secondo l’Agenda ONU 2030, oggi circa 800 Milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e a causa di ciò, ogni giorno, 700 bambini muoiono per malattie conseguenti all’uso di acqua non potabile. Nel 75° anniversario del martirio di ODOARDO FOCHERINI raccogliamo i fondi necessari a costruire un impianto idrico, in sua memoria, per il villaggio di Kongloore, nella provincia di Tenkodogo, in BURKINA FASO. L’impianto garantirà l’accesso all’acqua potabile ad oltre 500 persone e sarà inaugurato a Marzo 2020, con una cerimonia in ricordo del Beato. Dal 2012 HO AVUTO SETE ha realizzato oltre 40 progetti umanitari in vari paesi dell’Africa a sostegno dell’economia locale, dell’istruzione e della sanità. Puoi contribuire anche Tu ai nostri progetti diventando volontario dell’Associazione o destinando a HO AVUTO SETE il Tuo 5 x mille inserendo il C.F. 94166670367.

La danza ci introduce nel programma del concerto: è il corpo il luogo privilegiato nel quale ci è dato di diventare sempre più umani, è il limite e, al tempo stesso, la nostra sola possibilità di trascendimento. Non c’è vera santità se non a partire dal corpo, se non in relazione con gli altri e con la vita in tutte le sue dimensioni e con la natura, nella crescente consapevolezza che tutto è dono. La pioggia, così, benedice gli uomini e ricorda loro che è più ciò che ci unisce che ciò che ci divide e che nella sua voce c’è un linguaggio ancestrale comune e che bisogna avere il coraggio di ascoltare le dimensioni più profonde del proprio essere perché è da lì che ci si scopre figli e di conseguenza fratelli e sorelle. È una dimensione da accogliere con gioia e riconoscenza così come la terra ogni volta che riceve il dono della pioggia rende lode a Dio portando frutto. Non possiamo non sentire la nostra “tremenda responsabilità” nei confronti del Creato e dobbiamo ricordarci che “l’ambiente è un dono collettivo, patrimonio di tutta l’umanità”, “eredità comune” da amministrare e non da distruggere. Quali sono quindi i confini di ciò che è nostro? Dove inizia la terra degli altri? Un mare o un muro possono dividerci e farci perdere la capacità di cogliere il patrimonio immenso che ci è stato donato? Possiamo permetterci di credere che qualche vita umana non abbia il nostro stesso diritto di gioire dei doni che Dio elargisce dalla terra e dal cielo? Come possiamo accettare che molte vite umane in tutto il pianeta siano scarto per il resto dell’umanità? Dovremmo tenere alta l’attenzione su questi punti e non stancarci mai di cantare la nostra lode per “frate sole” che Dio Padre fa sorgere sui giusti e sugli ingiusti. Dovremmo impegnarci con energia per cambiare il nostro punto di vista e ammirare con stupore rinnovato la terra, quasi da lontano, con le sue colline verdi e blu, cogliendo con commozione la sua profonda fragilità.
È su questa terra che si cammina sul sentiero delle Beatitudini rivelate da Gesù ed è da questa terra che si leva lo sguardo per contemplare la gioia finale preparata per l’umanità. Certamente l’errore, l’ingiustizia, la guerra, la morte sembrano predominare su tutto ma il duello decisivo è già stato vinto nel mistero della passione, morte e resurrezione di Cristo, Verbo incarnato, Figlio di Dio, Vero Uomo. Così in ogni stagione, anche la più nera, c’è un tempo per l’amore perché la mano di Dio ci rialza da ogni caduta e la sua tenerezza ci rende compassionevoli e ci trasforma affinché nel nostro corpo di carne si possa intravedere la luce del mondo e nei nostri limiti umani assaporare il sale della terra. È in questa dimensione di amore gratuito, di sguardo profondamente spirituale e di compassione per gli scartati e gli ultimi che il nostro amato Odoardo, settantacinque anni fa, fu chiamato a dare tutto se stesso, fino al martirio.