Il vescovo Erio Castellucci ha presieduto la santa messa del giorno di Pasqua nella Cattedrale di Carpi
“Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Maria di Magdala è confusa e timorosa: è andata alla tomba di Gesù al mattino e l’ha trovato aperto e vuoto. Da questa scoperta si sprigiona una grande energia; una tomba, di sua natura, chiede silenzio e calma; e invece Maria prende la corsa e va a dire a Pietro e al discepolo amato ciò che ha visto; anche loro poi iniziano a correre. Pare quasi una gara, e il discepolo più giovane giunge per primo al sepolcro, ma poi attende Pietro ed entra dopo di lui. La corsa di Maria, di Pietro e del discepolo amato è solo l’inizio di quella corsa che ancora oggi continua a percorrere la terra: l’annuncio della risurrezione di Gesù, la certezza che la morte non è più l’ultima parola, la possibilità di togliere i massi dall’imbocco dei sepolcri.
In realtà sarà necessaria anche un’altra esperienza per far partire la corsa vera e propria. Quella che abbiamo sentito nel Vangelo, infatti, è solo la prima parte; è, per così dire, la corsa di riscaldamento, che si svolge nei viottoli di Gerusalemme. Questa prima corsa è dettata in parte dalla paura di Maria di Magdala e in parte dallo smarrimento e forse dalla curiosità di Pietro e del discepolo amato, che non capiscono cosa è successo e corrono per rendersene conto di persona. È una corsa dovuta all’incontro con qualcosa che non è al suo posto: la pietra, i teli, il sudario. La pietra doveva coprire l’imboccatura del sepolcro ed era stata invece spostata; i teli dovevano avvolgere il corpo di Gesù ed erano invece posati sulla tomba; il sudario doveva essere appoggiato sul volto di Gesù ed era stato invece avvolto in un luogo a parte. La scomparsa del corpo di Gesù aveva privato tutti i segni funerari della loro funzione. Ma non è questo a far scattare la corsa vera, quella che arriva fino a noi. Non è l’incontro con qualcosa, ma è l’incontro con qualcuno, a muovere l’annuncio della risurrezione al mondo. Gli oggetti spostati impauriscono, incuriosiscono e fanno sospettare; da soli però non danno l’energia per uscire da Gerusalemme e correre verso le genti; solamente quando si presenterà a Maria e agli apostoli Gesù in persona, trasfigurato nel suo corpo di carne, allora crederanno in modo pieno e correranno la vera corsa, non quella che si limita alle viuzze della Città santa, ma quella che percorre i sentieri del mondo.
Il mondo in realtà sembra sempre percorso più da notizie brutte che belle; pare che ad espandersi non sia tanto l’energia buona della risurrezione di Gesù, quanto una strana energia cattiva, autodistruttiva, che porta gli esseri umani ad essere violenti e ingiusti e a farsi guerra. L’energia cattiva sembra più forte di quella buona, perché fa più rumore, si fa sentire, colpisce. Ma in realtà è più potente l’energia della risurrezione di Gesù: è come una vena sotterranea di acqua pura, che scorre ad una maggiore profondità rispetto alle fogne e alle acque di scarico. Se non fosse più potente l’energia buona, il mondo si sarebbe già distrutto, sarebbe stato inghiottito dalla sua stessa violenza.
Non possiamo però sederci e stare a guardare, perché non è automatico che l’energia buona continui ad espandersi. Dipende anche da noi che l’energia della Pasqua vinca alla fine sull’egoismo e sulla morte. Se l’annuncio della risurrezione dai morti, dell’amore più forte dell’odio, smettesse di percorrere la terra; se le energie che distruggono l’uomo ed espandono guerre, egoismi e violenze, fossero maggiori di quelle che fanno vivere l’uomo, gli danno felicità e aprono prospettive di vita eterna, il mondo finirebbe per autodistruzione, perché si spegnerebbe la speranza stessa. Chiediamo al Signore la forza di contrapporre alle armi di autodistruzione di massa la grande arma dell’autocostruzione di massa, che è l’annuncio della risurrezione di Gesù, la pratica di un amore che vince l’odio e la morte.
+ Erio Castellucci