Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo Erio Castellucci nella Messa presieduta lo scorso 9 luglio nel Duomo di Mirandola, a 95 anni dalle nozze di Odoardo Focherini e Maria Marchesi.
+ Erio Castellucci
Quel 9 luglio si era talmente impresso nella mente di Odoardo che quattordici anni dopo, quando già era stato arrestato, si trovava a Bologna, scriveva alla moglie: “Se il Signore vorrà mantenerci nella prova o aggravarla, benediciamo insieme la Sua volontà in nome di quel credo che abbiamo sempre cercato di professare. Quanti ricordi, quante rimembranze suscitano i pensieri di quei giorni preludenti il 9 luglio. E da allora quante cose, avvenimenti ma fermo, fiorente, giganteggiante il nostro amore… E dopo qualche cirro nell’azzurro del cielo nostro com’e più bello il sole, ed ora …un po’ di ombra, un pochino troppo invero (a dirlo noi) che purtroppo si estende anche sui piccoli che proprio non c’entrano per nulla”. E di questi piccoli e di sua moglie Odoardo non ha mai parlato solo in modo generico, ma come il Vangelo di oggi ci riporta ad uno ad uno i nomi dei dodici apostoli, facendo pensare anche noi che conosciamo il resto della vicenda degli apostoli con Gesù a tanti loro difetti, a tante cadute, a tanti dialoghi, così Odoardo ricordava ad uno ad uno i suoi figli scrivendo alla moglie il 9 maggio del ’44: “Maria carissima (…) pazienza e avanti sempre sereni e fiduciosi che il tempo e gli uomini si rendano conto che chi non ha colpa alcuna deve ritornare alla propria famiglia e al proprio lavoro. (..) Ti penso sempre intenta, vigile, e affettuosa attorno ai nostri bimbi e rivedo Olga e Lena alle prese con gli esami, Attilio e Rodolfo chini sui quaderni dei numeri difficili, Gianna e Carla in gran daffare per aiutarti a fasciar la sorridente Paola alle prese con il primo pasto e non più col latte materno. Se la distanza ci divide, il pensiero dopo la preghiera ci unisce, e sento nel cuore la presenza dei miei sette bimbi, oltre alla tua ogni momento”.
Questo è il cuore di chi ama.
Chi ama non pensa a delle situazioni, semplicemente non pensa solamente a delle categorie, pensa a dei volti, chi ama pensa a dei nomi e li pronuncia. Gesù ha amato profondamente i dodici, anche con i loro difetti, le loro fatiche, le loro risorse. Odoardo ha amato profondamente la sua famiglia e l’elenco dei nomi dei suoi figli, dopo quello di Maria, è un modo per dire “vi voglio bene”, “non vi penso solamente come i miei figli, ma ciascuno per nome”. Chi ama pronuncia i nomi. Odoardo, come ci ha detto don Gildo introducendo, è stato un uomo fedele non solo alla moglie Maria – e oggi vogliamo davvero ricordarli entrambi nel luogo in cui si sono promessi un amore eterno – ma fedele anche ai nomi di coloro che non avevano nomi o i cui nomi non potevano essere pronunciati, non potevano essere scritti. Ha aiutato tanti di questi innominati a salvarsi, a ritrovare la libertà, perché non erano solamente i nomi di coloro che gli erano cari, dei propri familiari, ad occupare il suo cuore, erano i nomi di tutti coloro che erano perseguitati, oppressi, dei piccoli di cui parla il Vangelo, degli umiliati. Lui si è fatto carico, insieme a Maria che lo ha sempre accompagnato, sostenuto, atteso e che ha cresciuto i loro figli. Oggi, a 95 anni di distanza dal loro matrimonio, ci possono ancora dire, direi quasi gridare, questa verità essenziale.
L’amore è fatto di nomi, è fatto di volti. L’amore assume i nomi di tutti coloro che devono entrare nel cuore, anche di quelli che non conosciamo, anche di quelli che incontriamo, si direbbe, casualmente, come forse è stato per Odoardo l’incontro con tanti di coloro che ha salvato. Ma chi ama lascia spuntare i nomi nel proprio cuore. Chi ama li porta davanti a Dio. Chi ama non si stanca di pronunciare il nome delle persone amate perché non si ama in serie, si ama personalmente, pensando ai volti.
Confortati dalla testimonianza dei nostri fratelli e delle nostre sorelle insigni per santità, apriamo il cuore alla fiducia filiale verso Dio, datore di ogni dono perfetto.