Omelia Mons. Regattieri nel 1° anniversario della morte di Mons. Tinti

Omelia Mons. Tinti 1° anniversario della morte – 25° anniversario dell’ingresso in Diocesi

Carpi, domenica 28 settembre 2025

  1. “Viviamo ciò che siamo!”

Per ben 18 volte, durante l’omelia di ingresso, il 24 settembre 2000, Mons. Elio, nuovo vescovo di Carpi, in questa basilica cattedrale, scandì con forza e con l’entusiasmo che gli era proprio l’invito rivolto a tutti: Viviamo ciò che siamo! Ripercorro quel richiamo: “Viviamo ciò che siamo! Siamo già costituiti santi! … Viviamo ciò che siamo per il dono della vita… per il dono del Battesimo… per la Cresima… per il Matrimonio… per l’Ordine sacro… per la Vita consacrata… la vita missionaria… per i ministeri, le associazioni e i movimenti… Viviamo ciò che siamo da credenti e non solo praticanti, rinnovando ogni giorno le nostre promesse battesimali, confessandoci spesso, nutrendo la nostra fede in Cristo… Viviamo ciò che siamo riscoprendo il monogramma di san Bernardino da Siena e collocando la formella che lo riproduce  sugli stipiti delle nostre case” (Dall’Omelia di ingresso, 24 settembre 2000, in Bollettino diocesano della Diocesi di Carpi, anno 2000, pp. 24-28). Concludeva il presule affidando il suo ministero alla Vergine Assunta “per camminare alla luce del suo ‘Eccomi’ e del suo ‘Magnifcat’, in piena comunione e con reciproca fiducia e schiettezza. Perché il Regno del Signore si dilati totalmente nel cuore di ognuno di noi e di ogni carpigiano. Amen” (Dall’Omelia di ingresso).

Siamo qui, nella sua e nostra Cattedrale, dove i suoi resti mortali ora riposano accanto a quelli di Mons. Prati, Mons. dalla Zuanna e Mons. Pranzini, in attesa della risurrezione. Vogliamo ricordarlo nella preghiera, con stima e affetto, a un anno dalla sua morte.

Ho voluto ricordare i principali passaggi della sua prima omelia carpigiana, perché i suoi richiami mi portano al testo di san Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura (Cfr 1Tm 6, 11-16). Lì ritrovo tanto di Mons. Elio.

  1. Uomo di Dio

Uomo di Dio: così l’appellativo che l’apostolo usa nei confronti del discepolo Timoteo. Uomini di Dio – come si sa – è un film del 2010 che ha narrato la vicenda dell’assassinio dei monaci di Tibhirine avvenuto nel 1996. Ma questo esempio moderno di uomini che si sono donati totalmente a Dio e quindi veri uomini di Dio, è avvalorato dalla Parola del profeta Michea che definisce il vero uomo di Dio come colui che pratica la giustizia, ama la pietà e cammina umilmente con il suo Dio (Cfrr Mi 6, 8); esattamente come chiede san Paolo a Timoteo; esattamente come ha cercato di vivere il suo ministero episcopale Mons. Tinti.

  1. Paziente

Poi, l’apostolo invita il fratello vescovo Timoteo a tendere “alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza” (1Tm 6, 11). Tra tutte queste virtù, scelgo – pensando a Mons. Elio – quella della pazienza: pazienza nella sopportazione delle innumerevoli tribolazioni fisiche che dovette affrontare. Davvero per lui fu questa una battaglia che vinse grazie alla grande fede che lo animava e all’amore per Cristo che lo sosteneva.

  1. Fedele

Infine: l’invito a essere fedele al comandamento. “Ti ordino di conservare in modo irreprensibile il comandamento” (1Tm 6, 14). Il riferimento al comandamento non riguarda l’insieme delle norme veterotestamentarie codificata nei comandamenti di Dio, quanto piuttosto nel vangelo di Cristo che ingloba tutti i precetti antichi e li sintetizza nell’indicazione dell’amore verso il prossimo (Cfr Rm 13, 18-10; Gv 13, 34; 15, 12). Sull’annuncio fedele e irreprensibile del vangelo operato da Mons. Tinti non si possono avere dubbi. Lo ha fatto con uno stile tutto suo: immediato ed entusiasta.

  1. Omnia in Christo

Tutto questo fino alla manifestazione di Gesù Cristo: e le parole di san Paolo si distendono in un appassionato inno a Cristo (Cfr 1Tm 6, 14-16). Esattamente come ha fatto il vescovo Tinti, commentando il suo motto episcopale, all’inizio dell’omelia di ingresso. Ricordando le tre volte dell’annunciò della passione (era il vangelo della XXV domenica – Anno B), Mons. Elio per tre volte ha voluto scandire il suo ‘sì’ personale e della nuova comunità affidata alle sue cure pastorali perché Cristo fosse tutto in tutti: “Omnia in Christo!   Perché – disse – Egli “è la Via, la Verità e la Vita! Non un po’ di verità, un po’ di vita, ma è la Verità tutta, la Vita tutta, unica, vera autentica. Omnia in Christo! perché è l’uomo di Dio, il Figlio del Dio vivente, di un Dio che ha una storia eterna, produce e conduce alla storia dell’universo, del mondo, alla nostra storia… Omnia in Christo! perché è l’unico Salvatore del mondo che ha posto per ogni uomo un’àncora di salvezza, certa e sicura” (Dall’Omelia…).

Parole che fanno ecco a quanto l’apostolo oggi ci ha annunciato chiudendo questo testo della lettera al vescovo Timoteo: “Ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio, / il beato e unico Sovrano, / il Re dei re e Signore dei signori, / il solo che possiede l’immortalità / e abita una luce inaccessibile: / nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. / A lui onore e potenza per sempre. Amen” (1Tm 6, 14-16).

Noi siamo grati a Mons. Tinti – e per questo oggi innalziamo una speciale lode al Signore – per averci testimoniato, invitato, sollecitato e raccomandato, nei suoi 11 anni di episcopato, a volgere e tenere fisso lo sguardo al Dio di Gesù Cristo, come a Colui che è la nostra salvezza, la nostra unica speranza. Solo nello sguardo di Cristo potremo avere cura e tenerezza per i fratelli, specialmente quelli più sofferenti, i feriti della storia, nei quali Egli si vuole riconoscere (Cfr Mt 25, 40).