Cattedrale di Carpi e Duomo di Modena

Omelia nel Giorno di Natale

Mercoledì 25 dicembre 2024

(Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6-14; Gv 1,1-18) 

Per sei volte il Vangelo appena proclamato, il Prologo di Giovanni, parla della luce, che identifica con Gesù, “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. E per due volte Giovanni parla delle tenebre, creando una tensione drammatica, che culmina in queste frasi: “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. Non l’hanno vinta? Eppure basterebbe anche solo una rapida rassegna delle tenebre in cui è avvolto il mondo, per capovolgere l’impressione del Vangelo e obiettare che le tenebre vincono.

Nessuna delle ombre, dal tempo in cui “il Verbo si è fatto carne”, sembra dissipata. Gesù è venuto a portare la pace – “vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27) – ma nel mondo si combattono decine di guerre, con milioni di vittime, tra morti, feriti e profughi. Gesù si è presentato come il pane della vita (cf. Gv 6,48) e la sorgente di acqua viva (cf. Gv 4,14; 7,37-37), ma un decimo dell’umanità soffre di gravi carenze alimentari e più di un miliardo e mezzo di persone è privo di accesso all’acqua potabile. Gesù è venuto ad annunciare la liberazione dei prigionieri e degli oppressi (cf. Lc 4,18), ma milioni di esseri umani sono ingiustamente perseguitati, privati dei diritti fondamentali, o incatenati negli egoismi e nelle dipendenze delle schiavitù antiche e nuove. Gesù ha guarito tanti ammalati, ma evidentemente non ha estirpato le patologie, che continuano ad ammorbare il mondo. Lui ha ridato vita e speranza a chi incontrava, ma molti offendono la vita e cadono nella disperazione. Dunque, è proprio vero che “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”?

È vero, non l’hanno vinta: ha ragione il Vangelo. Le tenebre sono fitte, sembrano spesso inglobare e soffocare la luce, ma “la luce splende nelle tenebre”. Finché ci saranno operatori di pace, la luce splenderà nelle tenebre; e continuerà a splendere dovunque un bicchiere d’acqua sarà offerto a un assetato e un pane a un affamato; la luce splenderà nelle tenebre, ogni volta che nelle nostre case e nei luoghi di assistenza e di cura ci sarà chi abbraccia, sorride, solleva e accudisce, ogni volta un adulto educherà un bambino o un fratello consolerà un afflitto. Finché un essere umano aprirà il cuore alla preghiera, sentirà la presenza di Dio nella sua vita, apprezzerà l’azione dello Spirito nel creato e se ne farà custode, la luce splenderà sulle tenebre. Il segno più evidente che la luce vince sulle tenebre è la nascita di una nuova vita, che non si rassegna ad un mondo che sembra volersi spegnere.

Ieri sera papa Francesco ha inaugurato il Giubileo della speranza. La grande luce, la fiaccola della speranza, per noi cristiani è la risurrezione di Gesù, la sua nascita al cielo, che porta a compimento la sua nascita sulla terra. La disperazione non trova casa, per chi crede, neppure nelle esperienze dolorose. Non ci sono fasciature che possano stritolare la vita: né quelle in cui Gesù neonato fu avvolto nella mangiatoia, né quelle in cui Gesù morto fu avvolto nel sepolcro. Vince la luce: e le luci sono moltissime, tante volte nascoste dentro le mangiatoie della vita quotidiana, o dentro i sepolcri delle sofferenze, che non fanno notizia, ma che ospitano un mare di generosità. Nel mondo non mancano certo le luci, spesso mancano gli occhi.

+ Erio Castellucci