Omelia nella solennità del Corpus Domini

Carpi, chiesa parrocchiale del Corpus Domini – giovedì 19 giugno 2014 - ore 21

Vorrei iniziare la nostra riflessione con una domanda. Chi siamo noi?
Siamo una comunità di credenti uniti nella stessa fede, nella stessa speranza e nella stessa carità. Una comunità viva perché animata dallo stesso Spirito di Cristo. Noi siamo Chiesa!
Ora la Chiesa possiede dentro di sé un segreto, un tesoro, un mistero, quasi un cuore nascosto. Possiede Gesù Cristo stesso, il suo fondatore, il suo Maestro, il suo Salvatore.
Come Gesù è presente? Cristo è presente nelle azioni liturgiche, è presente nella sua Parola, è presente nei suoi ministri, è presente nei sacramenti, è presente quando la Chiesa prega e loda, è presente soprattutto nell’Eucarestia.
Ma perché, se è presente, non si vede? Ecco il mistero. La presenza di Cristo è vera e reale ma sacramentale, cioè nascosta sotto i segni del pane e del vino. Si tratta di un miracolo che Gesù ha dato il potere di compiere, di ripetere, di perpetuare ai Suoi apostoli e dopo di loro ai sacerdoti. Il sacerdote ripetendo le parole pronunciate da Gesù nell’Ultima Cena sul pane e sul vino rende presente il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo. E’ un miracolo che accade sotto i nostri occhi e che noi crediamo sulla parola di Cristo.
Con la processione del Corpus Domini, la Chiesa, oggi, celebra e manifesta al mondo il dono immenso della presenza di Cristo che essa possiede, custodisce e adora.
Ma per quale ragione Gesù si rende presente sotto l’aspetto di segni, di segni speciali quali il pane e il vino? Perché questi segni parlano, sono espressivi, ci dicono molte cose di Gesù.
Innanzitutto il pane e il vino danno all’Eucarestia il significato di carne e di sangue, cioè di sacrificio, di rinnovazione della morte di Gesù sulla Croce. Nell’Eucarestia Cristo torna a donarsi a offrire, seppure in modo non violento, la Sua vita per la salvezza dell’umanità e proprio ciascuno di noi ha la possibilità di avvicinarLo e di ripetere con San Paolo: “Mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2.20).
Inoltre, il pane e il vino sono fatti per essere rispettivamente mangiati e bevuti. Ebbene, nell’Eucarestia Gesù diventa nostro cibo e nostra bevanda. Quando assumiamo questo sacramento noi siamo soliti dire che facciamo “la comunione”. Gesù vuole non solo essere vicino, ma in comunione con noi. Per quale ragione? Perché vuole essere come il cibo per il corpo, principio di vita, di vita nuova. Lui stesso, infatti, ha dichiarato: “Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue vivrà; vivrà di me; vivrà per l’eternità” (Gv. 6.48-58).
Infine, non possiamo dimenticare che l’Eucarestia è stata istituita durante un pasto, momento di incontro e di unione. Dall’Eucarestia nasce l’unità della Chiesa. Lo ricorda l’Apostolo Paolo quando afferma: “Noi formiamo un solo corpo, noi tutti che partecipiamo dello stesso pane” (1Cor 10.7). Unità che si esprime nell’accogliere e vivere il comandamento di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Quel “come” è tremendo! Siamo chiamati ad amare come Lui ci ha amati! Se siamo discepoli di Cristo l’amore è la nostra vita: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore scambievole”.
Celebrare la solennità del Corpus Domini, allora, significa celebrare la festa dell’Amore di Cristo per noi, che spiega tutto il Vangelo; celebrare la festa del nostro amore per Cristo, il tesoro della vita; celebrare la festa dell’amore fra di noi; celebrare la festa dell’amore per i fratelli, dai più vicini ai più lontani; ai più piccoli, ai più poveri, ai più bisognosi, fino a quelli che ci sono nemici o ostili.
E così viviamo la Chiesa, la società dell’amore.
 
+ monsignor Francesco Cavina, vescovo