La maggior parte delle persone non sa dove si trova il Burundi, ma è da questo piccolo paese del centro Africa, situato nella regione dei Grandi Laghi, che arriva padre Modeste Niganze, il sacerdote che ha incontrato le Animatrici Missionarie nel tradizionale incontro in apertura all’Ottobre Missionario.
La prima evangelizzazione del popolo burundese avvenne grazie all’arrivo dei missionari Padri Bianchi: il primo gruppo venne ucciso, al secondo fu incendiata la casa costringendolo a rifugiarsi in Tanzania, il terzo gruppo rimanse e cominciò così l’opera di evangelizzazione. Agli inizi del novecento vi erano cinque parrocchie, oggi ve ne sono più di cento, ognuna con tante cappellanie e santuari per servire il 65% della popolazione cattolica. Questo risultato è stato possibile grazie al grande lavoro dei collaboratori locali: i catechisti. I Padri Bianchi erano in numero troppo ridotto per riuscire a raggiungere tutti villaggi, così crearono delle “succursali” tenute dai catechisti, impegnati non solo nell’iniziazione cristiana dei bambini ma anche nella pastorale della parrocchia e come insegnanti di religione nelle scuole primarie. Per promuovere la loro formazione, i Vescovi burundesi, hanno fatto nascere due scuole molto importanti a livello nazionale tanto che, anche Papa Giovanni Paolo II durante l’ultimo Sinodo Africano, disse ai catechisti: “Voi siete i primi collaboratori dei sacerdoti nel loro ministero di evangelizzazione”. Per la formazione dei sacerdoti autoctoni ogni diocesi ha un seminario minore mentre i seminari maggiori, nel paese, sono quattro, due di Filosofia e due di Teologia. Si è dato molto spazio inoltre alla creazione dei religiosi, suore e frati, tanto che oggi il numero delle Congregazioni locali tende ad aumentare sempre più. Ma l’evangelizzazione in Burundi continua ad avere delle sfide come le parecchie guerre a carattere etnico che hanno destabilizzato, in passato, la vita politica, sociale, economica e religiosa. Oppure il proliferare delle sette religiose oppure la “chiesa di massa”. Nel novecento i capi tribù si fecero battezzare aderendo così alla religione cattolica con tutta la loro famiglia. Così fece anche il resto della gente a imitazione del loro esempio perché non era possibile accedere al potere o allo sviluppo se non si era battezzati. Per far fronte a questo problema i Vescovi hanno creato delle piccole “Comunità ecclesiali di base” per aiutare i cattolici a riflettere ed a interrogarsi sul loro modo di credere con la preghiera e la lettura della Parola. Oggi l’attività missionaria in Burundi è molto ridotta ( i padri Bianchi sono una decina contro i 600 sacerdoti locali), è vero che i missionari hanno portato il Vangelo e che è stato accolto ma, per molti burundesi, la fede non è bene incarnata nella vita quotidiana.
Così padre Modeste ha lasciato due domande su cui riflettere: “Possiamo dire che l’attività missionaria sia riuscita?” e “oggi a livello della Chiesa cattolica universale, si parla di nuova evangelizzazione, quali sono le nuove strategie da mettere in pratica per togliere gli ostacoli che impediscono di accogliere il Vangelo di Cristo come vero messaggio della salvezza in Burundi come in tutta l’Africa?”. Si può aggiungere tranquillamente “e in tutto il Mondo?”.