La memoria dei nostri Cari ci spinge a rendere gloria a Dio per il bene da loro compiuto e resta come eredità preziosa per noi che siamo ancora in cammino.
1. Il pastore
Don Nellusco nasce a Gargallo l’8 ottobre 1933 da Daniele e Ferrari Clelia. E’ educato nella fede cristiana che lo porta fin da piccolo a sentire una chiara predisposizione per la vita sacerdotale. Entra infatti in tenera età nel Seminario diocesano e percorre tutte le tappe della preparazione al sacerdozio. Nel Duomo di Mirandola, il 28 giugno 1959, riceve da Mons. Prati l’ordinazione presbiterale.
E’ vicario parrocchiale nella nascente parrocchia di San Bernardino Realino, in Cattedrale, a Mirandola, in San Giuseppe Artigiano. Diventa parroco di Quartirolo il 1° ottobre 1971 e vi resta fino al 1985 quando il Vescovo lo invita a trasferirsi in San Francesco per collaborare con il parroco. Dopo tre anni, assume la guida pastorale di Santa Croce, guida che si allarga, nel 1995, al territorio più vasto della nascente unità pastorale di Santa Croce, Gargallo e Panzano. Nel 1998 diventa parroco di san Marino. Nel 2002 regge per un anno, anche la parrocchia di Rovereto s/S. E ancora: Vicario foraneo nelle due zone di Carpi Città e Carpi Forese, Assistente ecclesiastico della sezione diocesana del Centro Sportivo Italiano, Cappellano del lavoro, Delegato diocesano per la pastorale del turismo, dei pellegrinaggi e dello sport, Assistente ecclesiastico dell’Unitalsi e zonale dell’Agesci.
In tutti questi passaggi, vissuti sempre con serenità e con umile docilità, è stato pastore zelante, aperto a tutti, accogliente. Nel contatto diretto cordiale e attento alle persone individuava la via privilegiata per l’evangelizzazione e il modo migliore per attirare a Cristo: a Cristo che è sempre stato il suo unico progetto di vita, il suo piano di azione, il suo amore: Cristo incontrato e vissuto grazie anche all’Istituto secolare della Regalità a cui aveva aderito seguendo le indicazioni spirituali di Don Ruggero Golinelli, da lui considerato come maestro di vita.
2. L’educatore dei giovani
Fu Vice Rettore del Seminario negli anni 1965-1967, e nelle varie comunità parrocchiali fece nascere lo scoutismo e ne curò la crescita e la formazione. Fondò i Castorini nella parrocchia di Santa Croce. Fu Assistente ecclesiastico degli scout di zona.
Nell’atto educativo dava grande rilievo al dialogo, alla condivisione, al mettersi allo stesso livello del ragazzo e del giovane per comprendere e correggerne le cadute, ma soprattutto per aiutarlo a ripartire e accompagnarlo nella crescita verso la pienezza della maturità umana e cristiana.
Poichè lo viveva lui, trasmetteva l’amore per il bello, aveva il gusto delle cose belle; la cura dell’arredo liturgico era parte integrante della sua sensibilità di sacerdote. Lo ‘stile’ per lui era importante.
Come educatore attento alle nuove istanze giovanili, riservava una speciale attenzione ai nuovi mezzi di comunicazione nei quali credeva perché per primo li sperimentava: la pittura, la fotografia, lo sport, il cinema, il disegno: sensibilità che ebbe modo di tradurre e trasmettere concretamente durante il mandato diocesano di Consigliere dell’Aceg e l’incarico regionale di referente della Diocesi per l’Acec.
3. L’amico
Don Nellusco aveva ricevuto dal Signore – tra gli altri – il talento di sapersi fare degli amici, di mantenere le amicizie e di allargarne la cerchia raggiungendo tutti, superando steccati ideologico-politici, sociali e religiosi, smussando con la bontà e la pazienza, tensioni e sciogliendo durezze. Talento che sfruttò a dovere e moltiplicò in abbondanza, come dice la parabola evangelica. Lo possono testimoniare gli innumerevoli pellegrini che con lui hanno percorso le vie e le città dell’Europa e non solo, i membri dei vari Club e Associazioni laiche del tempo libero, come il Club 33, l’Arci, il Cai – sezione di Carpi.
Tre amori:
Amore a Gerusalemme: per la frequentazione con la terra di Gesù, era stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere del Santo Sepolcro. Amava tanto Gerusalemme. Ora lo pensiamo nella Geruslemme del cielo giunto al culmine del suo pellegrinaggio.
Amore alla Madonna dei Ponticelli: la cui Casa-Santuario aveva restaurato con diligenza e sensibilità insieme anche all’immagine a Lei dedicata davanti alla casa della bambina veggente.
Amore al Bambino di Praga: ne conservava l’immagine dappertutto, ne diffondeva la devozione, ne sentiva la protezione. Mentre con la Chiesa, nel giorni dopo il Natale, continuava ad adorare il volto di questo dolce Bambino adagiato nella mangiatoia, il Signore lo ha chiamato a sé la mattina del 4 genanio, togliendolo incomprensibilmente ai nostri occhi, ma ridonandocelo dal Cielo come Protettore.