Riscopriamo insieme i “segni” dell’Avvento

Caratteristiche e peculiarità delle quattro settimane di attesa che preparano alla solennità del Natale

Con la prima Domenica d’Avvento ha inizio l’Anno Liturgico, ovvero un nuovo cammino della Chiesa che ha come meta Gesù. E’ un percorso che si rinnova ogni anno e, per dirlo con le parole di Papa Francesco, “non è mai concluso” perché “nella vita di ognuno di noi c’è sempre bisogno di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della meta della propria esistenza”. In questo tempo, la liturgia ci invita a fissare l’orizzonte verso cui tutti i credenti si dirigono, cioè quello della speranza, “una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio”. In questa prospettiva, quello dell’Avvento è il tempo che più di tutti gli altri rimanda alla “Parusìa”, ovvero al ritorno glorioso di Gesù sulla Terra. Il termine “avvento” deriva dal latino e significa “venuta”. Nelle quattro settimane che precedono il Natale, la Chiesa ricorda e celebra proprio questo: la venuta di Cristo. O meglio, le tre venute di Cristo: quella storica, cioè il Figlio di Dio che si è fatto uomo (il mistero dell’Incarnazione di cui si fa memoria nel tempo di Natale); quella della fine dei tempi, quando Cristo “verrà a giudicare i vivi e i morti”. La terza è quella che ogni credente vive ogni giorno, non solo attraverso la Messa ma testimoniando nella propria vita l’amore verso il prossimo. Va ricordato che questo non è un tempo di penitenza. Al contrario, i credenti sono invitati a vivere questo periodo, caratterizzato dalla gioia, pregando la seconda venuta di Cristo. Ecco allora che anche il viola dei paramenti liturgici assume un’altra connotazione: è il colore dell’aurora, il blu illuminato dai raggi che annunciano il sole che sta per sorgere. In questo periodo di preparazione al Natale, si è soliti allestire la “Corona d’Avvento”, un segno che va a sottolineare lo scorrere del tempo (la cera che si consuma) e la luce che, gradualmente, aumenta. Ideata dal pastore protestante Johann Hinrich Wichern nel XIX secolo, inizialmente si componeva di 24 candele: quelle per le domeniche erano grandi, mentre quelle dei giorni feriali più piccole. Iniziò a diffondersi dapprima negli ambienti ecclesiali, per poi trovare un posto anche nelle abitazioni private, ma in forma rimpicciolita con soli quattro lumi, uno per ogni domenica. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale entrò a tutti gli effetti anche negli ambienti cattolici, addobbata con rami di pino e nastri rossi. Ogni candela ha una denominazione ed un significato peculiare alla liturgia del giorno: la prima è detta “del Profeta”, poiché ricorda le profezie sulla venuta del Messia; la seconda è detta “di Betlemme”, poiché ricorda la città in cui è nato Gesù; la terza è detta “dei pastori”, i primi che videro ed adorarono il Figlio di Dio; la quarta, l’ultima, è detta “degli Angeli”, i primi ad annunciare al mondo la nascita di Cristo. La forma circolare rimanda all’Infinito, a quel cammino che sempre si rinnova. Un altro segno è il “Calendario d’Avvento”. Fu inventato da Gerhard Lang, un editore protestante tedesco, nel 1908. All’epoca in Germania esisteva l’usanza di aspettare il Natale preparando 24 piccoli pacchetti da scartare, uno al giorno, dal 1 dicembre fi no alla vigilia. Lang ideò un disegno diverso per ogni giorno; l’anno dopo introdusse le finestrelle, dalle quali spuntavano angeli e bambinelli. Solo negli anni successivi queste figurine vennero sostituite con i cioccolatini. Come per la Corona, inizialmente si diff use negli ambienti protestanti, e solo successivamente in quelli cattolici. Nel corso della storia, alcune dittature lo usarono a fi ni propagandistici. Ad esempio, i nazisti dentro ogni finestra mettevano una svastica o un simbolo del Terzo Reich; sempre in Germania, negli anni della Guerra Fredda, nella Repubblica democratica tedesca, al posto degli angeli comparivano sonde sovietiche, come lo Sputnik. Altra caratteristica di questo tempo liturgico è la costante presenza della Vergine. Non è un caso che l’Avvento inizi, ogni volta, con la Novena dell’Immacolata. In effetti, è proprio la Madonna che dona all’uomo Gesù. Quello che più colpisce è il silenzio che avvolge il momento in cui Dio si fece uomo. “E’ un avvenimento che – disse Papa Benedetto XVI commentando la solennità dell’Immacolata -, se accadesse ai nostri tempi, non lascerebbe traccia nei giornali e nelle riviste, perché è un mistero che accade nel silenzio. Maria, quel giorno in cui ricevette l’annuncio dell’Angelo, era tutta raccolta e al tempo stesso aperta all’ascolto di Dio”. La presenza della Solennità dell’Immacolata Concezione nel cuore di questo tempo fa parte del mistero che l’Avvento celebra: Maria immacolata è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo.
EC