San Bernardino da Siena: a partire dalla figura del Patrono, il vescovo propone alcuni richiami
L’importanza di sporcarsi le mani

Si festeggia il 20 maggio il Patrono della Diocesi e della città di Carpi, san Bernardino da Siena.
In tale occasione il vescovo Elio Tinti ha invitato tutti a riscoprire le radici religiose e culturali del nostro territorio, aiutati anche dalla figura di un Santo che si è speso per la pace e la concordia, la carità e la solidarietà in un tempo di aspri contrasti politici e di povertà sociale.

‘San Bernardino fece una grande opera religiosa e sociale ‘ spiega monsignor Elio Tinti -. Sulla sua scia molte persone, in massima parte anonime, hanno contribuito a modellare un patrimonio umano, religioso, civile, culturale di considerevole rilievo e di cui oggi siamo eredi, grazie alla trasmissione delle generazioni. Ciascuno deve sentire, riscoprire, vivere la bellezza di appartenere a questa comunità civica ma anche ecclesiale. La comunità cristiana in particolare si riconosce in continuità di fede e di amore con questo patrimonio’.

Pace, concordia, carità, solidarietà
Quali suggerimenti possono arrivare da una rilettura della figura di questo Santo? ‘Temi a lui cari sono ancora attualissimi ‘ prosegue Tinti -. Prima di tutto quello della pace: Bernardino proponeva di sostituire gli stemmi delle fazioni nemiche e le innumerevoli armi e insegne che dividevano tra loro i fedeli con l’unico stemma del Nome di Gesù, il monogramma YHS. Per il suo intenso apostolato questa devozione si diffuse e servì mirabilmente a rappacificare i cuori dei fratelli’, spiega. ‘Predicava la concordia tra i cittadini, maledicendo le divisioni dei partiti e specialmente quelle tra Guelfi e Ghibellini. ‘Tutte queste cose, diceva, so’ peccato mortale’. Poi predicava la carità e la solidarietà: dove passava venivano riformati gli ordinamenti sociali e politici in favore dei bisognosi, nascevano nuovi ospedali, il trattamento dei carcerati si faceva più umano, gli egoismi si attenuavano, i costumi si ingentilivano’. Un uomo attento alle dinamiche economiche, che reinterpretava secondo la morale sociale cattolica: ‘mise in luce i principali fondamenti dell’economia ‘ chiarisce il Vescovo -: il valore sociale delle ricchezze, la moderazione, tracciò un’esauriente valutazione etico-morale del commercio, in perfetta corrispondenza dei principi di giustizia e carità cristiane’.

La persona al centro
Un patrimonio che, secondo il Vescovo, oggi possiamo spendere per rispondere alla ‘crescente indifferenza’, all’individualismo che vede nella società. ‘Esso tarpa le ali ‘ spiega – e può portare le singole articolazioni della Chiesa, le strutture socio-amministrative, le diverse associazioni sociali, le parti politiche e le aziende laboriose presenti a chiudersi in se stesse, a vivere con forte disagio la complessità della realtà’. Temi come l’arrivo di immigrati, l’insicurezza per l’aumento della criminalità, il degrado ambientale, il traffico carico di incidenti, la mentalità dell’evasione con cui si vive il tempo libero vanno presi sul serio, spiega il Vescovo: ‘con questi ritmi di vita, in un ambiente sempre più inquinato, si può parlare davvero di centralità dell’uomo, della famiglia, delle relazioni interpersonali?’.
Quali proposte come pastore della città e della Diocesi? ‘Occorre vivere non più in modo distratto, anonimo. Una città deve tendere al benessere sia materiale che spirituale: questo significa porre al centro dell’impegno e delle scelte la persona, perché la dignità viene prima del ruolo ricoperto e le relazioni con gli altri sono parte fondamentale di una vita pienamente umana’.

Un lavoro più etico
Occorre ripensare il lavoro, ripete il Vescovo, rilanciando le situazioni drammatiche in cui vivono oggi molte famiglie a causa della crisi delle aziende in cui lavorano: ‘alla Sicem di Carpi più di settanta donne che rischiano il lavoro e dunque più di settanta famiglie che impoveriscono e alla Gambro di Mirandola tantissimi sono nella stessa situazione. Il lavoro, essendo attività di persona e non di una macchina, va ripensato eticamente: è un elemento di grande importanza per procurare prosperità ma anche nel determinare lo stile di vita di una comunità’.

Educare, insieme
Ancora, secondo monsignor Tinti, ‘serve un nuovo slancio educativo e formativo: si avverte oggi questa esigenza fortissima a tutti i livelli e per rispondere occorre lavorare in sinergia, attraverso un’azione concorde’. Si richiede a tutti un supplemento di umanità, insiste il Vescovo, di quella umanità che Gesù ha rinnovato una volta per tutte e che sa andare oltre il proprio interesse e orizzonte.
‘Tutti ci lamentiamo che l’Italia va male e anche a livello locale c’è insoddisfazione; ma dobbiamo veramente sporcarci le mani, coinvolgerci in prima persona. A noi cristiani poi ‘ conclude -, compete più che mai il ruolo di comunicare la nostra speranza di persone salvate da Cristo e portare quel supplemento d’anima che tutti chiedono’.