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Martedì 20 aprile, alle 21, in diretta streaming, si è tenuta la presentazione pubblica del Rapporto dei progetti e delle attività per l’anno 2020 di Caritas Diocesana, Porta Aperta Carpi, Recuperandia e Porta Aperta Mirandola.
Si tratta di un evento che, da sempre, si propone quale osservatorio su di uno spaccato di società – il più fragile – del nostro territorio.
Il dossier riferito all’anno appena trascorso acquista una particolare rilevanza poiché registra, per la prima volta, numeri e situazioni correlati alle conseguenze dell’avvento della pandemia da covid-19.
Alla presentazione, oltre ai Responsabili delle realtà che hanno pubblicato il testo, sono intervenuti alcune personalità in grado di darne uno sguardo d’insieme: il Vescovo di Carpi, monsignor Erio Castellucci; il sociologo Giovanni Carrosio dell’Università di Trieste, fra i curatori della recente “Relazione sul futuro del Distretto di Carpi”; il segretario della Cisl Emilia Centrale, Andrea Sirianni, per un quadro occupazionale del nostro territorio.
Leggi il Rapporto povertà 2020 -->
Di seguito alcune note di presentazione del Rapporto Povertà 2020 e le dichiarazioni dei Responsabili degli enti promotori
Uno sguardo complessivo
Complessivamente - pur nelle differenze tra Carpi e Mirandola, che saranno illustrate alla presentazione del 20 aprile - nel corso dell’anno 2020 la distribuzione di generi di prima necessità è stata garantita, nonostante momentanee chiusure, norme di sicurezza imposte e riduzione del numero dei volontari attivi. Tuttavia, il servizio di ascolto, inteso come momento di incontro e vicinanza fisica alle persone in difficoltà, ha inevitabilmente risentito delle restrizioni.
Queste ultime non hanno comunque impedito alla rete solidale presente sul territorio di intervenire, anzi sono state, per così dire, di stimolo ad una rinnovata progettualità, che ha permesso non solo di sostenere varie iniziative benefiche, ma anche di creare e rafforzare rapporti e collaborazioni fra gli enti locali.
Caritas Diocesana di Carpi
Suor Maria Bottura, direttrice
Nel 2020, che sarà certamente ricordato come l’anno del covid, tramite il nostro punto di osservazione, quello dei centri di ascolto parrocchiali, oltre che quello dell’ufficio diocesano, abbiamo visto crescere notevolmente le necessità delle persone accompagnate, la cui situazione si è aggravata per la perdita del lavoro precario e per l’isolamento.
È stato soprattutto il periodo successivo al lockdown quello che ci ha impegnati maggiormente. I contributi messi a disposizione nell’anno per le famiglie in difficoltà, da destinare a sostegno alimentare, pagamento delle utenze e delle rate di affitto, sono notevolmente aumentati in confronto con l’anno precedente; abbiamo potuto sostenerli grazie agli stanziamenti della Caritas Italiana provenienti dall’8xmille, assieme ai contributi che molte persone e famiglie hanno voluto offrire in risposta ai progetti proposti a tutta la Diocesi: “Alleati per la cura” (emergenza sanitaria) e “Dona calore” (emergenza pagamento utenze). È la testimonianza reale della grande solidarietà che anima la Chiesa.
Porta Aperta Carpi
Alessandro Gibertoni, responsabile del Centro di Ascolto
Nelle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, il Centro di Ascolto ha continuato a garantire (dal 1° marzo al 15 maggio 2020) un importante supporto con l’erogazione di alimenti, ma è evidente che è venuta a mancare la centralità della relazione, solo in parte compensata dal sentirsi a distanza. Dallo scorso 18 maggio si è poi ripresa la normale attività.
Le conseguenze della pandemia non possono essere ancora valutate nella loro interezza, ma è molto probabile che si innesteranno in un processo di ridimensionamento del benessere delle famiglie già in atto da tempo e che ha visto crescere, anche nella nostra città, il tasso di povertà.
Nel corso del 2020 le famiglie incontrate al Centro di Ascolto sono state 478, in 193 giorni di apertura, e il valore è identico al 2019. Di queste il 59% sono di origine non italiana.
Un segnale di conforto viene dal fatto che mai come nell’anno trascorso abbiamo sentito vicine tante realtà, pubbliche e private, che ci hanno sostenuto e hanno condiviso il nostro operato per renderlo più incisivo.
Recuperandia
Massimo Melegari, coordinatore di Recuperandia
Dal 22 febbraio 2020, Recuperandia ha interrotto la sua attività per quattro mesi. Solo il 25 maggio gli operatori hanno potuto effettuare una profonda e accurata igienizzazione degli ambienti come indicato nel protocollo anti covid-19.
Finalmente il 16 giugno siamo ripartiti osservando tutte le norme e tanta è stata la gente a tornare nella bottega. Anche se per la metratura dello spazio espositivo avremmo potuto fare accedere un numero più elevato di persone abbiamo preferito mantenere un numero basso di ingressi simultanei (15 persone insieme a 7 volontari) per poter gestire un maggior distanziamento.
Sono stati poco più della metà gli acquisti fatti nel 2020 rispetto agli altri anni precedenti (15.925). Anche relativamente ai ritiri abbiamo dovuto provvedere ad una maggior selezione nel materiale e ad un’accurata sanificazione.
Il ricavato di Recuperandia permette di portare avanti progetti di sostegno alle famiglie e ai singoli innanzitutto in difficoltà economica che si rivolgono al Centro di Ascolto di Porta Aperta.
Porta Aperta Mirandola
Loretta Tromba, coordinatrice
Pur con il timore su come continuare ad aiutare le persone senza mettere in pericolo la loro salute e quella dei volontari, ci siamo riorganizzati in “emergenza” nel rispetto delle normative. Dato che la maggior parte dei volontari è over 65, la collaborazione con le Istituzioni, con l’Agesci e la disponibilità singola di nuovi volontari ci ha permesso di garantire la continuità del servizio.
L’ascolto delle persone, elemento fondante del nostro operare, è stato il momento che più ha risentito, a causa del distanziamento obbligato.
Nel 2020 i nuclei familiari incontrati almeno una volta sono stati 188 (- 14,5% rispetto al 2019) per un totale di circa 600 persone raggiunte dai nostri aiuti.
Tra i “nuovi” che si sono presentati, solo una parte lo ha fatto in seguito all’emergenza covid, non c’è stata un’esplosione di richieste come in altre parti del Paese.
Probabilmente le difficoltà occupazionali si faranno sentire più avanti. Di certo diverse famiglie, già seguite da Porta Aperta, hanno peggiorato la loro situazione finanziaria e la richiesta di aiuti economici si è fatta più pressante.