Conoscere Marianna Saltini anche sotto l’aspetto storico e culturale: è questo il filo conduttore del volume “Mamma Nina e la sua opera. Un caso di cristianesimo popolare del Novecento” di Maria Cristina Buzzega, che sarà presentato domenica 19 maggio alle 18 all’Auditorium Loria. Uno studio attento e scrupoloso, nato dalla tesi di laurea in lettere moderne dell’autrice, dal titolo “Marianna Saltini e la sua opera nelle diocesi di Carpi e di Modena nel primo cinquennio del Novecento”.
“Il professor Umberto Mazzone che ha seguito la mia tesi specialistica – sottolinea Maria Cristina Buzzega, infermiera presso l’ambulatorio cure palliative dell’ospedale di Carpi – era interessato soprattutto all’aspetto storico della vita di Mamma Nina, supportato da documenti e testimonianze cartacee. Ciò al fine di dare un senso di ‘storicità’ a questa grande donna, collocandola in un momento importante per la Diocesi di Carpi”. Significativa infatti la sua contemporaneità con altri personaggi dell’epoca, che hanno contribuito alla sua santità: Odoardo Focherini, monsignor Pranzini e monsignor Dalla Zuanna, i fratelli don Vincenzo e don Zeno Saltini.
“Ho cercato di leggere Mamma Nina non come persona isolata – prosegue Cristina Buzzega – ma inserendola nel tessuto sociale ed ecclesiale del tempo. A tal fine, ho consultato il suo epistolario e il ricco archivio di documenti e articoli conservato nella casa di via Matteotti a Carpi”. Mamma Nina come madre di tutte le bambine. Ragazze completamente abbandonate a se stesse, rifiutate da tutti, che lei ha voluto come figlie sue, espressione della sua maternità. “Le mie bambine dovranno essere trattate come regine”, affermava negli anni Trenta. Una scelta difficile, eroica: affidare ad altri i suoi figli per dedicarsi completamente alle bambine di nessuno, senza fare preferenze. Come Gesù le aveva chiesto. Una decisione che procurò a Mamma Nina molte opposizioni, anche all’interno della famiglia stessa, poi smussate con il passare del tempo. “Dalle lettere di Mamma Nina – spiega Buzzega – emergono sofferenze per questa scelta, ma anche episodi di infinita dolcezza, come quando accompagnò all’altare la figlia Maria insieme ad un’altra Maria sua ‘figlia’. O come quando il figlio celebrò la sua prima messa, consacrando la madre come suora”. Un totale abbandono fiducioso alla Provvidenza, capace di intervenire sempre.
Lo studio condotto da Maria Cristina Buzzega rappresenta Mamma Nina come una figura molto attuale, contemporanea, capace di anticipare i modelli di educazione moderni, incentrati sul dialogo, sulla confidenza e fiducia reciproca, molto lontani dai sistemi punitivi del tempo.
“Una grande donna che ha saputo coinvolgere la società carpigiana, facendo leva sui sentimenti popolari”, conclude l’autrice. Una mistica dotata di un carisma speciale, capace di dire a quel tempo, “la nostra opera non finirà, il bene si estenderà ad altre ragazze con bambini e senza marito”. La creazione dell’Agape di Mamma Nina è la conferma di questo.