La celebrazione di Beatificazione di Odoardo Focherini, che si terrà in Piazza Martiri a Carpi, la mattina del 15 giugno, sarà l’occasione più solenne per avvicinare credenti e non credenti alla conoscenza di un “uomo veramente libero, e unificato nelle diverse sfaccettature che componevano la sua variegata esistenza”: così monsignor Francesco Cavina ha introdotto martedì 4 giugno a Roma, il suo intervento alla conferenza stampa di presentazione di Odoardo Focherini.
Grazie agli interventi dei diversi relatori, introdotti da don Luca Baraldi, si è progressivamente delineata la testimonianza di fede di questo padre di famiglia, marito, laico, che si impegnò nella Chiesa e nella società fino ad accettare di dare la vita per testimoniare i valori cristiani in un contesto in cui il regime fascista e l’occupante nazista cercavano di soffocare ogni dissenso, anche religioso.
Come ha ricordato anche il postulatore, padre Giovangiuseppe Califano, gli ultimi studi connessi al processo di beatificazione hanno infatti messo in luce che, al di là dell’accusa di favoreggiamento agli ebrei, l’arresto e la deportazione di Odoardo furono probabilmente causati anche dalla sua libertà di coscienza, manifestata in prima linea nell’impegno ecclesiale in seno all’Azione cattolica e nella dirigenza amministrativa de L’Avvenire d’Italia di Bologna. “La morte di Focherini – ha detto – non è stata un’azione fulminea, immediata, ma è stato avviato al lavoro nei campi di concentramento con l’intenzionalità di sopprimerlo, abbandonandolo alla sua sorte, come avviene oggi per molti martiri moderni”. Chi ha agito contro di lui ha agito “contro la fede di Odoardo, come egli stesso rivela parlando dello ‘spirito anticattolico’ dei suoi persecutori. Se pure gli possiamo attribuire entrambe le corone, della fede e della carità, ci apprestiamo a celebrare un autentico testimone della fede, vissuta fino al martirio”.
“Il suo dono così grande – ha ricordato monsignor Cavina – non è frutto di speculazioni, di ricerca intellettuale. È apertura a una persona, Cristo, che è Verità, libertà, gioia, pace. Ci ricorda infatti il Concilio, di cui celebriamo il 50esimo anniversario, e ce lo ricorda anche l’Anno della Fede che stiamo vivendo: chi incontra Cristo diventa più umano, più autentico”. A testimonianza di ciò emerge come non vi sia separazione tra i diversi ambiti della sua vita: “è un uomo unificato, proprio perché il lavoro, la famiglia, la professione, l’apostolato sono state per lui vie di santificazione. Ha saputo vivere la realtà della sua vita come cammino verso la perfezione, dando a questa realtà una dimensione soprannaturale che non traeva da se stesso: dobbiamo ricordare – ha suggerito il Vescovo – che egli è un cristiano e attinge la sua forza da Cristo, dall’eucaristia; questo ci richiama alla necessità di ritornare alla sorgente della vera spiritualità che non può che essere Cristo, realmente vivo e presente, e in cammino con gli uomini di oggi, nell’eucaristia. Senza Cristo la sua vita sarebbe stata come quella tanti altri: egli ha invece realizzato la vocazione di ogni uomo, quella di essere immagine di Cristo. Focherini – ha concluso – lo è stato fino alle estreme conseguenze”.