Cattedrale di Carpi

Veglia Pasquale

Sabato 30 marzo 2024

Traccia dell’omelia di mons. Ermenegildo Manicardi, vicario generale

Abbiamo bisogno di una Pasqua di risurrezione. Abbiamo bisogno di uscire dall’eleganza delle tombe che ci siamo costruiti: le guerre, le ingiustizie, la violenza, il benessere sgangherato, la difficoltà di crescere i figli e di aiutarli a maturare. Il dato ISTAT sulla natalità in Italia conferma il rifiuto e la svogliatezza nel generare figli, ossia il crollo della voglia di scommettere sul futuro. Alcuni titoli a caso dalla stampa e dal Web in questi giorni: Più grave l’inverno demografico. La natalità in Italia continua a diminuire e a un ritmo più veloce degli anni scorsi. L’Italia ha il tasso di natalità più basso in Europa. Non si ferma il crollo delle nascite. Nascite in calo anche tra gli stranieri, immigrati nel nostro paese e ben occupati

Il profeta Ezechiele, al popolo d’Israele che a Babilonia si sentiva svigorire e illanguidire, diceva a nome di Dio: “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe … Aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete” (Ez 37,12-14). L’uscita di Gesù dal suo sepolcro, che noi celebriamo questa notte, indica l’inizio della nostra risurrezione dalle tombe attuali, da cui il Signore risorto viene anche in questa notte a chiamarci fuori.

L’inizio della Bibbia e il cuore del Vangelo
La Bibbia apre con il racconto della creazione del cielo e della terra: “In principio Dio creò il cielo e la terra … e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1,1s). La veglia pasquale è partita proprio da qui. Il vangelo aggiunge un terzo posto a completamento della terra e del cielo. Nell’ultima cena Gesù assicura i suoi discepoli: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via” (Gv 14,2-4).

Gesù è venuto a svelarci un’altra dimora presso il Padre, la nostra casa definitiva. Lui la sta preparando con la sua morte e risurrezione. Non c’è solo la nostra terra e il nostro cielo, ma c’è il nostro posto che Gesù sta “allestendo” presso il Padre. Gesù risorgendo è diventato la via che conduce a questo luogo: percorrendola noi possiamo raggiungerlo ed essere nel luogo dove lui vive risorto e immortale. Le donne nel sepolcro ricevono il messaggio che invita tutti i discepoli a mettersi in cammino: “andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: ‘Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto’” (16,7). Solo che si mette in cammino può essere discepolo di Gesù e raggiungere la dimora che il Padre ha preparato per noi nella Pasqua.

Il completamento necessario del Natale
La Pasqua è il necessario completamento del Santo Natale. Nel Natale di Betlemme, contemplando con gli occhi la bellezza del bambino nato da Maria Vergine e figlio dell’eterno Padre, non possiamo evitare la tristezza se pensiamo al suo futuro tragico destino. Morirà come giovane uomo alle soglie della maturità, schiacciato dall’ingiustizia e dalla violenza resa cieca dal rifiuto della sua umiltà e del vangelo della misericordia.

L’annuncio pasquale cerca il nostro orecchio per entrare e trovare il nostro cuore. Nel nostro cuore la parola della risurrezione può generare allora fede e soprattutto speranza. La risurrezione di Gesù è il completamento assolutamente necessario della visione consolante dell’incarnazione. Dalla notte del Santo Natale si deve passare alla veglia di Pasqua: nella Pasqua la luce che nella notte di Natale ha squarciato il buio delle tenebre, diventa luce del giorno pieno ed eterno di coloro che risorgono con Cristo.

Preghiera
Tra pochi minuti battezzeremo due nuovi cristiani, Luca e Barbara. Avremo così due neofiti, ossia due nuove pianticelle nel giardino della Chiesa del Risorto. Noi tutti ripeteremo le promesse del nostro battesimo. Lodiamo il Signore che ci fa suoi figli e ci chiama nella sua dimora eterna invitandoci a oltrepassare, un giorno, la soglia che introduce oltre il cielo e la terra attuali. Rinnoviamo la nostra speranza nella risurrezione della carne. Ma diamoci da fare anche perché sulla terra di oggi risplenda la forza della fraternità umana contro ogni violenza, guerra e cupa chiusura autoreferenziale. Spegniamo le nostalgie inutili e i rimpianti irrealistici. Non dimentichiamo che Il Padre di Gesù «non è Dio dei morti, ma dei viventi!» (Mc 12,27). Anzi è il Dio dei risorti. Già poggiati ancora tra cielo e terra siamo dei risorti. Gridiamo con tutta la nostra vita: Cristo è davvero risorto. Amen. Alleluia.