Intervento in occasione del Concerto “Non excidet Dominus”

Riapertura straordinaria della Cattedrale di Santa Maria Assunta
01-10-2015

Cari fratelli e sorelle della Diocesi di Carpi,
Signor Presidente della Regione, Autorità civili e militari tutte,
Caro Mons. Luca Pezzoli, Capufficio della Segretaria di Stato del Santo Padre

GRAZIE!

Questa è la prima parola che mi viene in mente vedendovi qui tanto numerosi.

Il grazie che rivolgo a tutti, indistintamente, non è un atto puramente formale, come spesso capita in consessi di questo tipo, ma sgorga dal profondo del cuore perché con la vostra presenza testimoniate quanto grande sia il desiderio di tornare a riappropriarci di questo straordinario spazio, di questo eccezionale luogo di bellezza e di grande valore simbolico, che è stato sottratto alla Diocesi e alla città di Carpi dal disastroso terremoto del maggio del 2012.

Le impalcature con le quali questa sera conviviamo e quelle che fanno ancora triste mostra di sé in tante strutture storiche e artistiche della nostra Diocesi, testimoniano che le ferite aperte dal sisma sono ancora aperte e continuano a sanguinare. E’ dunque necessario curarle perché si possa entrate nella fase della convalescenza, stadio previo ad una definitiva e quanto mai desiderata guarigione.

Mi piace paragonare i nostri edifici feriti gravemente dal terremoto all’uomo che, nella parabola evangelica, scendeva da Gerusalemme a Gerico. Dopo essere incappato nei briganti, che lo spogliarono, lo percossero e lo lasciarono mezzo morto lungo la via, passò per quella strada un Samaritano che si fece carico delle sofferenze del malcapitato.

Non credo di forzare il testo se dico che anche i nostri edifici colpiti dal sisma e quasi morti, perché inutilizzati, hanno bisogno di sentire la compassione non di uno, ma di diversi buoni samaritani che se ne prendano cura con solerzia e amore. Prendendoci cura di questi edifici facciamo anche il nostro bene ed il bene del nostro territorio, perché essi hanno un valore identitario.

La Cattedrale in cui ci troviamo rappresenta uno degli esempi più significativi della vita e della storia religiosa, artistica e civile della diocesi e città di Carpi. Una storia lunga ben 500 anni!

A questo proposito vi invito a visitare la bellissima mostra “Costruire il tempio. Alla ricerca del progetto di Baldassarre Peruzzi per il Duomo di Carpi” allestita presso il Castello dei Pio che ne racconta le vicissitudini a partire appunto dal progetto di Baldassare Peruzzi, già famoso per la progettazione della fabbrica di San Pietro a Roma.

Ma la cattedrale non è solo storia, non è solo architettura, non è solo arte. La cattedrale è un cuore pulsante, ricco di spiritualità e contemporaneamente di umanità. E’ come una madre che ci guarda dal fondo della prospettiva di una delle più belle piazze d’Italia, che ci ha accolto durante un improvviso acquazzone, che ci ha protetto durante il sole cocente degli afosi pomeriggi estivi, che ha ascoltato i silenzi della nostra anima, che è stata testimone dei nostri momenti di sconforto, che ci ha accolto nei momenti gioiosi e dolorosi che hanno segnato la nostra vita, che ha ascoltato le tante richieste indirizzate alla Vergine Assunta…

La cattedrale luogo di vita, di amore, di comunione, ma anche di adorazione e di contemplazione. Infatti, in essa, come in tutte le chiese, ogni celebrazione, solenne o quotidiana, è un continuo, vivo rimando a Cristo e alle Sacre Scritture che raccontano la storia del cammino di Dio con l’uomo. Nel tempo, in ogni tempo.

Proprio per questa ragione, domani questo simbolo, prima di ritornare cantiere vedrà alle ore 12 la celebrazione eucaristica perché è il modo più vero, più forte, più certo per dire che la Cattedrale è stata concepita, costruita, abbellita nel corso dei secoli per vivere integralmente la sua vita e per avere un’anima e la sua vita e la sua anima è la Liturgia che in essa si celebra. Scriveva difatti Marcel Proust, scrittore non credente ed ebreo per nascita: “Quando il sacrificio della carne e del sangue del Cristo non sarà più celebrato nelle chiese in esse non ci sarà più vita”.

Sovente si dice che i vescovi lanciano moniti dai pulpiti. Anch’io in alcune occasioni ho alzato la voce e quando questo è accaduto non è stato per cattiveria e neppure per interessi personali. In realtà l’urlo che usciva dalla mia gola era la somma delle tanti voci che chiedevano che a questo meraviglioso tempio malato fossero amministrate le cure necessarie per farlo tornare pieno di vita.

Questa sera la mia voce si alza nuovamente, ma per annunciare un lieto evento, per proclamare una lieta notizia: è stato approvato il progetto esecutivo dalla Commissione congiunta regionale e dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per il restauro della Cattedrale di Santa Maria Assunta.

L’esilio, dunque, va a finire. Il tempo della desolazione sta per concludersi. Alla tristezza subentra la gioia; alla stanchezza il vigore; all’attesa la certezza.

Insieme, rendiamo grazie al Signore!

Ma la nostra gratitudine si estende anche a tutti coloro che ci hanno accompagnato in questo percorso “burocratico” non semplice e pieno di insidie, un percorso dietro al quale, sappiamo esserci persone speciali, che hanno saputo coniugare competenza, cuore e passione. A loro chiediamo di continuare ad accompagnarci nel lungo tratto di cammino che ci rimane da percorrere.

Prima di lasciare spazio alla musica mi è d’obbligo ringraziare tutti coloro che, credendo nel valore simbolico della Cattedrale per questo territorio e la sua popolazione, hanno voluto fortissimamente questo evento.

Grazie dunque alla Direzione della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, all’Istituto Centrale delle Banche Popolari, all’Unione Fiduciaria e al Cedac Softwer.

Grazie al coro e all’orchestra che hanno accettato di suonare e cantare in un contesto certamente non ideale, e quindi al Maestro Giacomo Loprieno che ha fatto propria questa sfida con un entusiasmo incontenibile, sostenuto da grande professionalità.

Grazie all’Amministrazione comunale, alla Croce rossa, ai Vigili del fuoco, agli Scout, alle tante persone che si sono impegnate per la pulizia, le luci, il sonoro, il servizio d’ordine, e a quelle che si sono rese disponibili per l’allestimento dell’evento.

Concludo con una frase di Albert Einstein che mi sembra possa costituire uno stimolo alla riflessione per tutti: “Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga a abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione”.

        + Francesco Cavina, Vescovo