Omelia Giornata della Pace 2006

Guardare alla pace 'in modo nuovo'
01-01-2006

Omelia nella Giornata della Pace
(Cattedrale ‘ 1 gennaio 2006 ‘ ore 18)

Guardare alla pace ‘in modo nuovo’

[‘] Siamo nel giorno ottavo del S. Natale del Signore e subito viene dato a quel Bambino il nome di Gesù, che vuol dire Salvatore e sta ad indicare ha il senso e il contenuto della sua missione: versare il sangue per la nostra salvezza e liberazione da Satana, dalla morte, dal peccato e dall’egoismo[‘].
Cristo inizia a porre pace fra Cielo e Terra, fra Dio e l’umanità; è Lui la Pace! La scelta di questo giorno come giornata della Pace fu operata da Papa Paolo VI il 1 gennaio 1968 invitando alla preghiera, alla riflessione, alla sensibilizzazione dei credenti per essere e diventare artigiani e facitori di Pace.

Scriveva il S. Padre Paolo VI allora: ‘La proposta di questa giornata della pace il 1° gennaio non intende qualificarsi come esclusivamente nostra, religiosa, cioè cattolica; essa vorrebbe incontrare l’adesione di tutti i veri amici della pace’. E indicava, di seguito i quattro ‘pericoli’ ‘che sempre minacciano la pace: la ‘sopravvivenza degli egoismi nei rapporti tra le nazioni’, il pericolo delle violenze a ‘cui alcune popolazioni possono lasciarsi trascinare per la disperazione’, il pericolo ‘del ricorso ai terribili armamenti sterminatori, di cui alcune potenze dispongono’; e infine ‘il pericolo di credere che le controversie internazionali non siano risolvibili per le vie della ragione’ ma solo per quelle delle forze deterrenti e micidiali’. Pericoli che oggi, nel 2005, nella 39a Giornata Mondiale della Pace appaiono ancora lì minacciosi e incombenti sul futuro dell’uomo.

La pace non va solo cercata. Va anche trovata. E trovarla, è possibile. Lo afferma Benedetto XVI nel suo messaggio inviato ai credenti e ai non credenti[‘]. Parlare di pace non è né astratto esercizio dialettico né, tantomeno, un ‘affare’ che riguardi solo i ‘potenti’, ma è cosa che riguarda tutti, e immediatamente.

E invita, per questo, a guardare alla pace ‘in modo nuovo’, è cioè ‘non come semplice assenza di guerra, ma come convivenza dei singoli cittadini in una società governata dalla giustizia, nella quale si realizza in quanto possibile il bene anche per ognuno di loro’ [‘]. La pace come ‘grazia divina’ che, scrive il papa, essendo il ‘risultato di un ordine disegnato e voluto dall’amore di Dio’, richiede ‘a tutti i livelli l’esercizio della responsabilità più grande, quella di conformare ‘ nella verità, nella giustizia, nella libertà e nell’amore- la storia umana all’ordine divino’.

[‘]La pace non è il quietismo di chi non vuole problemi, non è il pacifismo di chi non vuole essere disturbato. La pace è impegno e fatica: prima di tutto è impegno con la verità, il lavoro più difficile. Il Papa ci ricorda che la pace ha a che fare con la verità: la verità di Dio, dell’uomo e della storia. Nel secolo scorso, afferma Benedetto XVI, ci sono stati ‘aberranti sistemi ideologici e politici che hanno mistificato in modo programmato la verità’ e hanno sterminato addirittura intere famiglie e comunità’. Questo succede quando trionfa la menzogna. Ed oggi i rischi non sono minori rispetto a ieri.
Infatti mentre ieri vi erano i nazionalismi esasperati, oggi vi sono il fondamentalismo e il terrorismo[‘], la minaccia nucleare e il pericolo di un nuovo riarmo. L’appello è dunque a una nuova fase politica di disarmo[‘]. Il Papa conferma la fiducia della Santa Sede verso gli organismi internazionali di pace: l’ONU particolarmente, a cui chiede un rinnovamento istituzionale e organizzativo per adeguarsi al mondo globale, e riprende il tema del diritto internazionale umanitario quale metodo e contenuto del dialogo tra i popoli per costruire e mantenere la pace.

Il Santo Padre invita poi con decisione i cattolici ad un impegno fattivo affermando: ‘Dinanzi ai rischi che l’umanità vive in questa nuova epoca, è compito di tutti i cattolici intensificare, in ogni parte del mondo, l’annuncio e la testimonianza del ‘Vangelo della pace’ [‘]. Dio è inesauribile sorgente della speranza che dà senso alla vita personale e collettiva. Dio, solo Dio, rende efficace ogni opera di bene e di pace.

La storia ha ampiamente dimostrato che fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l’umanità, impaurita e impoverita, verso scelte che non hanno futuro. Ciò deve spronare i credenti in Cristo a farsi testimoni convincenti del Dio che è inseparabilmente verità e amore, mettendosi al servizio della pace, in un’ampia collaborazione ecumenica e con le altre religioni, come pure con tutti gli uomini di buona volontà. Grazie all’aiuto divino risulterà di certo più convincente e illuminante l’annuncio e la testimonianza della verità della pace’.

[‘]All’inizio di questo nuovo anno chiediamo a Maria di aiutare l’intero popolo di Dio ad essere ad ogni situazione operatore di pace, lasciandosi illuminare dalla verità che rende liberi (cfr Gv 8,32). Per sua intercessione possa l’umanità crescere nell’apprezzamento di questo fondamentale bene ed impegnarsi a consolidarne la presenza nel mondo, per consegnare un avvenire più sereno e più sicuro alle generazioni che verranno’.

+ Elio Tinti, Vescovo