Omelia nel Giorno di Pasqua

Domenica 27 marzo 2016, ore 10.45
31-03-2016
            Gesù, nel suo ministero pubblico in Palestina, era accompagnato non solo da uomini ma anche da donne, che offriranno un meraviglioso esempio di coraggio e di fedeltà. Infatti, mentre gli apostoli, fatta eccezione di Giovanni, nel momento della passione, fuggono lasciando solo Cristo, le donne lo seguono per tutto il tragitto della via Crucis, assistono alla sua agonia e morte e lo accompagnano al sepolcro.
 
        Maria di Magdala e l’altra Maria possono, quindi, recarsi al sepolcro perché conoscono, in quanto testimoni oculari, il luogo della sepoltura di Gesù. Sono motivate, dice il testo evangelico, da una sola ed unica ragione: “visitare la tomba”. A muoverle, quindi, è semplicemente l’affetto che nutrono per Gesù, il desiderio di mantenere viva la sua memoria.
 
        Inaspettatamente diventano spettatrici di due fatti grandiosi: un grande terremoto, che coinvolge solo il luogo della tomba, e l’apparizione di un angelo con le vesti bianche come la neve e l’aspetto come folgore. Si tratta di due eventi, così insegna la Sacra Scrittura, che accadono quando Dio si manifesta nella storia. La potenza di Dio è, dunque, intervenuta palesemente al sepolcro di Gesù, e ha sconfitto le potenze umane e quelle del male che avevano cospirato contro Cristo.
 
        La manifestazione di Dio, poiché supera la nostra limitata esperienza umana, suscita sempre timore. E’ il sentimento che invade sia le guardie, che erano state messe a guardia del sepolcro, sia le donne. Tuttavia, questa comune esperienza fa scaturire due atteggiamenti diversi: l’incredulità nelle guardie, la fede nelle donne.  Come spiegare questa diversità? Per cogliere la presenza del Signore che si rivela è necessario un cuore libero da pregiudizi e aperto alla novità. I soldati rifiutano le parole dell’angelo – “Gesù il crocifisso… Non è qui. E’ risorto” – perché sono prigionieri della menzogna mentre le donne le accolgono perché sono disponibili a confrontarsi con l’imprevisto.
 
        L’Angelo non si limita ad affermare che il Cristo è risorto, ma attira l’attenzione sul Crocifisso per evitare possibili fraintendimenti. E’ come se dicesse: Sappiate che colui che è risorto è quel Gesù che voi avete visto crocifisso e sepolto.
 
        Se il cammino di andata al sepolcro di queste donne era silenzioso e carico di sofferenza, il ritorno è di tutt’altro genere: partono in fretta. L’annuncio della resurrezione di Cristo è così urgente e straordinario, così carico di gioia e di novità, che non tollera indugi o ritardi.
        L’evangelista Matteo dice che le donne abbandonarono il sepolcro con timore e gioia grande. Sembrano due sentimenti contrastanti, che non possono coesistere. In realtà egli vuole sottolineare che l’incontro con il Signore anche se riempie di gioia è sempre accompagnato da un’ombra di timore perché Dio rimane sempre il Totalmente altro diverso da noi e quindi non è possibile rinchiuderlo entro schemi umani.  
 
        Dunque, le donne vanno per dare l’annuncio ai discepoli, quando improvvisamente accade un nuovo fatto: Ed ecco Gesù venne loro incontro. L’incontro con il Signore risorto è raccontato con molta sobrietà; avviene senza effetti straordinari, o manifestazioni particolari. Il Risorto, inoltre, si rivolge alle donne con grande semplicità: Salute a voi. Si tratta di un’espressione umanissima, piena di delicatezza, che non vuole intimorire. E’ come se avesse detto: “Ciao!”. L’apparizione, dunque, appare quasi un evento che appartiene alla quotidianità della vita pubblica di Gesù.
       
        Tuttavia, c’è un particolare che merita di essere sottolineato. L’iniziativa di incontrare le donne parte da Cristo risorto. Si evidenzia così che la resurrezione è un fatto assolutamente nuovo che nasce dall’esterno e dunque non è provocato dalla suggestione o dall’autoconvincimento delle donne.
 
        La reazione delle donne è pronta e calda, piena di affetto e di venerazione: si accostano, si prostrano davanti a lui e gli afferrano i piedi quasi per impedirGli di andarsene e così lasciarle nuovamente sole e abbandonate.
 
        Cristo risorto alle donne che esprimono tutto la loro gioia ed il loro amore nei suoi confronti dice due parole: “non temete”. Non sono parole di rimprovero o di condanna, ma sono un invito alla gioia. Le donne hanno paura di perdere di nuovo Gesù ed Egli, allora, le conforta, le rassicura e le invita a non avere paura del futuro perché egli ormai vive per sempre e sarà sempre con loro. Dall’atteggiamento delle donne possiamo cogliere un aspetto della fede: la fede è riconoscimento, amore, slancio, gioia per la presenza del Signore, che si attua nella Chiesa e per mezzo della Chiesa.
 
        In un mondo che sembra condannato alla tristezza, a causa della violenza, della morte, dell’ingiustizia, la Chiesa annuncia la gioia perché la Vita trionfa. Ormai, per quante tragedie possano accadere nella storia, per quanto oppressive possano essere la presenza del Male e le potenze terrene niente e nessuno potrà mai intaccare Gesù risuscitato né intralciare e compromettere la sua regalità e la forza che avvicina e unisce a Lui. La Novo Millennio Ineunte afferma: “Non una formula ci salverà, ma una persona, e la certezza che essa ci infonde: ‘Io sono con voi’”.
 
+ Francesco Cavina