Omelia nel primo anniversario della morte di Chiara Lubich

Cattedrale ' sabato 14 marzo 2009 ' ore 18
18-03-2009


Omelia nel primo anniversario della morte


di Chiara Lubich


Cattedrale ‘ sabato 14 marzo 2009 ‘ ore 18


 


 


1.      Nel Canto al Vangelo mi sembra sia contenuto il messaggio di questa domenica: ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna’ (Gv. 3,16). Chi guarda e chi contempla il Figlio Unigenito del Padre  e si fida di lui, giocando la propria vita su di lui, possiede la vita eterna.


2.      Dopo avere contemplato, due domeniche fa, Gesù tentato da Satana nei quaranta giorni trascorsi nel deserto e, domenica scorsa, Gesù trasfigurato sul monte Tabor, oggi contempliamo Gesù che va Gerusalemme. A Gerusalemme c’è il Tempio, il luogo dove abita Dio Padre e c’è anche il luogo della sua Pasqua. Gesù vede il Tempio che viene profanato, improvvisa una sferza di cordicelle e comincia a colpire dicendo: ‘Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato’ (Gv 2,16). I capi dei sacerdoti e i dottori della Legge chiedono un segno e Gesù dà un segno: ‘Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farai risorgere’ (Gv 2,19): è il segno della sua Pasqua e del suo corpo distrutto, ucciso e risorto. Gli viene rinfacciato: ‘Questo Tempio è stato costruito in 46 anni e tu in tre giorni lo farà risorgere?’ Ma egli parlava del Tempio del suo corpo‘ (Gv 2,20-21).


3.      Il suo Corpo è il nuovo Tempio di Dio, è il segno della sua divinità, è il luogo dell’Emanuele, il Dio con noi. Oggi, siamo noi il segno della presenza di Cristo, con il nostro corpo, che è, per il battesimo, tempio di Dio; è per la Cresima, tempio dello Spirito Santo; e per la Comunione Eucaristica: ‘Lui, Cristo, dimora in me e io in lui’ (Gv 6,58 ): siamone certi e coscienti!


4.      Chiara Lubich ha creduto totalmente, pienamente, unicamente in Cristo Signore, si è fidata completamente di lui e del suo amore e ha fatto del suo comandamento ‘Amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi’ (Gv 14,34-35) la regola, lo stile di vita, il contenuto della testimonianza sua e del suo grande Movimento dei Focolari. Chiara Lubich ha lasciato un’impronta incisiva e incancellabile in tantissimi cuori di cristiani, di persone non credenti e di altre religioni, contagiando tutti a una nuova civiltà dell’amore. La sua morte è stata un anno fa davvero un evento di fede e di certezza che lei partiva per il Cielo per godere dell’amore del Padre e per contemplare quella pienezza di vita da lei annunciata con forza e determinazione alle sue prime amiche e a quanti l’hanno seguita nei tanti focolari sparsi nel mondo e irradiatasi da Loppiano e dalle Mariapoli. Afferma Maria Voce, chiamata a succedere a Chiara Lubich, a un anno dalla morte: ‘Chiara è sempre con noi! Niente ha il sapore del lutto’. E racconta come in tutto il mondo, a ogni livello, ci si prepari a ricordare questo anniversario. Si avverte un clima di festa. E Maria Voce ricorda l’ultimo momento, quando andò a salutarla, il 13 marzo dell’anno scorso a sera già avanzata. ‘Le ho sussurrato: ‘Chiara, noi veniamo con te’. Sentivo che era una realtà, che non erano parole. E da quel momento questa comunione tra cielo e terra continua. La sento vivissima. A lei chiedo ogni giorno quel suo amore senza misura. Un amore attivo e fecondo che si faceva carico dei problemi, delle attese di ogni persona che incontrava. E nasceva sempre qualcosa di nuovo. Come quell’incontro con una signora divorziata che le dice: ‘Chiara non fai niente per la nostra situazione?’. Ne parla con i responsabili di Famiglie Nuove e si apre un nuovo campo per i separati, per i divorziati. E’ capitato l’ultimo anno della sua vita. Ecco come ricordo Chiara: animata del testamento di Gesù: ‘Tutti siano uno’. Con un amore che abbracciava il mondo, cominciando dai più vicini. Ha sempre vissuto così. E’ così che ci ha insegnato ad allargare il cuore, a sfondare le barriere, ad andare incontro a chiunque con lo stesso amore, senza preconcetti. Dopo quel che ho detto, si capisce che a me, a noi, suonano quasi strane le espressioni: ‘senza Chiara’ o ‘dopo Chiara’. Non è un’esperienza solo personale, ma collettiva. Quanto Chiara ci ha detto in tutti questi anni, ci risuona adesso con una profondità senza precedenti e con un imperativo che ci chiama a vivere con sempre nuova radicalità. C’è una freschezza, una vitalità, un più maturo senso di responsabilità. Chiara continua a portare avanti la sua Opera secondo il disegno che Dio le ha fatto scoprire passo dopo passo qui in terra e che ora, dal cielo, ci aiuta ad attuare. Riprende Maria Voce: ‘ci stiamo preparando al primo anniversario della conclusione del suo viaggio terreno. Da Cuba all’Iraq, dal Pakistan al Congo, dagli Stati Uniti all’India. Centinaia le iniziative nei cinque continenti per approfondire e continuare a vivere la sua eredità: iniziative liturgiche, presiedute da vescovi e cardinali, o culturali, a sfondo politico dove a prendere l’iniziativa sono i Parlamenti come in Brasile e qui in Italia, o personalità di primo piano in campo ecumenico, come il patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli domenica a Istambul’. E continua Maria Voce: ‘Chiara aveva preparato il momento del passaggio dalla sua morte in poi, da lungo tempo. Ne abbiamo preso coscienza quando abbiamo raccolto quanto negli anni aveva detto guardando al futuro, a quando lei non sarebbe stata più sulla terra. Ma sono certa che Chiara ha preparato questo passaggio cruciale innanzitutto pagando di persona. Se il chicco di grano caduto in terra non muore, non può portare frutto. E’ legge del Vangelo. Poche parole, scritte a fatica, ci hanno fatto intravedere qualcosa di quell’abisso di buio che ha sperimentato nell’ultimo tratto della sua vita. Lo paragonava ‘al sole sceso all’orizzonte e tramontato per sempre’. Chiara era configurata a chi aveva amato tutta la vita: Gesù che in croce giunge a gridare: ‘Dio mio perché mi hai abbandonato?’. Quante volte ci aveva parlato di quel mistero di amore e di dolore. Vi vedeva raffigurate ‘le doglie di un parto divino di noi tutti a figli di Dio’. Ci indicava nell’amore esclusivo a Gesù abbandonato che vedeva nei mille gridi dei traumi e spaccature e conflitti del mondo, la chiamata ad una maternità capace di rigenerare e ricomporre in unità l’umanità. Si spiegano solo così la vitalità del Movimento proprio in questo momento cruciale, e i frutti copiosi, ma anche l’inaspettata eco della stampa mondiale, le affermazioni che giungono da più parti, a cominciare dalla voce di un monaco buddista davanti al suo feretro: ‘Chiara è anche nostra’.


5.      ‘Se dovessi lasciare in testamento un’eredità ‘ aveva detto Chiara alla precedente assemblea generale del 2002 ‘ lascerei a tutti: ‘Gesù in mezzo a noi, frutto di questo carisma mariano’. Ci ricordava che il carisma risiede nel ‘due o più’ e ci chiedeva, prima di ogni altra cosa, di vivere l’amore scambievole con la misura del dare la vita per ‘generare’ la Sua presenza, ‘perché ci guidi’. E questo significa capacità di ascolto, di morire al proprio io, di spostare la propria idea, di entrare ‘nell’altro’. Questo dinamismo, da sempre è il motore e il segreto dell’espansione della rivoluzione evangelica iniziata a Trento. E’ stato fissato da Chiara per sempre come la norma delle norme nella pagina introduttiva agli Statuti. Ma ora questo dinamismo si è intensificato. Sperimentiamo nuova luce e forza per portare avanti il movimento in questo ‘secondo periodo’ che Chiara definiva come ‘tempo di crescita, di maturità’, ‘tempo in cui tutto si svilupperà in estensione, tutto si moltiplicherà, e andrà anche in profondità’.


6.      Dopo questa limpida testimonianza di Maria Voce, appare sempre più eloquente che mai il messaggio di Chiara a un anno dalla sua morte: ‘Vivere l’amore scambievole con la misura del dare la vita per ‘generare la sua presenza’. E’ l’essere Tempio di Dio, è adorare Dio nell’altro, è creare una fraternità, è riconoscere un Padre comune, è formare una famiglia e una società nuova, una generazione che sia piena  di anima, di amore, di ascolto, di mitezza, di giustizia, di pace, che sia la famiglia di Dio nella Chiesa e nel mondo. E’ proprio vero che chi crede nel Figlio Unigenito del Padre, ha la vita eterna, ha la pienezza di vita sulla terra e nel cielo.


 


                                                                                               + Elio Tinti, Vescovo