Venerdì 20 maggio 2016, ore 18.00
25-05-2016
Siamo riuniti, ancora una volta, per celebrare il santo Patrono della nostra citta: Bernardino da Siena. Si tratta di un’ulteriore occasione per salutare voi tutti fedeli carpigiani, le autorità civili e militari ed il comitato per il Patrono che con tanto impegno e creatività ha contribuito a fare di questo festa un evento di popolo. A tutti dico: Il Signore sia con voi!
I testi biblici che abbiamo appena ascoltato, con il loro richiamo al disinteresse, alla carità e alla giustizia, costituiscono quasi una biografia di San Bernardino, che con linguaggio moderno potremmo qualificare come un uomo che ha privilegiato il primato dell’essere sull’avere.
Un primato che trova la sua motivazione in una visione soprannaturale della vita codificata, se così posso dire, nel monogramma di Cristo: un sole raggiante con al centro tre lettere sormontate da una croce, che proclamano: Gesù salvatore degli uomini. San Bernardino metteva queste tre lettere davanti agli occhi dei suoi ascoltatori, perché il Nome di Gesù si imprimesse nei loro cuori. Il monogramma si trova ancora oggi su molte case e palazzi anche pubblici, compreso Palazzo Vecchio di Firenze.
Oggi, dunque, il nostro Patrono è qui in mezzo a noi e ci invita a riportare il Nome di Gesù nella nostra vita con queste parole. “Il Nome di Gesù mettetelo nelle vostre case, nelle vostre camere e tenetelo nel cuore”. Viene spontaneo chiederci: nel mio cuore, nella mia casa, nella mia famiglia c’è il Nome di Gesù, oppure in essi regnano la superficialità, l’orgoglio, la disonestà, l’interesse egoistico?
Il suo amore appassionato per il Signore spinge san Bernardino a porre la sua esistenza, la sua intelligenza, la sua parola colorita e pronta al servizio dei fratelli e a sviluppare una riflessione di grande attualità sulla politica, la società e l’economia non avendo paura di affrontare, nella sua predicazione, temi quali il bene comune, la pace, il superamento della povertà, la lotta all’usura e alla superstizione, il valore della famiglia, da lui definita seminarium civitatis, cioè il fondamento della vita della società. Non si stanca di ripetere che il mancato riconoscimento della famiglia è un attentato al benessere degli individui presenti e futuri e costituisce un danno per tutta la società.
Alla luce della riflessione sulla famiglia egli sviluppa poi il tema dell’educazione dei figli. Nessuno può sostituire la famiglia in questa delicata missione, la quale per essere tale, egli dice, deve portare i giovani a comprendere il valore del sacrificio, a fuggire l’ozio e ad apprendere un lavoro. San Bernardino usa un’immagine molto significativa: I giovani, afferma, pigliano la forma dell’acqua, o buona o cattiva. Poi precisa: se un giovane è educato nella virtù, la virtù lo seguirà ovunque e così sarà capace di condurre una vita sobria, di affrontare e accettare le inevitabili sofferenze legate all’esistenza umana.
C’è un ultimo aspetto della predicazione di San Bernardino sul quale vorrei soffermarmi. Il nostro Santo ha pronunciato il primo discorso della storia contro il vizio del gioco. Egli tenne questo primo discorso proprio il 20 maggio del 1423 a Bologna, a cui fece seguito un falò di dadi, carte ed altri giochi in Piazza Maggiore, davanti alla Basilica di San Petronio.
Purtroppo, con buona pace di San Bernardino, nella nostra società il gioco d’azzardo è divenuto una vera e propria piaga sociale. Gli italiani sono il popolo che nel mondo spende di più in azzardo: 85 miliardi di euro nel 2012. La liberalizzazione delle macchinette ha generato un nuovo dramma con costi sanitari e sociali altissimi, quali l’aumento dell’usura, un basso rendimento sul lavoro, crisi familiari, divorzi…
Nascono spontanee alcune domande: E’ questo lo sviluppo che vogliamo? O ancora più profondamente: “Come siamo giunti a tanto?
Credo che la risposta a questi interrogativi vada ricercato in una duplice direzione: la prima: l’uomo è diventato un oggetto strumentale al potere del più forte.
La seconda causa è dovuta al fatto che l’uomo è stato amputato dell’eterno. Se la vita finisce qui conta solo l’apparenza e il possesso.
Papa Benedetto XVI definì questo materialismo come “la cultura della morte” dalla quale è possibile uscirne solo con un ritorno ad una visione trascendente dell’uomo.
San Bernardino, nel suo tempo, ebbe l’intuizione che Cristo era l’annuncio di cui gli uomini avevano bisogno. Si tratta di una intuizione ancora attuale perché Cristo, per tutti morto e risorto, possiede un valore salvifico universale capace di rinnovare le cose e di vivificare l’uomo in tutte le dimensioni della sua esistenza.
Al nostro santo patrono vogliamo chiedere inoltre di proteggere tutti i nostri fratelli che soffrono per la fedeltà al Nome di Gesù e per noi chiediamo di rimanere fedeli o di riscoprire la gioia di appartenere al Signore, Maestro di umanità e fine della storia.
I testi biblici che abbiamo appena ascoltato, con il loro richiamo al disinteresse, alla carità e alla giustizia, costituiscono quasi una biografia di San Bernardino, che con linguaggio moderno potremmo qualificare come un uomo che ha privilegiato il primato dell’essere sull’avere.
Un primato che trova la sua motivazione in una visione soprannaturale della vita codificata, se così posso dire, nel monogramma di Cristo: un sole raggiante con al centro tre lettere sormontate da una croce, che proclamano: Gesù salvatore degli uomini. San Bernardino metteva queste tre lettere davanti agli occhi dei suoi ascoltatori, perché il Nome di Gesù si imprimesse nei loro cuori. Il monogramma si trova ancora oggi su molte case e palazzi anche pubblici, compreso Palazzo Vecchio di Firenze.
Oggi, dunque, il nostro Patrono è qui in mezzo a noi e ci invita a riportare il Nome di Gesù nella nostra vita con queste parole. “Il Nome di Gesù mettetelo nelle vostre case, nelle vostre camere e tenetelo nel cuore”. Viene spontaneo chiederci: nel mio cuore, nella mia casa, nella mia famiglia c’è il Nome di Gesù, oppure in essi regnano la superficialità, l’orgoglio, la disonestà, l’interesse egoistico?
Il suo amore appassionato per il Signore spinge san Bernardino a porre la sua esistenza, la sua intelligenza, la sua parola colorita e pronta al servizio dei fratelli e a sviluppare una riflessione di grande attualità sulla politica, la società e l’economia non avendo paura di affrontare, nella sua predicazione, temi quali il bene comune, la pace, il superamento della povertà, la lotta all’usura e alla superstizione, il valore della famiglia, da lui definita seminarium civitatis, cioè il fondamento della vita della società. Non si stanca di ripetere che il mancato riconoscimento della famiglia è un attentato al benessere degli individui presenti e futuri e costituisce un danno per tutta la società.
Alla luce della riflessione sulla famiglia egli sviluppa poi il tema dell’educazione dei figli. Nessuno può sostituire la famiglia in questa delicata missione, la quale per essere tale, egli dice, deve portare i giovani a comprendere il valore del sacrificio, a fuggire l’ozio e ad apprendere un lavoro. San Bernardino usa un’immagine molto significativa: I giovani, afferma, pigliano la forma dell’acqua, o buona o cattiva. Poi precisa: se un giovane è educato nella virtù, la virtù lo seguirà ovunque e così sarà capace di condurre una vita sobria, di affrontare e accettare le inevitabili sofferenze legate all’esistenza umana.
C’è un ultimo aspetto della predicazione di San Bernardino sul quale vorrei soffermarmi. Il nostro Santo ha pronunciato il primo discorso della storia contro il vizio del gioco. Egli tenne questo primo discorso proprio il 20 maggio del 1423 a Bologna, a cui fece seguito un falò di dadi, carte ed altri giochi in Piazza Maggiore, davanti alla Basilica di San Petronio.
Purtroppo, con buona pace di San Bernardino, nella nostra società il gioco d’azzardo è divenuto una vera e propria piaga sociale. Gli italiani sono il popolo che nel mondo spende di più in azzardo: 85 miliardi di euro nel 2012. La liberalizzazione delle macchinette ha generato un nuovo dramma con costi sanitari e sociali altissimi, quali l’aumento dell’usura, un basso rendimento sul lavoro, crisi familiari, divorzi…
Nascono spontanee alcune domande: E’ questo lo sviluppo che vogliamo? O ancora più profondamente: “Come siamo giunti a tanto?
Credo che la risposta a questi interrogativi vada ricercato in una duplice direzione: la prima: l’uomo è diventato un oggetto strumentale al potere del più forte.
La seconda causa è dovuta al fatto che l’uomo è stato amputato dell’eterno. Se la vita finisce qui conta solo l’apparenza e il possesso.
Papa Benedetto XVI definì questo materialismo come “la cultura della morte” dalla quale è possibile uscirne solo con un ritorno ad una visione trascendente dell’uomo.
San Bernardino, nel suo tempo, ebbe l’intuizione che Cristo era l’annuncio di cui gli uomini avevano bisogno. Si tratta di una intuizione ancora attuale perché Cristo, per tutti morto e risorto, possiede un valore salvifico universale capace di rinnovare le cose e di vivificare l’uomo in tutte le dimensioni della sua esistenza.
Al nostro santo patrono vogliamo chiedere inoltre di proteggere tutti i nostri fratelli che soffrono per la fedeltà al Nome di Gesù e per noi chiediamo di rimanere fedeli o di riscoprire la gioia di appartenere al Signore, Maestro di umanità e fine della storia.