Omelia nella Festa dell’Epifania

06-01-2014

Il brano di Vangelo ci presenta tre gruppi di persone: gli scribi che conoscono il luogo della nascita del Messia, ma che non mostrano alcun interesse verso di Lui. Essi rappresentano tutti coloro che sono indifferenti al mistero di questo bambino.

Erode, invece, che manifesta la volontà di sopprimere il bambino e si comporta con doppiezza e menzogna, rappresenta tutti coloro che sono impauriti da questo bambino perché ritengono che egli possa portare via qualcosa alla vita, che chieda del nostro, che sia un usurpatore della nostra libertà. E quindi è necessario eliminarlo , cioè rifiutarlo, temerlo.

Il terzo gruppo di persone è costituito dai Magi. E di essi, il testo evangelico ci racconta quasi il loro itinerario di fede, la loro ricerca di Dio, fatta di fiducia, cammino, domanda e, finalmente, incontro.

La fiducia si esprime nel fatto che essi hanno saputo leggere i segni che si sono manifestati ai loro occhi e da essi si sono lasciati guidare. Per questa ragione abbandonano i loro comodi palazzi e si mettono in cammino, come Abramo che lasciò la sua terra per un Paese sconosciuto. Durante questo cammino, incontrano difficoltà, sperimentano insicurezze, conoscono momenti di sconforto e di smarrimento, tuttavia essi hanno l umiltà, nella loro ricerca, di domandare aiuto, di affidarsi ad altri, di chiedere consiglio. E così giungono alla meta! Adorano il bambino e con questo gesto riconoscono e proclamano che egli è il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo.

Cosa insegna questo episodio a noi, oggi?

1. Per incontrare Gesù e riconoscerlo come Figlio di Dio, come il Salvatore e godere della gioia che nasce dall incontro con Lui è necessario uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze e affrontare i rischi di un viaggio fuori da quelle abitudini, tradizioni, schemi, compromessi, mediocrità che troppo spesso ingabbiano la fede. E questo comporta uno stato permanente di conversione, cioè di apertura alla novità che è Cristo, che ci chiama ad andare sempre oltre .

2. I Magi quando arrivano a Gerusalemme chiedono, si informano, domandano dove si trova il Messia. I sacerdoti rispondono: A Betlemme , e così è. Anche oggi per trovare Gesù occorre andare a Gerusalemme, cioè alla Chiesa, luogo e segno di salvezza sul quale splende la luce del Signore e nel quale tutti gli uomini sono chiamati ad entrare per camminare nella sua luce. E un illusione pensare di potere trovare Cristo fuori della Chiesa. La Chiesa, infatti, è il Corpo di Cristo e Cristo ne è il Capo. Ora è impossibile aderire al Capo staccato dal suo corpo. Questo significa che non si può trovare Cristo fuori della sua comunità, della sua Parola e dei suoi sacramenti che vivono appunto nella Chiesa.  

3. I magi, in antiche raffigurazioni, vengono presentati nel numero di tre: un giovane, un uomo nella piena maturità e un vecchio; un asiatico, un europeo e un africano. Si vuole sottolineare che tutte le età della vita e gli uomini di tutti i continenti e di tutte le razze trovano la loro meta in questo bambino, venuto a rivelare che Dio è Padre e che ogni uomo giovane e vecchio, dotto e semplice, ricco e povero, malato e sano – è chiamato a divenire figlio di Dio.

L esperienza dei Magi, caro Giorgio, deve divenire la tua stessa esperienza. Tra poco, con l imposizione delle mie mani, lo Spirito Santo scenderà su di te per metterti in un nuovo, profondo e definitivo rapporto con Cristo. Diventerai segno vivente del Cristo che serve, del Cristo che per amore si china a lavare i piedi dei suoi discepoli, del Cristo che si fa carico delle sofferenze dei più deboli e poveri, del Cristo che proclama la parola del Regno per consolare, confortare, indirizzare, chiamare a conversione

Fra poco indosserai la stola, ma disposta in maniera diversa da come la indossano i sacerdoti. La stoa messa in quel modo ricorda il pezzo di stoffa con il quale il servo teneva raccolta la sua veste per essere più libero e più spedito nel servizio. Così è per la dalmatica. Essa ricorda la divisa di lavoro del servo. Quindi la stola, indossata di traverso, e la dalmatica richiamano il servizio che sei chiamato a rendere al Signore Gesù nei poveri. Certo non soltanto il diacono è chiamato a fare questo, ma il servizio reso nel nome del Signore sarà per te la via maestra della tua santificazione.

La tua scelta è una scelta certamente controcorrente, come quella dei Magi che lasciano tutte le loro sicurezze, comodità e certezze. In un mondo dove la mediocrità avanza, in un mondo dove il calcolo egoistico prende il posto della generosità, dove l abitudine ripetitiva e vuota, anche della fede, rischia di sostituirsi alla fedeltà, tu ti impegni a donare gratuitamente ciò che gratuitamente hai ricevuto dalla Chiesa, e cioè la bellezza della fede e la bellezza di una vita disponibile verso gli altri, di una vita che si dona ai fratelli, sull esempio di Cristo.

Ti chiedo, quindi caro Giorgio, l amore alla Chiesa, l obbedienza al Vescovo, la collaborazione con i presbiteri e gli altri diaconi. Non ti interessi altro che Gesù Cristo e la sua Chiesa. Ed il modo di amare la chiesa non è la contestazione o il lamento o la sfiducia, ma è l umiltà ed è lo stare alla comunione fraterna, pur fragile.

Al termine di questa riflessione rivolgo un saluto colmo di affetto e gratitudine a tua moglie e ai tuoi figli che, con qualche trepidazione, ti hanno accompagnato nel tuo cammino di formazione. Permettetemi di dire che, il sì che Giorgio sta per dire, con il vostro consenso colma di consolazione il Vescovo, il presbiterio e tutto il popolo di Dio che è in Carpi.

Maria la serva del Signore, ci aiuti a crescere nella dedizione ai fratelli in spirito di umiltà, di mitezza, di coraggio con serenità e con gioia