Omelia nella Messa di ringraziamento

Contemplazione, stupore, riflessione
31-12-2005

Omelia nella Messa di ringraziamento
(Cattedrale ‘ 31 dicembre 2005 ‘ ore 18)

Contemplazione, stupore, riflessione

Dopo aver guardato e contemplato il Bambino la notte e il giorno di Natale, siamo questa stasera e domani, invitati a guardare alla Madre di quel Bambino che è la Madre di Dio e madre nostra!

Mettiamoci pure noi nell’atteggiamento di Maria [‘]: faceva silenzio, interiorizzando quanto vedeva, udiva e avveniva. Contemplazione, stupore, riflessione anche per noi, aldilà del chiasso e della superficialità, purtroppo di tanti.

Siamo alla fine di un anno: è la serata nella quale sentiamo l’esigenza di celebrare la Messa di ringraziamento e cantare il Te Deum! Celebrare l’Eucaristia infatti è rendere grazie al Signore per quanto ci ha donato in questo anno 2005[‘].

Dobbiamo rendere grazie al Signore per alcuni avvenimenti straordinari nella Chiesa universale e diocesana: la malattia e la morte di Papa Giovanni Paolo II vissute con esemplare abbandono alla volontà di Dio e coinvolgente edificazione per tutti gli uomini di buona volontà; la elezione del nuovo Papa Benedetto XVI, uomo della Provvidenza dono efficace del Signore all’umanità di oggi; il 40° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II; il Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia; le giornate della gioventù a Colonia. In Diocesi la morte pia e santa di tre nostri sacerdoti; l’ordinazione diaconale e sacerdotale di Don Luca Baraldi; l’ingresso in Seminario di due nuovi giovani.

L’ultimo giorno dell’anno dice ordine alla fine di un tempo, di un anno, che è richiamo anche alla fine della nostra vita e alla fine del mondo. Non possiamo e non vogliamo evadere né eludere questa riflessione! E’ tempo di bilancio! Non possiamo e non vogliamo, da insensati e superficiali, sfuggire i pensieri veri e che contano per essere e per divenire sempre più saggi, più onesti e trasparenti, più sinceri.

Si è parlato spesso in questi ultimi giorni del primo anniversario del maremoto del Sud ‘ Est Asiatico[‘]. Purtroppo, sembra avere insegnato non molto quella disgrazia che ha lasciato in quelle località ancora tanta miseria, una diffusa corruzione, una lenta e faticosa ricostruzione, tante famiglie spezzate, molti bambini orfani.

Purtroppo, tanta gente e tante persone, invece di porsi umilmente a riflettere che questi avvenimenti possono essere conseguenza di tante nostre scelte non sempre rispettose della natura nei suoi equilibri atmosferici e spaziali, con grande rabbia attribuiscono e imputano la colpa a Dio non pensando che Dio ha proprio mandato suo Figlio a Natale ‘per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessero l’adozione a figli’ [‘]. Quel bambino è nato per morire, per morire in croce per noi, ucciso dagli uomini, per riportare l’uomo dalla morte eterna alla vita di Dio, dall’egoismo e dalla guerra all’amore e alla pace, dalle tenebre alla luce, dalla disperazione alla gioia.

La vita e la testimonianza dei Santi, di San Francesco d’Assisi, di Odoardo Focherini nel 61° anniversario della sua morte, di Mamma Nina, ce lo confermano e ce lo testimoniano con chiarezza!

Dobbiamo renderci umili, ricordare quanto avvertiamo nei momenti di disgrazia e di morte, che siamo fragili e deboli, abbandonarci come Maria nella mani di Dio che è sempre Padre e che quando permette calamità naturali, disgrazie, ingiustizie e guerre, lo fa perché ritorniamo a Lui e ci fidiamo unicamente di Lui, facendo tutto il possibile per rimediare ai mali con comportamenti e provvedimenti intonati a saggezza e a solidarietà.

Preghiamo il Signore e lasciamo scendere su di noi questa sera e per il prossimo anno la benedizione data dal Signore a Mosè e ascoltata nella prima lettura: ‘Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace’ (Nm. 6,24-26).

+ Elio Tinti, Vescovo