Omelia nella Santa Messa per l’ingresso del nuovo parroco don Flavio Segalina

10 settembre 2016
12-09-2016
Cari fratelli e sorelle,
oggi il Signore nella prima lettura ci ha parlato della missione che Mosè, servo ed amico di Dio, ha svolto in favore del popolo che il Signore gli ha affidato. Mosè è stato, certamente una guida, ma soprattutto colui che ha saputo intercedere per la salvezza di Israele. Dio non è indifferente al male e all’ingiustizia, ma è pronto a perdonare sollecitato dall’implorazione di Mosè. E’ questa la grande, vera ed insostituibile missione del sacerdote, di qualunque sacerdote: intercedere per il popolo che gli è stato affidato con la preghiera, l’annuncio del Vangelo, l’amministrazione dei sacramenti, l’esercizio della carità, l’esempio della vita.
Il cambio del parroco in una parrocchia è un evento che suscita sempre grande trepidazione e rappresenta un momento particolarmente delicato per la vita di una comunità, che richiede, da parte di tutti, un supplemento di preghiera e una rinnovata disponibilità all’accoglienza, al dialogo, alla stima reciproca, all’apertura al nuovo. Infatti, solo in una logica di intensa comunione fraterna e di fede è possibile uscire da quello che Papa Francesco ha definito “il labirinto della vita” e delle abitudini.
La comunità di Mirandola, oggi, viene affidata alle cure pastorali di don Flavio, il quale sarà affiancato da don Michele e dal diacono Mauro, che nei primi giorni di gennaio sarà ordinato sacerdote. Si tratta di tre nuovi preti che, accettando di venire in mezzo a voi, si sono resi disponibili ad un’obbedienza ecclesiale che è comprensibile solo alla luce del Mistero pasquale. Sono venuti non in nome proprio, ma inviati dal Signore, il quale, come ha mandato nel mondo i primi discepoli, così oggi ha messo in cammino anche loro. Vengono facendo affidamento non tanto sulle loro forze, ma sul Signore e sulla sua stabile presenza.
Insieme agli altri sacerdoti che già prestano servizio o vivono a Mirandola, i frati del Boccone del Povero, don Germain, don Benito, don Luciano, don Silvano e don Gianni (ben 11 sacerdoti!) formeranno una Fraternità sacerdotale chiamata a testimoniare e a portare a tutti la gioia del vangelo “che sempre nasce e rinasce in chi ha incontrato e si lascia incontrare da Cristo Gesù” (EG 1).
Attraverso di loro i doni con il quali il Signore ha arricchito questa comunità, con il ministero sacerdotale di don Carlo Truzzi, di don Alex e di don Germain, non sono esauriti, sono, piuttosto, un tesoro prezioso che viene consegnato a nuove mani, non per essere conservato gelosamente, ma per portare frutto ancora più abbondante affinchè il regno di Dio si compia in questa terra, come nelle persone che in essa vivono, lavorano, gioiscono e soffrono.
San Giovanni Paolo II quando andava in visita nelle parrocchie di Roma diceva loro: Parrocchia trova te stessa uscendo fuori da te!
Con queste parole intendeva stimolare le diverse realtà presenti all’interno della comunità parrocchiale a non concentrarsi solo sul proprio gruppo, sulla propria associazione o sulla propria esperienza – perché altrimenti muoiono la fede, la forza e la speranza cristiana – ma a vivere la comunione e la collaborazione, ad apprezzare e valorizzare i doni di ciascuno e ad impegnarsi a metterli al servizio per il bene di tutta la parrocchia.
Ci sono poi altri ambiti con i quali la parrocchia è chiamata a vivere la comunione ecclesiale e quindi ad “uscire da se stessa”: penso alla comunità diocesana e alle parrocchie vicine. Questi
collegamenti sono necessari perché da sola una parrocchia non può camminare in quanto non è un corpo a se stante, ma membro di una realtà più grande che è la Chiesa locale.
Da ultimo la parrocchia è chiamata ad avere un’attenzione particolare verso i poveri, i sofferenti e coloro che sono ai margini delle nostre parrocchie. A tutti la Chiesa è inviata ad annunciare la liberazione che nasce dal Vangelo. Ricevendo i vescovi partecipanti al seminario di aggiornamento promosso dalla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, Papa Francesco raccomanda di vigilare perché tutto ciò che si mette in atto per l’evangelizzazione e le diverse attività pastorali “non venga danneggiato o vanificato da divisioni già presenti o che si possono creare”. Inoltre il Pontefice ha ricordato: “Il diavolo entra per le tasche e distrugge con la lingua, con le chiacchiere che dividono e l’abitudine a chiacchierare è un’abitudine di terrorismo”.
Si tratta di sfide grandi, ma non dobbiamo abbatterci di fronte alle difficoltà perché non siamo noi a guidare la Chiesa, è lo Spirito Santo. E’ Lui il vero protagonista della Chiesa; è Lui che ci indica la via della speranza; è Lui che scrive in grande quello che noi scriviamo in piccolo.
Caro don Flavio, cari don Michele e don Mauro, cari fratelli e sorelle tutti con l’aiuto dello Spirito Santo, che è creatore di comunione all’interno della Comunità, vi auguro di incominciare questa nuova stagione all’insegna della corresponsabilità, in una crescente fiducia interpersonale e sempre in un edificante spirito di servizio, così che questa comunità possa crescere sempre di più nella fedeltà al suo Signore e divenire una parrocchia di speranza per il territorio e tutta la diocesi.
+ Francesco Cavina