Omelia nella solenne riapertura del Santuario della Madonna dei Ponticelli

30-05-2017

Questa sera un altro capitolo della storia religiosa della nostra Diocesi viene scritto.
Il Santuario della Madonna di Ponticelli torna, più bello e più sicuro di prima, ad essere luogo di culto e di devozione. Rivolgo un cordiale saluto innanzitutto al parroco don Tommaso e ai fedeli della parrocchia di San Marino che tanto si sono impegnati per organizzare con la dovuta solennità questo evento; saluto i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le autorità civili e militari che hanno voluto essere presenti insieme a noi per onorare la Madre di Dio. Madonna della Consolazione è il titolo con il quale veneriamo la Vergine Maria qui a Ponticelli, e che ci ricorda come nel cammino della vita, in mezzo a difficoltà e sofferenza, non siamo soli.
Questa missione di Consolatrice la Vergine Maria l’ha esercitata, con l’aiuto dello Spirito Santo, fin dalle origini della Chiesa quando era riunita nel cenacolo insieme agli apostoli. E dopo di loro sono tanti gli esempi di persone che possono testimoniare che l’affidamento filiale a questa Mamma celeste è fonte di grande consolazione e speranza. Ricordo, per citare qualche nome, San Giovanni Paolo II, San Massimiliano Kolbe, San Giovanni Maria Grignion de Monfort, Santa Teresa del Bambino Gesù, San Pio da Pietrelcina. Anche all’origine di questo Santuario c’è un intervento di consolazione della Vergine. Le cronache, infatti, raccontano che una bambina sordomuta mentre stava sorvegliando il gregge è sorpresa da un violento temporale. Vicino al luogo dove il gregge pascolava si trovava un pilastro con dipinta una bella immagine della Vergine Maria con Bambino.
Ad ella la fanciulla si rivolge con fiducia per ottenere aiuto e protezione. Inaspettatamente la Madonna le rivolge questa richiesta: Putina va a dire a tuo padre che venga a coprirmi, perché mi bagno. La bambina corre a casa e riferisce il messaggio con queste parole: Quella Signora che è in quel muro mi ha detto che andiate a coprirla, perché si bagna. Naturalmente il fatto che la bambina sordomuta parli desta stupore e meraviglia che si trasformano in un riconoscimento da parte del padre e degli altri familiari: Miracolo, miracolo! Senza indugi si recano a costruire con fronde e fi ori un riparo al pilastro dove è dipinta la sacra immagine, trasformandola in una iniziale cappella. In questo racconto emergono due aspetti che rappresentano quasi una costante quando la Madonna si rivela a qualcuno e che evidenziano la Sua pedagogia, per non dire le Sue preferenze.
Il primo aspetto è dato dal fatto che la Vergine privilegia, per le sue apparizioni o per i suoi messaggi, i bambini: così è avvenuto a Lourdes, a Fatima, a La Salette, a Laus. Scegliendo dei bambini la Vergine vuole sottolineare che il suo messaggio è rivolto a tutte le persone indistintamente. Inoltre, un bambino viene associato immediatamente ad una madre e quindi la Madonna apparendo a fanciulli proclama il suo essere Madre e dunque il suo rapporto privilegiato con ognuno di noi. Una maternità, quella della Vergine, che fiorisce sotto la croce quando Cristo affida a sua Madre il discepolo Giovanni. Questo episodio evangelico svela l’identità del cristiano che consiste nell’essere figlio di Maria, la quale appare come nostra vera madre nell’ordine della Grazia. Proprio perché è Madre, Maria è legata in modo indissolubile a ciascuno di noi ed è profondamente toccata dalle nostre necessità materiali, morali e spirituali e pronta a venire in nostro soccorso e ad intervenire in nostro favore. A Lei, dunque, possiamo abbandonarci con la fiduciosa certezza di essere accolti nel suo Cuore e di trovare aiuto. Può infatti una mamma stare lontano dai propri figli? Potrebbe una mamma non occuparsi di loro? Il secondo aspetto è dato dal fatto che la Madonna quando parla utilizza termini molto confidenziali, addirittura il linguaggio in uso nel tempo.
Chiama la nostra bambina “putina”. Attraverso l’utilizzo del dialetto – così a Lourdes, così a Fatima, così a Laus – la Vergine Maria intende sottolineare la sua vicinanza, il suo coinvolgimento, il suo essere immersa nella vita dei suoi fi gli e il suo vivere con loro. E’ vero, Lei è la madre del Figlio di Dio, Lei è stata assunta in cielo in anima e corpo, Lei è la Regina del cielo e della terra, ma non è distante, non è lontana, discende nell’abisso della nostra povertà. Potremmo dire che il suo Cuore è con noi e si prende cura di noi perché il paradiso di una madre, la sua gioia e la sua ricchezza è la vita dei fi gli. Dio infatti l’ha pensata per Sé e per noi.
C’è un ultimo aspetto che vorrei sottolineare. Leggendo la storia del Santuario appare con chiarezza che la Vergine Maria non solo ha scelto questo luogo perché fosse segno della Sua presenza in mezzo a noi, ma a questo luogo è rimasta fedele e la sua fedeltà ha permesso al Santuario di vincere l’usura del tempo, di superare le traversie della storia e di risorgere dai danni provocati da inondazioni e da terremoti. Il Santuario è sempre “risorto”. Ed è risorto perché “lei c’è”. La Madonna non si ferma davanti a nulla! E’ questo che ci attira in Lei! E questa sera siamo in tanti a sentire com’è consolante che Lei ci sia e vogliamo manifestarLe la nostra gioia perché il suo cuore materno non tradisce mai. La presenza amorosa e consolatrice della vergine Maria nella nostra comunità richiede da parte nostra la disponibilità a renderci sempre più disponibili al piano di Dio riscoprendo la preghiera del Santo Rosario, definito dai Papi “compendio del Vangelo”. La Madonna, infatti, non può stare lontana da nessuno: se noi la preghiamo Ella ci ascolta. Grazie al Rosario contempliamo il Figlio attraverso gli occhi del cuore della Madre.
La meditazione dei misteri di Cristo continua nel Rosario, che non è un semplice atto devozionale, ma una preghiera biblica capace di immettere in noi i germi della carità e della pace e di trasformare tutta la nostra esistenza così da divenire testimoni del Signore in quel pezzetto concreto di mondo che ognuno di noi abita, a casa, al lavoro, a scuola, per le vie della città. 
+ Francesco Cavina