Omelia per la ripresa dell’Adorazione Eucaristica nella chiesa dell‘Adorazione

Chiesa del Crocifisso di Carpi
10-10-2018

  L’Eucarestia è il più grande tesoro della Chiesa. Un tesoro che è offerto a tutti affinché tutti possano ricevere attraverso di essa abbondanti grazie e benedizioni. É il più grande tesoro perché l’Eucarestia è il sacramento del sacrificio di Cristo, del quale facciamo memoria e che rendiamo attuale in ogni Santa Messa, ed è anche la sua Presenza viva in mezzo a noi. Una presenza, quella di Gesù, che è sacramentale, cioè velata, ma reale. Lui quindi è presente con la sua umanità e la sua divinità: Uomo- Dio. Cosa significa che è presente come vero Uomo? Gesù, nell’Eucarestia è presente dal momento del suo concepimento fi no alla sua ascensione. É quindi presente come bambino che si muove nel grembo della Madre durante l’incontro con la cugina Elisabetta, adorato dagli angeli e dai pastori a Betlemme, presentato nel tempio di Gerusalemme, fuggiasco in Egitto, figlio del falegname a Nazareth, pellegrino smarrito e ritrovato nel tempio, ammirato maestro che guarisce gli ammalati ed attira le folle, predicatore itinerante amato dalla gente, ma odiato dai capi religiosi e civili, morto in croce e risorto. Vero Uomo, ma allo stesso tempo vero Dio.

A lui appartengono i titoli riservati a Dio: maestoso, potente, infinito, incomprensibile al nostro intelletto, creatore del cielo e della terra, delle cose visibili ed invisibili, immensamente superiore a noi, eppure così vicino a noi. Nell’Eucarestia, in conclusione, ci troviamo davanti al Dio incarnato, al Verbo di Dio fatto uomo, a Gesù di Nazareth che è anche il Cristo, il Signore. In lui Dio ama con il cuore umano (GS 22). Per questo noi ci avviciniamo a lui con l’adorazione che è l’espressione del nostro amore: Adoro te devote, latens DeitasTi adoro: questo verbo con cui l’inno si apre è da sola una professione di fede nell’identità tra corpo eucaristico e il corpo storico di Cristo.       L’adorazione comporta la percezione innanzitutto della presenza di Dio e quindi della sua grandezza, maestà, bellezza e insieme bontà. Davanti a noi non c’è una cosa, un’ostia bianca, ma c’è una Persona, Dio Incarnato nella sua presenza sacramentale, eucaristica, ma vera. L’adorazione è testimonianza d’amore e nello stesso tempo dà testimonianza della propria fede nella presenza reale di Cristo nel sacramento dell’Eucarestia.Ci troviamo davanti alla Presenza misteriosa di Dio: “Dio è qui; è presente”. Presenza sub figuris, sotto i segni, e proprio per questo doppiamente misteriosa. Scriveva il Santo Curato d’Ars: “Quando siamo davanti al Santissimo Sacramento, invece di guardarci attorno, chiudiamo gli occhi e la bocca; apriamo il cuore; il nostro buon Dio aprirà il suo; noi andremo a Lui. Egli verrà a noi, l’uno chiede, l’altro riceve”. “Contemplando il Signore tutto viene meno”. Cioè tutto scompare: il mondo esterno, le persone, le cose, i pensieri, le immagini, le preoccupazioni. San Francesco ammoniva i suoi frati: “gran miseria sarebbe, e miserevole male, se, avendo Lui così presente, vi curaste di qualunque altra cosa che fosse nell’universo intero” (Lettera a tutti i frati).

Adorazione è stare davanti al Dio presente nel Santissimo sacramento in un atteggiamento di silenzio perché Lui possa parlare: Parla Signore, perché il tuo servo ti ascolta. Adorare significa avere consapevolezza che mi trovo davanti ad una Presenza che parla ad un’altra presenza. Davanti al mistero di Dio presente in mezzo a noi le parole non contano. Conta solo il silenzio adorante. Questa presenza dinanzi al Signore ci trasforma. Si tratta di una verità che troviamo espressa nel libro dall’Esodo: “Quando Mosè scese dal monte Sinai con le due tavole della legge nelle mani, non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, perché aveva conversato con Dio”. Succede la stessa cosa di quando uno sta esposto al sole: dopo un po’ di tempo, anche il suo volto assume un bel colorito.

Il Vescovo americano Fulton Sheen afferma che quando noi guardiamo all’Eucarestia in un atteggiamento di adorazione, di riverenza ed amore “accade qualcosa in noi di molto simile a quanto accadde ai discepoli di Emmaus quando si fa loro incontro il Signore risorto”. Domandò perché fossero così tristi e dopo aver trascorso un po’ di tempo con loro, il cuore dei due discepoli ardeva e aveva ripreso a sperare e a gioire.

Adorare significa imparare a stare con il Signore, a fermarci a dialogare con Lui. L’adorazione eucaristica dunque è un incontro personale e in qualche misura comunitario con il Signore Il concetto di adorazione è rafforzato nel nostro inno da questo devote. San Tommaso ha scritto molto sulla devozione e per lui essa consiste “nella prontezza e disponibilità della volontà a offrire se stessa a Dio e si esprime in un servizio senza riserve e pieno di fervore”. Forse la migliore spiegazione di che cosa si intende per devozione la troviamo nelle parole della seconda parte della strofa: tibi se cor me meum totum subiicit, cioè “interamente a te si sottomette il cuore”, “a te il cuore mio si abbandona”. Disponibilità totale e amorosa a fare la volontà di Dio.

+ Francesco Cavina