Nella solennità del Corpus Domini l’appello del Vescovo alla ‘coerenza eucaristica’ per tutti i credenti e in particolare a chi ha responsabilità pubbliche
Siete quello che avete ricevuto
E’ iniziata con la citazione di un commento di Sant’Agostino al vangelo di Giovanni la riflessione del vescovo Elio dopo la processione del Corpus Domini, giovedì 7 giugno in Cattedrale: ‘Con questi segni Cristo Signore ha voluto affidarci il suo corpo e il suo sangue, che ha sparso per noi per la remissione dei peccati. Se voi li avete ricevuti bene, voi stessi siete quel che avete ricevuto’. Pertanto ‘non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo diventati Cristo stesso’ (cfr Trattato sul Vangelo di San Giovanni 21,8:PL 35, 1568). Da qui l’esigenza suprema per un credente di essere ‘ testimoni del suo amore’. Quando avviene ciò? E’ Benedetto XVI a rispondere: ‘Diveniamo testimoni quando, attraverso le nostre azioni, parole e modo di essere, un Altro appare e si comunica. Si può dire che la testimonianza è il mezzo con cui la verità dell’amore di Dio raggiunge l’uomo nella storia, invitandolo ad accogliere liberamente questa novità radicale’.
Con grande attenzione per la sofferenza della Chiesa monsignor Tinti ha portato ad esempio di questa testimonianza il sacerdote e i tre suddiaconi caldei uccisi a Bagdad domenica scorsa dopo la celebrazione della Messa. Anche se non ci viene richiesto il martirio resta il dovere della testimonianza davanti al mondo in ogni ambito. Qui il vescovo Tinti ha voluto fare un richiamo esplicito all’originale definizione di ‘coerenza eucaristica’ così come l’ha presentato il Papa nella Scramentum Caritatis: ‘L’Eucaristia, infatti non è mai atto meramente privato, senza conseguenze sulle nostre relazioni sociali: esso richiede la pubblica testimonianza della propria fede. Ciò vale ovviamente per tutti i battezzati, ma si impone con particolare urgenza nei confronti di coloro che, per la posizione sociale o politica che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme’ (Sacr. Car. n..83). Una coerenza che inevitabilmente si trasforma in annuncio, per questo l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è anche della sua missione: ‘Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria’. ‘Guardando all’Ostia santa, ha concluso il vescovo Elio, esposta solennemente nell’Ostensorio, diciamo con fede: O Signore Gesù che sei qui presente in mezzo a noi e sempre ci accompagni nel silenzio dei nostri tabernacoli, innamoraci di te, appassionaci del tuo amore e fa che con la nostra vita, la nostra testimonianza, la nostra coerenza, raggiungiamo ogni uomo perché ti possa conoscere e riesca a scoprirti come Colui che dà senso pieno alla propria esistenza’.