“Una storia bella da raccontare e ancora da scrivere, che ha avuto come protagonisti uomini e donne dal grande cuore, che tanto bene hanno compiuto e compiono per rendere presente il Vangelo nella società, soprattutto in mezzo alle persone più fragili e deboli”. Questo, nelle parole del Vescovo monsignor Francesco Cavina, intervenuto sabato 12 novembre alla tavola rotonda in occasione delle celebrazioni per i 160 anni della San Vincenzo a Mirandola, una storia che ha all’origine “un uomo generoso e coraggioso, Federico Ozanam, il quale era convinto che e possibile rispondere alle tante sfi de che nascono dalle diverse forme di povertà presenti nella società solo facendo emergere un movimento di persone, capaci di comunione e di realizzare progetti condivisi”. Il Vescovo ha cosi ripercorso la vicenda umana e spirituale del Beato. Dall’educazione alla fede ricevuta in famiglia agli studi, prima a Lione e poi a Parigi, in un clima di pesante anticlericalismo, dall’amicizia con il grande scienziato e fervente cristiano Andre Marie Ampere alla fondazione nel 1833, insieme ad alcuni amici, della Conferenza di Carità, per testimoniare la propria fede e allo scopo di visitare i poveri a domicilio. Nel 1845, la Conferenza prese il nome di Società di San Vincenzo de Paoli, la cui direzione, ha sottolineato il Vescovo, “fu affidata esclusivamente a laici. Questa autonomia ha permesso che all’interno della Società potessero coesistere diverse visioni politiche. Ozanam fu, dunque, il precursore del pluralismo di opinioni tra i cattolici in politica. Questa impostazione suscitò una certa reazione tra il clero e in particolare in seno alle associazioni già esistenti”. Definito “un missionario della fede presso la scienza”, ha proseguito monsignor Cavina, “una fede semplice” che si univa ad una brillante formazione accademica, riguardo alla carità il Beato “riteneva che non potesse risolversi in elemosina, perchè la carità e la virtù che consente di vedere l’immagine di Dio nei fratelli. Da qui la priorità che egli attribuiva alla questione sociale”. Una questione che, per Ozanam, e al di sopra dell’economia, infatti “il ‘necessario’ appartiene, per diritto divino, ad ogni uomo e la vera misura della ricchezza di un paese e appunto l’innalzamento della soglia del ‘necessario’, che deve contemplare le spese per l’istruzione del lavoratore e della famiglia e la pensione”. Il Beato propugnava, mentre la legge allora lo proibiva, che “i lavoratori si organizzassero in libere associazioni, l’intervento dello Stato per assicurare agli operai il riposo domenicale – diritto, questo, che oggi noi abbiamo dimenticato – e la tutela delle donne evdei bambini che lavoravano”. Precursore del Cattolicesimo sociale, Federico fu sempre convinto dell’importanza della famiglia e dell’uguaglianza fra gli sposi, una visione, quest’ultima, che allora non vantava certo molti sostenitori. “Stiamo vivendo un tempo – ha affermato Monsignor Cavina – in cui tutti cerchiamo sicurezza perchè tutte le sicurezze sono crollate. Ozanam, con la sua vita, i suoi scritti, le sue opere, ci ricorda che l’unica sicurezza che non crolla e Dio. Cari fratelli e sorelle – ha concluso – vi auguro che questo felice anniversario costituisca un impegno per ciascuno a rivitalizzare la vostra Società in modo da passare dal bene al meglio”.
Da Notizie n. 40 del 20 novembre 2016