Secondo di tre riflessioni sugli Atti degli apostoli e il cammino sinodale

Siamo aquiloni dello Spirito Santo
Continua l’approfondimento sugli Atti degli Apostoli e il cammino sinodale che ci accompagnerà nel tempo di Avvento

   La parola ascolto, decisiva per il cammino sinodale, è assolutamente centrale anche nella Scrittura. Il cammino di un discepolo nasce da una chiamata e da una vocazione. Di conseguenza si realizza sempre come ascolto e obbedienza. È così per Abramo nostro padre nella fede: «Allora Abramo partì, come gli aveva ordinato il Signore» (Gn 12,4) e «chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava» (Eb 11,8). Ed è così per la Vergine Maria, Madre della Chiesa: «Allora Maria disse all’angelo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”» (Lc 1,38) e «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45).

   Anche il cammino sinodale della Chiesa può essere autentico e realizzarsi nella verità soltanto se si fa ascolto ed obbedienza dentro la vita che viviamo. Ma, in concreto, quale ascolto ci viene richiesto soprattutto in questo primo anno del cammino sinodale delle Chiese in Italia? La preghiera fondamentale di Israele, che Gesù riprende nel doppio comandamento dell’amore, parte dall’ascolto. Nel testo del Deuteronomio l’ascolto è riferito soprattutto al dono singolare della Legge che l’unico Dio ha dato a Israele, suo popolo primogenito. Gesù riprende questo orientamento sottolineando che l’ascolto deve essere segnato in maniera decisiva dall’amore: «Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza … Amerai il tuo prossimo come te stesso » (Mc 12,29-31). L’ascolto sinodale, però, è l’ascolto non di una Legge, anche se compresa nobilmente come propone il comandamento nuovo dell’amore reciproco, ma ha bisogno di riferirsi direttamente allo Spirito Santo. Il nostro cammino non è orientato semplicemente da una lettera, che va accolta e mantenuta per raggiungere lo spirito (cf. 2Cor 3,5s e Mt 13,52).

   Lo Spirito si nuove con creatività innovativa: fa esistere i cieli nuovi e la terra nuova. La Chiesa in sinodo cerca di muoversi verso questa novità. Essa vuole costituire la sua realtà attuale a partire non principalmente dai ricordi, ma dal futuro di Dio che lo Spirito Santo ha già cominciato, silenziosamente, ad anticipare sul campo e che porterà a pieno compimento soltanto elaborando le risposte che noi sapremo dare oggi.

   L’ascolto sinodale ha bisogno di due livelli. Come sempre, anche oggi è necessario l’ascolto religioso e l’obbedienza convinta dei singoli discepoli del Signore, dei grandi martiri e dei santi della porta accanto. È l’ascolto che si compie nell’ordinario della vita e nella pastorale quotidiana della Chiesa. Al tempo stesso, però, siamo diventati molto più consapevoli che il rimanere nel “si è sempre fatto così” non basta a preparare il futuro dei giovani già presenti tra noi. I segnali che il vangelo, come risuona oggi, non è in grado di colpirli a sufficienza sono fin troppo chiari.

   Ascolto sinodale significa mettersi in ascolto insieme di tutte le voci dei pastori, dei fedeli e di chiunque guarda in qualche modo alla Chiesa. La scommessa è quella di riuscire a capire, dietro e dentro tutte queste voci, quella dello Spirito Santo. Occorre uno sforzo coraggioso per ascoltare di più, lasciando parlare tutti e decifrando meglio le ragioni dell’altro. Forse c’è anche da darsi da fare perché la propria voce sia più “ascoltabile”: non sempre ciò che è “così logico” per noi lo è anche per gli altri.

   Il cammino sinodale si realizza più nell’ascolto degli altri che nel parlare noi. E se parliamo, occorre quella franchezza, che gli Atti degli apostoli descrivono con il termine parrhesía (At 4,13. 29. 31; 13,46; 14,3; 18,26; 26,25; 28,28). Questa parola greca designa la virtù del cittadino libero che nell’assemblea del popolo (che i greci chiamano ekklesía) dice ciò che pensa e testimonia ciò che ha scoperto. Nel cammino sinodale tutti i discepoli sono chiamati a farsi cittadini franchi, responsabili del cammino comune, guidato dalla voce dello Spirito. Gesù dice al discepolo che lo cerca nella notte, come fece Nicodemo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,7s).

   Il pedagogista/poeta Mario Lodi ha descritto il suo ascolto del vento così: « Ascolto il vento. Mi sussurra: sono forte come un masso che rotola dalla montagna. Mi sussurra: ti spingo indietro come un palloncino alto e libero nel cielo. Mi sussurra: volo alto e potente come un’aquila in cielo ». Chi ascolta il Vento e lo Spirito ha la forza di un masso che rotola a valle e la leggerezza del palloncino alto e libero nel cielo. La terza immagine, quella dell’aquila, è proprio la figura con cui il Dio descrive l’esodo del popolo che ha liberato: «Voi stessi avete visto … come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me» (Es 19,4). Permettiamoci un sogno/ preghiera: “Signore, in questo tempo di cammino sinodale, donaci di diventare, almeno un po’ di più, degli aquiloni che si muovono nello Spirito Santo”.