A servizio della Chiesa e del Vangelo con acutezza, larghezza di vedute, dialogo, ascolto schietto e pazienza tenace
Grazie Paolo per i doni che hai condiviso
Nel Duomo di Mirandola si sono celebrate le esequie di Paolo Trionfini. L’omelia di mons. Manicardi il cordoglio dell’Azione Cattolica Italiana
“Paolo ha avuto molti doni e la sua riposta è stata sempre eccedente”, doni per tutti, per la sua famiglia, per l’Azione Cattolica, per la chiesa italiana e quella carpigiana, per l’ambiente accademico. Nelle parole, rotte dalla commozione, di mons. Gildo Manicardi, che ha presieduto le esequie del prof. Trionfini, è condensato il pensiero dell’amico e del sacerdote che ne ha accompagnato ogni passo nella crescita umana e spirituale. Lunedì 28 aprile, nel Duomo di Mirandola, per la celebrazione esequiale, tantissime persone si sono strette alla mamma Concetta, alla moglie Cinzia con i figli Giovanni e Anna, e a tutti i familiari. Tra questi il presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano e i predecessori Franco Miano e Matteo Truffelli. Tra i concelebranti oltre a mons. Manicardi, don Carlo Bellini assistente diocesano dell’AC, don fabio Barbieri, parroco di Mirandola, insieme a numerosi sacerdoti. Una comunità ancora incredula e addolorata per la notizia della morte, avvenuta il 24 aprile, si era riunita anche domenica sera per la veglia di preghiera guidata da don Barbieri. Riportiamo di seguito l’omelia di mons. Manicardi che aiuta a conoscere Paolo Trionfini e a collocare nell’orizzonte della fede e dell’amore alla Chiesa la sua vita e la sua prematura scomparsa.
Nell’Anno Santo una Pasqua grande e difficile
Sabato mattina sono stato in piazza san Pietro per i funerali di Papa Francesco, almeno sei ore, in certo senso da solo. Non sono riuscito a staccare le figure di Paolo e di Francesco per l’impatto, che entrambi questi defunti hanno avuto nella mia vita – impatto reale e concreto, anche se molto diverso e di differente durata. Due uomini grandi che, perché grandi, sono stati anche in alcuni risvolti difficili da capire, proprio in forza dell’originalità vera di molte loro intuizioni. Un anziano ecclesiastico (88 anni) molto comunicativo e chiaro, ma per questo circondato da molte incomprensioni e rifiuti. Un uomo vigoroso (58 anni, ossia trenta di meno) all’improvviso molto malato, da sempre taciturno e per questo non sempre facilitante il contatto esplicito con lui, a dispetto dell’indiscussa ammirazione che lo ha sempre involontariamente suscitato. Non si può essere grandi e piacere a tutti. Non si può essere forti nel pensiero ed esser capiti fino in fondo.
Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto
Da quando il nostro Paolo ha cominciato ad esser vittima dell’aneurisma e soprattutto da quando è morto, mi sono tornate molte volte nel cuore le parole di Marta, la sorella di Lazzaro che quasi rimprovera Gesù di avere abbandonato suo fratello: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» (Gv 11,21). Mi sono accorto con sorpresa che, nel caso del nostro amico Paolo, non riuscivo a condividerle. Paolo è morto mentre tu, Signori, eri qui, mentre eri con lui e mentre eri con noi. Nel Vangelo secondo Giovanni Marta esprime la fede a livello massimo. Anche se ha difficoltà ad accettare le morte e la lontananza del fratello, finisce per rispondere a Gesù: «Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo» (Gv 11,27). Nemmeno Pietro e nemmeno Tommaso arrivarono a tanto. Le parole di Marta rappresentano l’apice della confessione cristologica. L’apice della fede, infatti, può esserci solo quando si è sfidati per duramente dalla morte, che come dice San Paolo è davvero «l’ultimo nemico».
Perché oso dire – parlando a voi e sperando di non ferire nessuno – che il Signore non era da un’altra parte quando Paolo s’ammalava, quando s’aggravava e quando moriva? Gesù non è morto in croce mentre il Padre era distratto o lontano. La morte non è una distrazione della vita, ma la sua chiave e la morte terrena – che secondo san Francesco è una sorella che non ci offende – prepara il ponte per condurci nell’eternità con il Signore risorto. È per questo che ogni giorno ripetiamo alla Madre di Gesù: «prega per noi peccatori adesso e nell’ora della morte».
La vita di un uomo non vale in proporzione al numero dei suoi anni
La vita di Papa Francesco non vale 88 e la vita di Paolo un più piccolo 58 anni. La vita umana vale secondo i doni che il Signore ci ha fatto per arricchire la vita stessa. I doni del Signore poi esistono soltanto nella misura della risposta che la persona riesce a maturare. Paolo ha avuto molti doni e la sua riposta è stata sempre eccedente. La dignità umana è il minimo del diritto di ogni persona umana; ma quello che siamo davvero è il dono di Dio, che si fa concreto solo attraverso le nostre risposte, che sono sempre drammatiche perché operatrici.
Alcuni doni di Paolo Trionfini
Mi permetto di accennare ad alcuni doni di Paolo – soltanto alcuni – e alle sue tenaci risposte. Paolo è stato plasmato come uomo e come cristiano attraverso l’Azione Cattolica, sul modello che ha funzionato stupendamente nel caso di Odoardo Focherini. Paolo stato plasmato dalla padana mamma Concetta e dal quasi milanese papà Edmondo. Poi dalla Parrocchia, dalla Diocesi e, da ultimo, dall’esperienza impegnativa del Centro Nazionale di Azione Cattolica, esperienza pagata anche da tutta la sua famiglia fossolese. Alcuni tratti incisivi, infatti di Paolo sono venuti negli ultimi tre decenni, dalla moglie Cinzia e dai figli Giovanni e Anna. Benedicendo, il 25 aprile, la lapide, adesso resa di nuovo leggibile, posta sulla facciata della casa giovanile di Odoardo Focherini in corso Alberto Pio a Carpi, ho visto cosa fu scritto nel gennaio del 1956 a dieci anni dal martirio: «La fede la speranza la carità, temprate nella fucina dell’Azione Cattolica, illuminarono la vita e la morte di Odoardo». Le virtù infuse direttamente dallo Spirito Santo e le relazioni umane sono l’indivisibile grandezza di un uomo e di una donna. Quanto la lapide dice di Odoardo è vero anche per Paolo, con la variante non indifferente, ma non banalizzante, che al posto della prigionia e del campo di concentramento vanno messi i mesi della malattia e il rischio ben consapevole.
Nella sua storia non lunga, ma intensissima, entra la sua grande passione culturale e sinceramente accademica. La storia della Chiesa contemporanea vista nel concreto delle persone, delle associazioni locali, delle correnti di pensiero e persino dei partiti è stata il suo cibo fin dall’adolescenza. Gli ideali compagni di strada sono stati gli uomini e le donne dell’Azione cattolica italiana e, in particolare, del cattolicesimo democratico. Non si possono capire i sogni umani ed ecclesiali di Paolo senza ricordare i suoi frequentatissimi amici: Vittorio Bachelet, Aldo Moro, Montini/Paolo VI, Don Primo Mazzolari. Tra i carpigiani inoltre hanno un posto importante: Mamma Nina, don Zeno Saltini, Odoardo Focherini e Mario Gasparini Casari. Gli ultimi due vissero venti anni meno di lui ma furono capaci di rendere vera la loro Chiesa.
La sua correttezza accademica scevra di trucchi, l’assenza assoluta di concorrenze sleali e scavalcamenti, la libertà da ogni risentimento siano stati una luce esemplare. Il gusto per la ricerca schietta e interessata solo alla verità che lo ha portato a coinvolgere anche altri nei “sacrifici quotidiani” non ha mai bloccato – credo – l’amore ininterrotto per la moglie Cinzia e la ricchezza – molto austera – dell’insegnamento dei figli. La scelta dei loro nomi – Giovanni e Anna – insistono sul rimando alla «Misericordia», nella ripetizione della radice ebraica hann– che entrambi li tocca. Basta pronunciarli bene: Gio–vanni e Anna. La misericordia è il dono fatto da Dio a tutti e la richiesta che Gesù rivolge all’uomo. Essa attraversa tutta l’alleanza di Dio, dal Primo al Nuovo Testamento. Non a caso, uno dei tratti che più hanno caratterizzato lo stile di Paolo è la sua capacità di misericordia, non nutrita dalla faciloneria bonacciona e pressapochistica, ma sgorgante dalla grande intelligenza. Persino la sua ironia, inseparabile coniuge dell’acutezza, era sempre benevola e leggera.
Esequie vuol dire seguire e accompagnareSiamo davanti al Signore con Paolo e per Paolo. Penso che ci resti il compito di non lascarci scivolare via la sua testimonianza e la sua eredità. Il più grande insegnamento – è proprio il caso di dire — che Paolo regala è la consapevolezza che la Chiesa, anzi il Vangelo, hanno oggi più che mai bisogno di qualcuno che se ne faccia carico maturando per sé e per altri: acutezza, larghezza di vedute, dialogo, ascolto schietto e di pazienza tenace dall’intero di una realtà interpretata con verità, precisione e discrezione. In questo i credenti laici non sono meno indispensabili dei presbiteri.
Grazie, carissimo Paolo. Il tuo ricordo è uno dei segni che il Signore non ci lascia davvero soli. Non si tiene mai distante da noi. Come Gesù ha detto alla sorella di Lazzaro, il discepolo che Gesù amava, lui è il Figlio, che il Padre ha mandato nel mondo, perché anche noi diventassimo capaci di essere suoi degni figli. Il Signore è veramente risorto. Christòs anésti. Amen. Alleluia.
Profondo cordoglio ha suscitato la notizia della prematura scomparsa del professor Paolo Trionfini, fra i più importanti studiosi del cattolicesimo italiano contemporaneo. Nato a Mirandola (Modena) nel 1967, Paolo Trionfini è stato uno dei più importanti studiosi del cattolicesimo italiano contemporaneo. Ha conseguito la maturità classica e si è laureato con lode in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano nel 1992. Nel 2005 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia del movimento sindacale presso l’Università degli studi di Teramo. La tesi ha vinto il premio “Achille Taverna”. Oltre alla sua brillante carriera accademica come docente di Storia contemporanea presso l’Università di Parma, Trionfini ha ricoperto numerosi incarichi di rilievo: membro dell’assemblea della Fondazione Gorrieri per gli studi sociali, vicepresidente nazionale del Settore Adulti dell’Azione cattolica italiana dal 2008 al 2014 e, per molti anni, presidente dell’Azione cattolica di Carpi. E’ stato inoltre membro del Direttivo del Centro culturale Francesco Luigi Ferrari. Di particolare importanza il suo ruolo come direttore dell’Isacem-Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI, dove ha contribuito in modo determinante alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale del movimento cattolico italiano.
Numerose le sue pubblicazioni, nelle quali ha approfondito in particolare il rapporto tra politica e religione nel ‘900: L’«antifascismo cattolico» di Gioacchino Malavasi, Roma, Edizioni Lavoro, 2004; Ermanno Gorrieri (1920-2004). Un cattolico sociale nelle trasformazioni del Novecento (con M. Carrattieri e M. Marchi), Bologna, il Mulino, 2009; Carlo Carretto, Roma, Ave, 2010; «La politica fa parte anche del nostro amore». Lettere di Francesco Luigi Ferrari a Lina Filbier (1918-1933), Roma, Studium, 2016. Ha scritto anche le monografie La laicità della Cisl. Autonomia e unità sindacale negli anni Sessanta, Brescia, Morcelliana, 2014 e Storia dell’Italia repubblicana (1946-2018) (con G. Vecchio), Milano, Monduzzi, 2019. Ha curato, tra gli altri volumi, L’Azione cattolica nel mondo. Problemi e linee di sviluppo dalle origini al Concilio Vaticano II, Roma, Ave, 2019, e, con S. Ferrantin, L’Azione cattolica italiana nella storia del Paese e della Chiesa (1868-2018), Roma, Ave, 2021. Ha collaborato con il Dizionario biografico degli italiani.
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MESSAGGI
Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica
Paolo Trionfini è tornato alla casa del Padre. Lasciandoci sgomenti. Con gli occhi ricolmi di lacrime e un vuoto profondo nel cuore di ciascuno di noi, che l’abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto e gli vogliamo bene. Paolo ha un posto speciale certamente nel cuore di tutta l’Azione cattolica e, ne siamo certi, nella più ampia comunità ecclesiale e culturale del nostro Paese.
Direttore dell’Isacem, l’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI”, e già vicepresidente nazionale dell’Ac, Paolo è stato prima di tutto un uomo della Chiesa, un laico credente, un testimone coerente e appassionato del Vangelo nella storia.
Studioso rigoroso e appassionato, mite e delicato nelle relazioni quotidiane, lucido e coraggioso nella determinazione degli orientamenti e delle scelte associative.
L’Azione cattolica è stata la sua casa, la sua scuola, la sua missione. Fin da giovane ha trovato in essa un luogo di formazione integrale: spirituale, culturale e civile. Con naturalezza ha fatto proprio lo stile dell’Ac, quello del “camminare insieme”, coltivando un amore concreto per l’associazione e un instancabile desiderio di servire il bene comune. Non a caso, ha ricoperto con dedizione ruoli di responsabilità nei diversi livelli associativi, fino alla vicepresidenza nazionale del Settore Adulti, vissuta con grande umiltà, lucidità e spirito di servizio.
Studioso raffinato, ha saputo raccontare la storia del cattolicesimo italiano con uno sguardo competente e coinvolto, con la passione di chi sa che custodire la memoria è un modo per amare il futuro. Nell’Isacem ha portato avanti un lavoro prezioso, lasciando un’eredità intellettuale e spirituale che continuerà a parlare a lungo. Si è speso perché la cultura e la custodia della memoria divenissero ordinarie prassi nella vita delle associazioni, ha sostenuto con dedizione quotidiana la promozione della vita associativa attraverso la formazione e la ricerca storica.
La sua morte giunge in un momento particolarmente denso di significato per la Chiesa, segnato dalla scomparsa di papa Francesco. Due storie diverse, due vite al servizio del Vangelo, ma unite da un comune amore per la Chiesa dei poveri, per una fede incarnata nella realtà, per un laicato protagonista nella costruzione del Regno. Paolo ha profondamente amato e stimato Papa Francesco, riconoscendo nella sua parola profetica una conferma di ciò che l’Azione cattolica ha sempre cercato di vivere: la prossimità, la misericordia, l’impegno nella storia.
Nel dolore del distacco, ci stringiamo con affetto alla sua famiglia, ai colleghi dell’Università di Parma dove insegnava, agli amici e a tutta la comunità associativa.
Rendiamo grazie al Signore per il dono che Paolo è stato: per la sua fede sobria e profonda, per la sua cultura viva e condivisa, per la sua amicizia sempre discreta e leale. E, nella speranza cristiana, lo affidiamo all’abbraccio misericordioso del Padre, certi che continuerà a camminare accanto a noi, in quella comunione dei santi che unisce la terra al cielo.
L’Università di Parma, che lo annoverava tra i suoi docenti, attraverso il Rettore Paolo Martelli così ha ricordato il prof. Trionfini: “Ci ha lasciati un collega di grande levatura uno studioso rigoroso e appassionato e un uomo di profonda sensibilità. Nelle sue ricerche e nel suo lavoro ha approfondito in particolare il rapporto tra politica e religione nel Novecento e ha saputo raccontare con grande competenza la storia del cattolicesimo italiano. Nel dolore ci stringiamo alla famiglia e alle persone a lui vicine in un forte abbraccio”.
È con profondo dolore che il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari di Modena piange la morte del professor Paolo Trionfini, uno dei più importanti studiosi del cattolicesimo italiano contemporaneo, ma soprattutto un amico carissimo del nostro Centro, al quale ha dedicato energie, passione e competenza per molti anni come membro del direttivo. Il professor Trionfini ha saputo coniugare il rigore della ricerca storica con un autentico impegno nella vita sociale e culturale delle comunità in cui ha operato. Oltre alla sua brillante carriera accademica come Professore di Storia contemporanea presso l’Università di Parma, Trionfini ha ricoperto numerosi incarichi di rilievo: membro dell’assemblea della Fondazione Gorrieri per gli studi sociali, vicepresidente nazionale del Settore Adulti dell’Azione cattolica italiana dal 2008 al 2014 e, per molti anni, presidente dell’Azione cattolica di Carpi. Di particolare importanza il suo ruolo come direttore dell’Isacem-Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI, dove ha contribuito in modo determinante alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale del movimento cattolico italiano. Il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari ricorda con gratitudine il prezioso contributo di Paolo Trionfini alle attività e alle pubblicazioni del Centro, in particolare la cura del volume “La politica fa parte anche del nostro amore. Lettere a Lina Filbier (1918-1933)” un’opera fondamentale che ha raccolto il carteggio inedito tra Ferrari e la moglie Lina, mettendo in luce l’intreccio tra dimensione privata e impegno pubblico di uno dei più significativi esponenti dell’antifascismo cattolico. Questo lavoro, pubblicato nel 2016 da Fondazione FUCI – Studium, ha permesso di riscoprire e valorizzare il pensiero e la figura di Ferrari anche attraverso il progetto “Solo io posso farlo”, che ha coinvolto giovani, politici e amministratori.
Ugualmente importante è stata la cura di “(Quasi) un’autobiografia. L’ultima intervista di Ermanno Gorrieri” della collana “I Quaderni del Ferrari”. Quest’ultima opera raccoglie la testimonianza di Ermanno Gorrieri, figura di spicco del cattolicesimo democratico italiano, partigiano, sindacalista, parlamentare ed ex ministro del Lavoro, considerato uno dei padri nobili della Democrazia Cristiana e fondatore della Fondazione che porta il suo nome. Queste pubblicazioni hanno arricchito notevolmente il patrimonio culturale della nostra istituzione. Con Paolo Trionfini perdiamo non solo un grande studioso ma un amico sincero, un punto di riferimento per tutti noi del Centro Ferrari.
La Fondazione Fossoli esprime il proprio cordoglio, e rivolge sentite condoglianze ai familiari del professor Paolo Trionfini, storico, docente presso l’Università degli Studi di Parma e tra i più importanti studiosi del cattolicesimo italiano contemporaneo. I suoi interessi scientifici e la sensibilità nei confronti dei temi a noi cari hanno fatto sì che sia stato componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione stessa, dal 2000 al 2009: in seno a tale organo direttivo ha svolto un importante ruolo per la crescita dell’Istituzione con un importante contributo di idee e di visione.
Nel dolore del distacco, la Fondazione don Primo Mazzolari si stringe con affetto alla sua famiglia, agli amici e ai colleghi dell’Università di Parma dove insegnava. Trionfini era membro del Comitato scientifico della Fondazione bozzolese ed è stato uno dei più importanti studiosi del cattolicesimo italiano contemporaneo e profondo conoscitore della figura di don Primo Mazzolari. Ha curato l’edizione critica di alcuni volumi di Mazzolari (“Tu non uccidere”, “I preti sanno morire”, “Viaggio in Sicilia”) nonché il volume “Discorsi” e “«Dov’è il Padre?».
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Ricordo di Paolo Trionfini, nel giorno delle esequie
Il ricordo grato dell’Azione Cattolica Italiana
Pensiero lungimirante e costruttore di unità
Pietro Notarstefano*
Con grandissima commozione, prendo la parola, in primo luogo, per stringermi insieme a tutta la famiglia di Paolo, e in particolare ai due figli Anna e Giovanni, in un abbraccio grande che si estende alle tantissime persone, soci e socie di AC, responsabili e assistenti che con Paolo hanno condiviso il servizio in associazione, soprattutto a livello nazionale, ai tanti collaboratori e dipendenti del centro nazionale che negli anni hanno condiviso con te un tempo intenso di lavoro e di servizio quotidiano. Ci ha addolorato profondamente l’improvvisa notizia del tuo ricovero alla vigilia della Settimana Santa, abbiamo atteso trepidato tutti insieme proprio nel tempo in cui la Chiesa tutta meditava e contemplava il mistero della passione, morte e Risurrezione del Signore.
Ci ha sconvolto pertanto la notizia della tua morte, caro Paolo, qualche giorno dopo quella del nostro grande Papa Francesco, proprio nei giorni in cui la chiesa prolunga l’Alleluja pasquale e ripete che è la Vita a vincere sempre, anche sulla morte, e su ciò che agli occhi del mondo appare come la fine di tutto. A te e al pontefice, che tu stimavi e amavi moltissimo, è stato donato di salire al cielo nell’ottava di Pasqua, una situazione non casuale ma provvidenziale che ci invita a ripetere con il salmista che “preziosa agli occhi del Signore, è la morte dei suoi fedeli” (Salmo 116). Tanto incomprensibile è per tutti i noi fare i conti con l’insensata rapidità con cui sei stato sottratto agli affetti più cari e quotidiani, agli abbracci degli amici, quanto ci è chiaro e comprensibile contemplare la bellezza della tua umanità e la luminosità della tua esistenza in mezzo a noi. Tu, Paolo, ci hai mostrato infatti cosa vuol dire essere un laico cristiano, fedele al Signore e al suo Vangelo e unitamente fedele alla vita, alle sue gioie e meraviglie così come ai suoi drammi e alle sue angosce. Abbiamo appreso da te la mitezza e l’umiltà segno di beatitudine e di povertà in spirito; ci hai accompagnato sempre con la tua saggezza e competenza, e in diversi e complicati passaggi della vita associativa non ci è mancata la tua lucidità e anche la tua ironia.
Hai lavorato sempre per la comunione e l’unitarietà, essendo soprattutto una persona capace di ascolto e dialogo con tutti. Tanti dei nostri collaboratori più giovani che avevano sperimentato la tua compagnia nei mesi scorsi in centro nazionale, hanno voluto ricordare proprio la tua amabilità, gentilezza e simpatia. La disponibilità ad entrare con garbo nelle discussioni e a offrire sempre punti di vista stimolanti e propositivi.
Il tuo servizio associativo per gli adulti dell’associazione, ci ha aiutato a ripensare in profondità percorsi e strumenti per accompagnare la complessità e la globalità della vita adulta, valorizzando sempre le pluralità delle sensibilità e delle competenze.
Hai mostrato lungimiranza ed entusiasmo nel tempo in cui hai avuto il compito di dirigere la casa editrice dell’associazione, l’AVE e del tuo apporto sempre acuto e puntuale si è avvalsa la nostra rivista culturale Dialoghi che hai seguito quasi sin dall’inizio.
Ti siamo anche particolarmente grati per aver messo a servizio dell’associazione, oltre che la tua passione educativa, la tua competenza scientifica di studioso e di storico, sviluppando in modo davvero straordinario un importante ambito della vita associativa, come direttore dell’ISACEM, favorendo percorsi ed elaborando strumenti innovativi per promuovere la conoscenza della storia associativa, e attraverso di essa, della storia della chiesa e del nostro Paese. Ci hai aiutato a coltivare legami tra studiosi, di diverse età e provenienze accademiche, contribuendo a rendere ancora più significativo il percorso e il progetto dell’Istituto a servizio dell’associazione tutta.
Ci mancherai moltissimo, ci sentiamo oggi più poveri senza la possibilità di godere della tua compagnia e del tuo misurato giudizio sulla vita e sull’associazione, ma confidiamo nella forza misteriosa dei legami spirituali che attraversa la storia e il tempo, intrecciando le storie e i tempi, la memoria e la gratitudine con la speranza e la nostalgia.
Mi mancherai moltissimo caro Paolo, mi mancheranno le nostre fumate, furtive e serali, in cui scambiarci pensieri e idee sulla Chiesa sulla politica e, non di rado, sull’accademia e i suoi meccanismi feudali. Mi mancherà il tuo garbo, la disponibilità e la sollecitudine, ma sono certo che potrò ancora contare su di te, che potremo tutti contare ancora su di te. Continua a prenderti cura della nostra associazione, nel luogo privilegiato in cui certamente il Signore ha voluto inviarti, siamo certi che sarai in ottima compagnia.
Buon ritorno alla casa del Padre.
*Presidente nazionale Azione Cattolica Italiana
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Rendiamo grazie al Signore per il dono che Paolo è stato: per la sua fede sobria e profonda, per la sua cultura viva e condivisa, per la sua amicizia sempre discreta e leale
Custode della memoria con grande amore per il futuro
Cordoglio per la morte del professor Paolo Trionfini, docente universitario e studioso del cattolicesimo italiano, è stato presidente diocesano e vicepresidente nazionale dell’Azione Cattolica
Profondo cordoglio ha suscitato la notizia della prematura scomparsa del professor Paolo Trionfini, fra i più importanti studiosi del cattolicesimo italiano contemporaneo. Nato a Mirandola (Modena) nel 1967, ha conseguito la maturità classica e si è laureato con lode in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano nel 1992. Nel 2005 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia del movimento sindacale presso l’Università degli studi di Teramo. La tesi ha vinto il premio “Achille Taverna”. Oltre alla sua brillante carriera accademica come docente di Storia contemporanea presso l’Università di Parma, Trionfini ha ricoperto numerosi incarichi di rilievo: membro dell’assemblea della Fondazione Gorrieri per gli studi sociali, vicepresidente nazionale del Settore Adulti dell’Azione Cattolica italiana dal 2008 al 2014 e presidente dell’Azione Cattolica di Carpi dal 2002 al 2008. E’ stato inoltre membro del Direttivo del Centro culturale Francesco Luigi Ferrari e componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Fossoli. Di particolare importanza il suo ruolo come direttore dell’Isacem-Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI, dove ha contribuito in modo determinante alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale del movimento cattolico italiano.
Il Direttore e la Redazione di Notizie, con memoria grata per quanto il professor Trionfini ha donato nel servizio e nello studio alla Chiesa di Carpi, si uniscono alla preghiera per accompagnarlo all’incontro con il Padre e partecipano al dolore di tutti i familiari.
Il messaggio di cordoglio della Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica.
Paolo Trionfini è tornato alla casa del Padre. Lasciandoci sgomenti. Con gli occhi ricolmi di lacrime e un vuoto profondo nel cuore di ciascuno di noi, che l’abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto e gli vogliamo bene. Paolo ha un posto speciale certamente nel cuore di tutta l’Azione Cattolica e, ne siamo certi, nella più ampia comunità ecclesiale e culturale del nostro Paese. Direttore dell’Isacem, l’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI”, e già vicepresidente nazionale dell’Ac, Paolo è stato prima di tutto un uomo della Chiesa, un laico credente, un testimone coerente e appassionato del Vangelo nella storia. Studioso rigoroso e appassionato, mite e delicato nelle relazioni quotidiane, lucido e coraggioso nella determinazione degli orientamenti e delle scelte associative. L’Azione cattolica è stata la sua casa, la sua scuola, la sua missione. Fin da giovane ha trovato in essa un luogo di formazione integrale: spirituale, culturale e civile. Con naturalezza ha fatto proprio lo stile dell’Ac, quello del “camminare insieme”, coltivando un amore concreto per l’associazione e un instancabile desiderio di servire il bene comune. Non a caso, ha ricoperto con dedizione ruoli di responsabilità nei diversi livelli associativi, fino alla vicepresidenza nazionale del Settore Adulti, vissuta con grande umiltà, lucidità e spirito di servizio. Studioso raffinato, ha saputo raccontare la storia del cattolicesimo italiano con uno sguardo competente e coinvolto, con la passione di chi sa che custodire la memoria è un modo per amare il futuro. Nell’Isacem ha portato avanti un lavoro prezioso, lasciando un’eredità intellettuale e spirituale che continuerà a parlare a lungo. Si è speso perché la cultura e la custodia della memoria divenissero ordinarie prassi nella vita delle associazioni, ha sostenuto con dedizione quotidiana la promozione della vita associativa attraverso la formazione e la ricerca storica. La sua morte giunge in un momento particolarmente denso di significato per la Chiesa, segnato dalla scomparsa di papa Francesco. Due storie diverse, due vite al servizio del Vangelo, ma unite da un comune amore per la Chiesa dei poveri, per una fede incarnata nella realtà, per un laicato protagonista nella costruzione del Regno. Paolo ha profondamente amato e stimato Papa Francesco, riconoscendo nella sua parola profetica una conferma di ciò che l’Azione cattolica ha sempre cercato di vivere: la prossimità, la misericordia, l’impegno nella storia. Nel dolore del distacco, ci stringiamo con affetto alla sua famiglia, ai colleghi dell’Università di Parma dove insegnava, agli amici e a tutta la comunità associativa. Rendiamo grazie al Signore per il dono che Paolo è stato: per la sua fede sobria e profonda, per la sua cultura viva e condivisa, per la sua amicizia sempre discreta e leale. E, nella speranza cristiana, lo affidiamo all’abbraccio misericordioso del Padre, certi che continuerà a camminare accanto a noi, in quella comunione dei santi che unisce la terra al cielo.
La Presidenza nazionale Ac
Addio a Paolo Trionfini storico appassionato dei cattolici italiani
Ieri la morte prematura dello studioso
Giorgio Vecchio
Agli inizi del 1990, il professor Ottavio Barié, del quale ero assistente presso la facoltà di Scienze Politiche della Cattolica, mi affidò il compito di seguire la tesi di laurea di uno studente, tesi dedicata al rapporto tra cattolici e comunisti nell’Emilia degli anni Cinquanta. Lo studente mi apparve un po’ troppo timido e impacciato, ma, quando presi in mano il primo capitolo, rimasi sbalordito: pagine pulitissime, ricche di contenuto, perfette nella forma. Il lavoro di tesi, come usavamo allora, durò più di un anno, ma il risultato fu scontato: quello studente, Paolo Trionfini, portò a casa senza difficoltà la sua laurea a pieni voti e con lode. Nel 1992, quando divenni professore di Storia contemporanea all’Università di Parma, volli con me quel giovane, cercando di aprirgli la strada alla carriera universitaria. Da allora si consolidò un’amicizia, rafforzata nel crogiolo di libri scritti insieme, di discussioni scientifiche, di battute, di riflessioni sulla Chiesa. Già, perché Paolo e io scoprimmo presto di avere un comune denominatore nell’appartenenza all’Azione cattolica.
Anzi, la sua “militanza” andò presto oltre la mia. Dopo aver ricoperto incarichi di responsabilità nella sua diocesi di Carpi, finì per accettare impegni ancora più consistenti a livello nazionale, servendo per due consecutivi mandati come responsabile nazionale del Settore adulti e perciò come vicepresidente nazionale. Apprezzato da tutti per i suoi ragionamenti, amato per quella sua innata timidezza e anche per quelle sue battute fulminanti che ne rivelavano l’intelligenza.
Ecco dunque – e senza coinvolgere qui la sua bella famiglia – i due poli dell’esistenza pubblica di Paolo: la ricerca scientifica e la passione per la Chiesa. Credo di poter dire che lui è riuscito a tenerli entrambi in equilibrio senza che l’un polo prevaricasse sull’altro. E credo pure che ciò sia dimostrato dalle capacità mostrate sia come direttore dell’Istituto Paolo VI per la storia dell’Azione cattolica (Isacem) sia come autorevole membro del comitato scientifico della Fondazione don Primo Mazzolari. Per non parlare di tante altre collaborazioni, come quella entro il comitato scientifico dell’edizione nazionale delle opere di Aldo Moro.
Impossibile ricordare qui tutti i lavori firmati da Paolo. Cito solamente gli studi dedicati a figure importanti del cattolicesimo italiano, dal citato don Mazzolari (del quale ha curato la riedizione critica di varie opere, tra le quali i Discorsi e il Tu non uccidere) a don Zeno Saltini, da Ermanno Gorrieri a Carlo Carretto, senza dimenticare Francesco Luigi Ferrari. Ricca è la sua produzione sulla storia dell’Azione cattolica, tanto nella cura di importanti raccolte dei discorsi rivolti dai Pontefici all’associazione quanto nello studio – per fare un solo esempio – dei rapporti intercorsi tra l’Ac e la politica italiana. Devo pure ricordare l’imponente lavoro su La laicità della Cisl. Autonomia e unità sindacale negli anni Sessanta, frutto della sua tesi di dottorato. Né posso dimenticare che nella Storia dell’Italia repubblicana (1946-2018), che abbiamo scritto insieme, le pagine più nuove erano frutto suo.
Paolo Trionfini ha concluso ieri a Parma a 58 anni la sua vita terrena lasciando un vuoto che non potrà essere riempito tanto facilmente. Anche in quell’Università di Parma dove finalmente, dal 2019, aveva potuto trovare un posto di ruolo, come ricercatore e poi come professore associato, un riconoscimento davvero tardivo rispetto alle sue qualità di studioso.
Da Avvenire del 24 aprile 2025
L’Azione Cattolica di Carpi
Caro Paolo, l’Azione Cattolica della diocesi di Carpi, che hai fatto crescere e accompagnato per tanti anni, con dolore ti saluta.
Tante le persone, amiche e amici, donne e uomini, ragazze e ragazzi, unitamente agli assistenti, che hanno condiviso al tuo fianco presidenze e consigli diocesani, insieme nel cammino di crescita umana e nella fede dentro l’associazione, condividendo in pienezza la missione della Chiesa.
Ci stringiamo con affetto e nella preghiera alla tua famiglia, condividendone il dolore, ma certi che chi crede nel Signore della vita, che abbiamo appena celebrato nella Pasqua, “anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno.” (Gv 11, 25-26)
Il consiglio diocesano di Azione Cattolica
Dall’AC di Carpi al nazionale
Sguardo penetrante sulla realtà
Cristina Catellani*
Da anni ormai non incontravo Paolo personalmente. L’ho incontrato invece attraverso le sue parole: i suoi libri, articoli, registrazioni di conferenze. La notizia del suo malore, poi della sua morte mi ha lasciata sbigottita: mi ha dato la sensazione di un percorso interrotto, mi ha fatto riflettere su quanto è vera e difficile la Parola “i miei pensieri non sono i vostri pensieri”. Quello che, nonostante la nostra fede nella risurrezione, spesso proviamo di fronte alle morti improvvise e ancora lontane dalla soglia della vecchiaia. E con questa fede sofferta ho guardato indietro alla stagione nella quale Paolo ha servito con grande intelligenza e generosità l’associazione nella quale entrambi siamo cresciuti e in cui abbiamo collaborato, l’Azione Cattolica.
Ha respirato lo stile associativo in famiglia e nella sua parrocchia di Mirandola. Poco più che ventenne, con la vicepresidenza giovani, incarico che ha svolto per due trienni negli anni Ottanta, è entrato in una collaborazione ancora più stretta con il centro diocesano, collaborazione che poi con ruoli diversi ha proseguito fino a quando nel 2001 mi è succeduto come presidente diocesano. Al termine della sua presidenza, nel corso della quale tra l’altro ha rinforzato il legame con il centro nazionale, è stato chiamato ad assumere l’incarico di vicepresidente nazionale adulti e con il centro nazionale ha poi collaborato anche in qualità di studioso, come membro del comitato di redazione di alcune riviste e come direttore dell’Istituto Paolo VI. In uno snodo complesso e pieno di incognite per l’Azione Cattolica Italiana, dalla modifica dello Statuto ai cambiamenti del clima ecclesiale e politico.
Paolo era un uomo poco loquace: quando nelle riunioni prendeva la parola, si trattava sempre di considerazioni meditate, originali, acute, eppure mai arrivava a perorare con calore le proprie posizioni. Sempre rispettoso delle opinioni altrui e del funzionamento democratico dell’associazione, imbrigliava con la sua timidezza la lucidità e profondità dei propri pensieri e sempre ha preferito eccedere in prudenza che rischiare l’avventatezza. La sua conoscenza profondissima della storia della chiesa contemporanea (il suo ambito di studio) gli permetteva di avere uno sguardo più penetrante anche sulla dimensione locale e di suggerire – sulle questioni dibattute – prospettive diverse dalla vulgata, che permettevano di uscire dal formato talvolta semplicistico o ingenuo che non di rado assume il dibattito pubblico. Una attitudine che ha coniugato con la capacità di mai provare, e men che meno mostrare, senso di superiorità, sempre con spirito di servizio alla verità.
La dedizione allo studio era certo l’elemento chiave della sua professione, ma quello studio era anche lo strumento della sua comprensione delle singole persone, quelle che incontrava direttamente e quelle che fanno ormai parte della storia: penso alle ricerche dedicate a Mamma Nina, Odoardo Focherini, Zeno Saltini, per restare nel territorio carpigiano, ma anche a tante altre figure che hanno dato contributi importanti alla vita della chiesa italiana del Novecento, Gioacchino Malavasi, Francesco Luigi Ferrari, Ermanno Gorrieri. Poi soprattutto di don Primo Mazzolari e Aldo Moro, agli scritti dei quali stava dedicando un lavoro accurato. Come a dire che ciascuno di noi e ciascuno di coloro che ci hanno preceduto è un tassello di una storia in cui non si può scindere il privato dal pubblico, il politico dall’ecclesiale. Anche quando tra le due dimensioni gli equilibri sembrano impossibili da raggiungere.
Conservo il ricordo delle sue battute fulminanti, ma mai sarcastiche; della presenza tranquilla in tanti momenti formativi o decisionali di AC, quando la varietà delle persone rischiava di diventare disarmonia; dello sguardo attento sulla vita ecclesiale, capace di sdrammatizzare senza mai tradire la serietà dei problemi.
La storia dell’Azione Cattolica, con cui Paolo ha percorso un lungo tratto della sua vita terrena, conserverà l’impronta del suo contributo all’intelligenza collettiva della realtà ecclesiale, contributo in cui si sono incontrati l’appassionato associato e il fine studioso.
*già presidente Azione Cattolica Diocesana Carpi