È un Natale difficile, lo sanno bene i sacerdoti e parroci della Diocesi. Eppure, nelle loro parole, è la fede a offrire la chiave di lettura per mettere da parte la tristezza per quanto è andato perduto e poter invece continuare a crescere, nel cammino della liturgia di queste feste, nel rapporto con Dio e nell’amore ai fratelli. Oltre alla gioia per la nascita di Gesù, vero tesoro per ciascuno al di là di ogni bene materiale, è tanta la gratitudine: verso Dio che si fa vicino ad ogni uomo ma anche verso tutti coloro che, in vario modo, hanno offerto alle comunità aiuti economici, amicizia, solidarietà. Quasi a fare da eco, il messaggio del Papa a Rovereto: “Non siete e non sarete soli”.
Come la grotta di Betlemme
A San Francesco di Carpi tutte le Messe saranno celebrate nel salone parrocchiale. Don Roberto Bianchini parla di un “Natale vissuto nella precarietà, che ci avvicina alla grotta di Betlemme. Il cristianesimo – osserva – nasce dal niente e noi oggi dobbiamo ricostruire dal niente”.
A Cibeno di Carpi da alcuni anni le celebrazioni principali hanno luogo nel salone parrocchiale, per poter fare spazio a tutti i fedeli che vi partecipano. Sotto al portico, ad accogliere chi arriva, un bellissimo presepe di Romano Cornia e Giuseppe Lugli, che anche quest’anno non hanno fatto mancare in città le loro bellissime costruzioni. Il parroco don Carlo Gasperi però, come tutti, desidera poter rientrare nella sua chiesa e spera si potranno iniziare i lavori di ristrutturazione tra febbraio e marzo. A Sant’Agata è impegnato anche don Riccardo Paltrinieri, il più giovane sacerdote della Diocesi: anche lui sottolinea la difficoltà di questo Natale, ma al tempo stesso la vive come un’esperienza importante: “ci consentirà di vivere e riflettere più da vicino sul Natale raccontato nel Vangelo. Gesù nasce in una mangiatoria, in un luogo povero e va incontro alle situazioni complicate. Tutte le chiese distrutte dal terremoto – osserva – possono essere viste come luogo del Natale del Signore Gesù”.
A San Francesco di Carpi tutte le Messe saranno celebrate nel salone parrocchiale. Don Roberto Bianchini parla di un “Natale vissuto nella precarietà, che ci avvicina alla grotta di Betlemme. Il cristianesimo – osserva – nasce dal niente e noi oggi dobbiamo ricostruire dal niente”.
A Cibeno di Carpi da alcuni anni le celebrazioni principali hanno luogo nel salone parrocchiale, per poter fare spazio a tutti i fedeli che vi partecipano. Sotto al portico, ad accogliere chi arriva, un bellissimo presepe di Romano Cornia e Giuseppe Lugli, che anche quest’anno non hanno fatto mancare in città le loro bellissime costruzioni. Il parroco don Carlo Gasperi però, come tutti, desidera poter rientrare nella sua chiesa e spera si potranno iniziare i lavori di ristrutturazione tra febbraio e marzo. A Sant’Agata è impegnato anche don Riccardo Paltrinieri, il più giovane sacerdote della Diocesi: anche lui sottolinea la difficoltà di questo Natale, ma al tempo stesso la vive come un’esperienza importante: “ci consentirà di vivere e riflettere più da vicino sul Natale raccontato nel Vangelo. Gesù nasce in una mangiatoria, in un luogo povero e va incontro alle situazioni complicate. Tutte le chiese distrutte dal terremoto – osserva – possono essere viste come luogo del Natale del Signore Gesù”.
Condivisione nella povertà
“Ci stiamo adattando alla contingenza”, afferma don Callisto Cazzuoli, parroco di Rolo, ricordando che le Messe saranno celebrate nell’oratorio riscaldato e che all’esterno, in giardino, è stato allestito un grande presepe. Nonostante le difficoltà continua anche lo sforzo di aprire il cuore ai bisogni di chi, come Gesù stesso, è povero tra i poveri: la raccolta per le Missioni da parte dei bambini, che il 6 gennaio consegneranno la loro “scatolina delle Missioni”, i cui proventi saranno devoluti in parte ai Missionari della Diocesi in parte ai bimbi ebrei e palestinesi.
Le Messe si svolgeranno nel salone parrocchiale anche a Limidi. “Queste festività – sottolinea don Antonio Dotti – rappresentano anche un modo per continuare l’esperienza di condivisione e solidarietà che si è creata dopo il terremoto di maggio, e che il sisma ha fatto riscoprire in tutti noi. Sarà inoltre un’occasione per rivedere e ritrovare tante persone conosciute nel periodo dell’immediato post-sisma, con le quali si sono condivise tante emozioni”.
“Ci stiamo adattando alla contingenza”, afferma don Callisto Cazzuoli, parroco di Rolo, ricordando che le Messe saranno celebrate nell’oratorio riscaldato e che all’esterno, in giardino, è stato allestito un grande presepe. Nonostante le difficoltà continua anche lo sforzo di aprire il cuore ai bisogni di chi, come Gesù stesso, è povero tra i poveri: la raccolta per le Missioni da parte dei bambini, che il 6 gennaio consegneranno la loro “scatolina delle Missioni”, i cui proventi saranno devoluti in parte ai Missionari della Diocesi in parte ai bimbi ebrei e palestinesi.
Le Messe si svolgeranno nel salone parrocchiale anche a Limidi. “Queste festività – sottolinea don Antonio Dotti – rappresentano anche un modo per continuare l’esperienza di condivisione e solidarietà che si è creata dopo il terremoto di maggio, e che il sisma ha fatto riscoprire in tutti noi. Sarà inoltre un’occasione per rivedere e ritrovare tante persone conosciute nel periodo dell’immediato post-sisma, con le quali si sono condivise tante emozioni”.
Dio è con noi, sempre
“Il Natale ci insegna quanto siamo amati da Dio – osserva don Vianney Munyaruyenzi, parroco di San Marino –. La nascita di Gesù deve essere vissuta da ciascuno di noi come un viaggio spirituale che ci conduce al Bambino e a sua Madre, per andare incontro al Figlio di Dio che si è fatto uno di noi, contemplarlo, accoglierlo, amarlo, offrigli la nostra vita ed annunciarlo agli altri. Questo ci permette di vincere la falsità, la presunzione, di curare l’amicizia, di diffondere gioia, di essere attenti a coloro che vengono verso di noi, perché ‘non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’ (At 4,20). Preparandoci a vivere questo Natale – prosegue nel messaggio inviato ai parrocchiani – non possiamo dimenticare la situazione di precarietà che attraversiamo a causa del terremoto, le famiglie in difficoltà, gli anziani, gli ammalati, le persone sole. Anche la nostra chiesa è nel bisogno e deve essere aiutata da ciascuno di noi, sulla base delle nostre disponibilità, perché possa riaprire al più presto le sue porte”.
“Il Natale ci insegna quanto siamo amati da Dio – osserva don Vianney Munyaruyenzi, parroco di San Marino –. La nascita di Gesù deve essere vissuta da ciascuno di noi come un viaggio spirituale che ci conduce al Bambino e a sua Madre, per andare incontro al Figlio di Dio che si è fatto uno di noi, contemplarlo, accoglierlo, amarlo, offrigli la nostra vita ed annunciarlo agli altri. Questo ci permette di vincere la falsità, la presunzione, di curare l’amicizia, di diffondere gioia, di essere attenti a coloro che vengono verso di noi, perché ‘non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato’ (At 4,20). Preparandoci a vivere questo Natale – prosegue nel messaggio inviato ai parrocchiani – non possiamo dimenticare la situazione di precarietà che attraversiamo a causa del terremoto, le famiglie in difficoltà, gli anziani, gli ammalati, le persone sole. Anche la nostra chiesa è nel bisogno e deve essere aiutata da ciascuno di noi, sulla base delle nostre disponibilità, perché possa riaprire al più presto le sue porte”.
“Dio è con noi, sempre – osserva infine don Lorenzo Pollayil, nuovo parroco di Cortile, una comunità particolarmente colpita dal sisma – e ciò va ricordato soprattutto nel vivere questo Natale. Il terremoto è un evento traumatico, che può anche produrre catastrofi nelle vite delle persone, generando grande incertezza. Ma Dio si è associato alla nostra incertezza, alla nostra povertà e precarietà, venendo nel mondo come un uomo, e soprattutto come un bambino: una nullità, come molte persone possono sentirsi dopo essere state travolte nelle proprie cose dal terremoto. Questo Natale, in tal senso, può essere vissuto come festa della speranza: una speranza di cui ‘riempire’ il nostro ‘niente’, con la grazia di Dio. Egli infatti ha operato cose grandi anche a partire da vite piene di incertezze, come possono essere le nostre: così è stato per la Sacra Famiglia – conclude – da cui si è generata la più grande e straordinaria storia di Salvezza per tutti gli uomini”.