Il terzo appuntamento, svoltosi sabato 24 aprile, con la preghiera di invocazione a San Giuseppe per la cessazione della pandemia è stato dedicato al tema del prendersi cura con un’attenzione particolare a tutti gli operatori sanitari che in questa emergenza sono ormai da un anno in prima linea nel fronteggiare la malattia e nell’accompagnare i malati.
La veglia guidata da don Carlo Bellini ha preso lo spunto dal brano evangelico che narra il ritorno della famiglia di Gesù a Nazareth. Un episodio che evoca il compimento delle scritture anche nel dettaglio del luogo dovrà andrà a risiedere la Sacra Famiglia non più Betlemme ma Nazareth perché Gesù sarà chiamato il Nazareno. Ancora una volta emerge il ruolo di Giuseppe, il suo prendersi cura del figlio e di Maria, non solo condizionato dalle situazioni contingenti ma sempre ispirato dall’ascolto della Parola di Dio che si palesa in lui nella dinamica del sogno.
Molto forti le testimonianze che sono seguite affidate a due medici in servizio presso l’ospedale Ramazzini di Carpi, Chiara Pavesi e Marcello Bertesi, che hanno vissuto sulla propria pelle cosa ha voluto dire l’emergenza covid-19 nella realtà in cui operano.
Più diretto a descrivere i sentimenti vissuti l’intervento di Chiara, il passaggio dalla paura della prima fase alla stanchezza di questo ultimo periodo dove da un punto di vista medico è stato possibile mettere in atto protocolli terapeutici più efficaci ma da un punto di vista emotivo il rapporto con il paziente e i suoi familiari costretti al distanziamento presenta sempre risvolti delicati da affrontare, per infermieri e operatori ancor più che per i medici.
A Marcello invece il compito di razionalizzare questi sentimenti cercando di dare risposte alla domanda di senso: cosa ci insegna e ci chiede questa pandemia come persone e come comunità civile ed ecclesiale? Una riflessione profonda che si sintetizza in cinque parole (rimandando alla versione integrale delle testimonianze nella registrazione disponibile sul canale YouTube NotizieCarpi): incertezza, fragilità, speranza, discernimento, creatività.
La concelebrazione che ha concluso il terzo appuntamento con la preghiera di invocazione a San Giuseppe è stata presieduta da don Mauro Pancera, cappellano dell’ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola.