BEATIFICATIONIS SEU DECLARATIONIS MARTYRII SERVI DEI ODOARDI FOCHERINI


christifidelis  laici


in  odium  fidei,  uti  fertur,  interfecti


 (‘ 1944)


 


«Muoio con la più pura fede cristiana; credo sommamente, come sempre ho creduto, nella religione cattolica, nella Chiesa e nel Papa».


(Positio super martyrio p. 283)


 


Nel cammino del suo popolo e nelle tragiche situazioni della storia umana Dio sa sempre accendere splendide luci per indicare la strada e confortare le nostre speranze. Tra queste luci risplende l’altissima professione di fede del Servo di Dio Odoardo Focherini, padre di famiglia, raccolta nelle sue ultime parole nel campo di lavoro di Hersbruck.


Esempio eloquente di dedizione a Dio e di “passione per l’Uomo” il Servo di Dio visse profondamente l’esperienza della comunione ecclesiale, il servizio apostolico nell’Azione Cattolica, la professione di giornalista, nel contesto di una serena e intensa vita familiare. Condannato in quanto cristiano, morì “da cristiano”, con offerta generosa della sua vita. Consegnò se stesso all’amore di Dio, accompagnato dai sentimenti di fede che aveva vissuto e coltivato nella sua vita familiare, culturale, religiosa e civile.


Questo autentico testimone di Cristo nacque a Carpi il 6 giugno 1907. Ricevette il battesimo il 9 giugno successivo e la Cresima l’11 maggio 1913. Fin dagli anni giovanili frequentò con assiduità i Sacramenti e militò tra le file dell’Azione Cattolica Italiana, in cui svolse compiti di responsabilità, dapprima come educatore e poi come Presidente Diocesano. Partecipò all’Opera Realina di Carpi a scopo educativo-caritativo e fu segretario del 1° Congresso Eucaristico diocesano del 1931.


Il 9 luglio 1930 sposò Maria Marchesi da cui ebbe sette figli, tutti accolti con grande gioia e cresciuti con spirito di dedizione. Stabilì una profonda intesa familiare fondata sul rispetto reciproco, sul vero amore cristiano e vivificata dalla grazia del sacramento del matrimonio. Padre premuroso e solerte provvide ai bisogni della sua numerosa famiglia esercitando il lavoro di agente assicurativo.


Per la diffusione ed il sostegno del pensiero cristiano contribuì alla fondazione del giornale cattolico per ragazzi l’Aspirante che si diffuse in tutta Italia. Fu corrispondente de L’Osservatore Romano, e diede grande impulso a L’Avvenire d’Italia, divenendone amministratore nel 1939.


Allo zelo per la causa della verità e della diffusione del Regno di Cristo mediante la stampa, questo uomo veramente giusto unì un eroico spirito di carità per il prossimo. A partire dal 1942 infatti, e grazie a un’efficace organizzazione da lui ideata, riuscì a metter in salvo oltre cento fratelli ebrei colpiti dalla persecuzione razziale.


Per la sua luminosa fede, che si esprimeva nell’apostolato cattolico e giornalistico e che animava le coscienze a professare la verità e la giustizia, l’11 marzo 1944 fu fermato a Carpi, su ordine delle SS, e condotto in stato di arresto al carcere di S. Giovanni in Monte di Bologna, da dove fu avviato al campo di concentramento di Fossoli. La sua via crucis, attraverso il campo di smistamento di Gries e il campo di concentramento di Flossenbürg, lo condusse alla destinazione definitiva di Hersbruck, dove giunse il 29 settembre 1944.


Qui il Servo di Dio acquisì la consapevolezza che Dio gli chiedeva l’estremo sacrificio della vita a suggello della sua fedeltà al Vangelo.


I documenti coevi mostrano che la volontà persecutoria nei suoi confronti fu motivata unicamente da odio verso la fede, e provano, da parte del Servo di Dio, l’accettazione della sofferenza, la fedeltà alla preghiera, la consolazione offertagli dalla fede, l’impegno costante nel rafforzare la fede degli altri, il perdono nei confronti del persecutore.


Le piaghe ad una gamba e al piede, nella negazione assoluta di ogni possibile soccorso medico, sfociarono in una grave setticemia che nel progressivo strazio del fisico lo condusse alla morte il 27 dicembre 1944.


Alla sua vita egli antepose la Croce, che Gesù gli indicava come il più luminoso degli ideali. E quella Croce portò, con piena e volontaria accettazione, fino al calvario, sereno nella sofferenza, fortificando con l’esempio gli spiriti più deboli.


In virtù della crescente fama di martirio che circondò il Servo di Dio fin da quando fu conosciuta la sua edificante morte, l’Ordinario della Diocesi di Carpi, ottenuta la competenza territoriale dal Vescovo di Bamberg (Germania), istruì dal 30 marzo 1996 al 26 maggio 1998 l’Inchiesta diocesana super adserto martyrio.


 


Preparata la Positio, il 16 ottobre 2007 si tenne il previsto Congresso Peculiare dei Consultori Teologi super martyrio. Infine i Padri Cardinali e Vescovi nella Congregazione Ordinaria del 3 aprile 2012, sentita la relazione del Ponente della Causa Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo emerito di Viterbo, hanno riconosciuto che il Servo di Dio Odoardo Focherini fu ucciso in odio alla fede.


Fatta dunque un’accurata relazione di tutte queste cose da parte del sottoscritto Cardinale Prefetto, lo stesso Santo Padre, ratificando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, in data odierna ha dichiarato:


Consta il martirio, la fama di martirio e la sua Causa per il caso e l’effetto di cui si tratta.


Infine ordinò che questo Decreto fosse pubblicato e trascritto negli Atti della Congregazione delle Cause dei Santi.


 


Dato a Roma, il 10 del mese di maggio dell’Anno del Signore 2012