La Casa diocesana dell’accoglienza intitolata a don Ivo Galavotti sarà inaugurata venerdì 19 aprile a Sant’Antonio in Mercadello, frazione di Novi di Modena. Alle 18.30 la Santa Messa presieduta dal Vescovo monsignor Francesco Cavina. Seguiranno la cena per tutti i presenti, il saluto delle autorità e alle 20.45 l’incontro pubblico sul tema “La parrocchia come casa che accoglie” con gli interventi di Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, e di don Dario Crotti della Comunità “Casa del Giovane” di Pavia. La Casa dell’accoglienza della diocesi di Carpi porta il nome di don Ivo Galavotti, per trent’anni parroco di Sant’Antonio in Mercadello e il cui ricordo è particolarmente vivo e grato nei parrocchiani per l’infaticabile opera pastorale e per la costruzione della nuova chiesa che venne inaugurata nel 1963. Così scriveva don Ivo tempo dopo, nel 1993: “La nostra chiesa sia sempre per le nuove generazioni un ammonimento di quante cose belle può una popolazione unita al proprio parroco”. Vederla oggi chiusa e danneggiata dal sisma è una ferita profonda, soprattutto in chi abita nelle case che la circondano – anch’esse in larga parte lacerate dal terremoto –; ma se la fiducia nel futuro per un attimo vacilla, sono tanti i segni di resurrezione, è proprio il caso di dirlo, in questa piccola comunità, che confermano di “quante cose belle” sono capaci gli abitanti di Sant’Antonio. La ripartenza di alcune attività “storiche” del paese, proprio nel piazzale antistante la chiesa, il servizio di alcuni giovani in parrocchia, la riapertura a settembre dell’oratorio e del doposcuola Playstudio e la presenza di una famiglia aperta all’accoglienza nei locali della canonica sono oggi prova tangibile che, come ha detto il Papa, a edificare la comunità sono le “pietre vive” e non i mattoni.
Luca e Gabriella Luccitelli, sposi appartenenti alla Comunità Papa Giovanni XXIII e chiamati ad animare con la loro presenza stabile la Casa dell’accoglienza, abitano già a Sant’Antonio e hanno potuto trascorrere la Pasqua insieme ai parrocchiani. Le loro quattro figlie hanno già preso confidenza con il nuovo ambiente, anche grazie alla bella idea del Clan del Duomo di Carpi che, poco prima di Pasqua si è reso disponibile per una giornata di servizio presso la parrocchia, spostando rami, verniciando pareti, giocando con i bambini. La casa è terminata, e anche se l’arredamento è ancora “in progress” (proprio martedì 2 aprile sono giunti gli ultimi mobili donati da una famiglia di Monza), loro si stanno preparando alla grande festa del 19 aprile, una sorta di presentazione alla diocesi e alla parrocchia stessa di questa nuova iniziativa di Carità. Il progetto è stato promosso da Caritas diocesana e sostenuto tramite le offerte raccolte nelle parrocchie della diocesi in occasione della Quaresima di Carità – consegnate al Vescovo in occasione della Messa Crismale – e anche dalla Delegazione Caritas Lombardia che a seguito del terremoto è gemellata alla quinta zona pastorale. Il compito di Luca e Gabriella sarà quello di essere una presenza capace di animare la parrocchia, divenendo una sorta di punto di riferimento per la comunità. La Casa, per il nome che porta, ben si inserisce nella storia di Sant’Antonio, quella condotta per mano da don Ivo, in anni forse non meno difficili di quelli attuali. Don Galavotti, di cui il 9 aprile ricorre il settimo anniversario della morte, è ricordato infatti anche per la sua infaticabile opera di evangelizzazione – attraverso i pellegrinaggi, specialmente a Lourdes, dove ha condotto migliaia di persone – e di carità. Sacerdote semplice e generoso, povero e umile, non si ritirava davanti a chiunque gli chiedesse un aiuto, anche materiale: era molto legato all’opera di don Zeno Saltini, Nomadelfia, e a quella di Mamma Nina, la Casa della Divina Provvidenza.
Benedetta Bellocchio