Il sesto e ultimo centro di comunità dono di Caritas italiana alla Diocesi di Carpi è stato inaugurato a San Possidonio domenica 10 novembre. Alla cerimonia, a cui i possidiesi hanno partecipato numerosi con le autorità locali, sono intervenuti il Vescovo monsignor Francesco Cavina, il parroco don Aleardo Mantovani, don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, don Andrea La Regina della direzione di Caritas italiana, e Alessandro Martini, delegato regionale di Caritas Toscana. Con questa inaugurazione Caritas italiana ha così suggellato il termine della fase di emergenza nell’ambito degli interventi a favore delle parrocchie terremotate dell’Emilia. La struttura di San Possidonio è stata realizzata in particolare con il contributo delle Caritas diocesane di Toscana. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, questa l’esortazione evangelica risuonata all’interno del salone polifunzionale che da ora in poi accoglierà le celebrazioni liturgiche e altre attività pastorali e aggregative. “I centri di comunità – ha auspicato don Andrea La Regina – siano luoghi che ci stimolano ad entrare nella logica del dono e della solidarietà verso quanti si trovano in condizioni ben peggiori delle nostre. E il pensiero – ha aggiunto – va in questo momento alle popolazioni filippine colpite dal tifone”. La vicinanza di Caritas italiana non si esaurisce tuttavia nelle strutture donate ma proseguirà in particolare attraverso la rete dei gemellaggi. “La parte più importante – ha sottolineato Alessandro Martini, direttore di Caritas Firenze e delegato regionale per le Caritas diocesane della Toscana – comincia da stasera con l’impegno reciproco a camminare concretamente insieme come Chiese sorelle”. Un impegno che la parrocchia di San Possidonio ha fatto proprio esprimendo tramite don Aleardo Mantovani il più vivo ringraziamento a tutti coloro che si sono adoperati per la costruzione del centro di comunità. “La strada percorsa ci ha irrobustito – ha affermato il parroco – e oggi guardiamo al disastro enorme del terremoto con serenità grazie a questa nuova struttura. Qui ci riuniremo per pregare e per confrontarci sul futuro, qui i nostri ragazzi si ritroveranno per il catechismo e per varie attività. Per loro e per tutti – ha concluso – il centro sia una seconda casa in cui la comunità possa rinascere”.