I risultati dell’indagine al centro della prima conferenza del Centro Informazione Biblica, relatore don Ivo Seghedoni
Quest’anno il ciclo di incontri organizzati dal Centro informazione Biblica (Cib) sul tema I volti di Dio è partito dalla fine: se normalmente la conferenza sulla contemporaneità succedeva agli incontri biblici, quest’anno è stata la prima e ha visto come relatore don Ivo Seghedoni, docente di pedagogia della religione presso l’ISSRE di Modena, affrontare il tema: Il Dio dei giovani – Contro? Semplicemente indifferenti? Ma contro quale volto di Dio sarebbero i giovani? Forse quello trasmesso dalle istituzioni? E quale rappresentazione hanno di Dio? La risposta a queste domande è riferibile all’annuncio che hanno ricevuto. Proprio in vista di questo incontro, nel dicembre 2021, agli studenti e alle studentesse del triennio delle scuole superiori di Carpi è stato proposto di rispondere ad un questionario sulla loro immagine del volto di Dio.
Hanno accettato in oltre 300 ragazzi/e e come primo risultato il 60% ha risposto che vede in Dio “un Padre accogliente”. Allora ci si può domandare se i giovani sono “contro Dio” oppure contro l’immagine di Dio che viene loro proposta, magari anche con un certo scarto rispetto a ciò che Dio dice di essere nella Bibbia. Allo stesso modo: i giovani sono indifferenti a Dio? Oppure lo sono al volto e/o alla proposta religiosa che ricevono? Oltre il 60% dà poca importanza alla frequenza di cerimonie e riti, quindi forse sono poco interessanti alle proposte istituzionali della Chiesa ma non a Dio.
Il volto di Dio che comunichiamo è obsoleto, forse addirittura più assimilabile ad un idolo. I giovani sono in conflitto con la proposta di un dio del passato, che quindi non può essere il Dio di Gesù che si presenta ad ogni generazione. Anche a Carpi si conferma il trend di marginalizzazione del cattolicesimo in coerenza con i dati nazionali che vedono il cattolicesimo a perdere peso, ma non la religiosità in assoluto. Questa generazione sta vivendo una metamorfosi: i ragazzi non sono meno spirituali, ma meno religiosi. Allora bisogna uscire dal pensiero binario tra credenti o non credenti per aggiungere la dimensione dell’incertezza e della perplessità. Esiste una domanda spirituale, che non trova riscontri nei percorsi della religione istituzionale. I giovani vogliono dare un significato all’oggi, dare un senso a sé stessi e al mondo che vivono. Essi stanno “uscendo dal recinto” della nostra tradizione cattolica, ma non brancolano nel buio o nel nichilismo. Per loro fuori dalla chiesa non vuole dire essere lontani da Dio; e chissà che Dio non ci aspetti là dove sono loro… Noi viviamo il cambiamento d’epoca e, in questo, siamo alla fine di una forma di cristianesimo. Dobbiamo essere curiosi di vedere da dove viene il cristianesimo che verrà, dove agisce lo Spirito… E dobbiamo avere un atteggiamento di silenzio, ascolto, contemplazione Anche il Covid con i suoi divieti ci ha portati a riflettere sulla nostra spiritualità e sull’assenza dei riti. Allora chi deve cambiare per aprirsi al dialogo: i giovani o la chiesa? È la chiesa a doversi rendere più duttile. Il cambiamento è una responsabilità per noi oggi. Nella Evangelii Gaudium (2013) Francesco chiama la chiesa alla riforma a partire dal linguaggio che utilizza. 1. Siamo troppo preoccupati di criticare gli stili di vita dei giovani senza cercare forza di dialogo (come Gesù che accompagna i discepoli che vanno verso Emmaus, per poi farli tornare indietro); invece che accompagnarli, vogliamo imporre loro le nostre speranze.
Ma riusciamo a reggere la solitudine delle chiese senza giovani? 2. Non abbiamo ancora la libertà di riconoscere che “siamo diventati una chiesa vecchia”. Pretendiamo che i giovani, per accedere al Vangelo, vivano le nostre esperienze. Ma in questo nodo non siamo al servizio di una fede nuova. 3. Siamo invitati a riconoscere che l’ora dei giovani è diversa dalla nostra: dovremmo vigilare non tanto sui contenuti quanto sui processi e sulle loro scelte. Noi dovremmo mantenere le “regole del gioco” cristiano, ma lasciarli liberi nel loro cammino. 4. Noi siamo chiamati ad essere custodi dei sogni dei giovani e i garanti della loro profezia (anche se contro il nostro modello di chiesa e di Dio obsoleto). Dobbiamo avere una funzione paterna e, quindi, una funzione ecclesiale: non possiamo mettere il vino nuovo in otri vecchi. La relazione di don Seghedoni è stata intensa e piena di spunti a cui attingere per impostare una pastorale giovanile e un annuncio coerente con le aspettative e le necessità dei giovani. E non finisce qui! Domenica 20 marzo, sempre alle ore 16, suor Ombretta Pettigiani, docente di Antico Testamento presso lo Studio Teologico di Assisi, ci condurrà dentro al libro del profeta Giona per scoprire un altro dei volti di Dio.
Il Centro Informazione Biblica che ha la sua sede a Carpi ha messo in cantiere per il 2022 quattro conferenze pubbliche che ha deciso di dedicare al tema “I volti di Dio”. Per motivi di carattere organizzativo, non si svolgeranno secondo l’ordine previsto inizialmente, ma l’ultima programmata sarà proposta per prima.
La rassegna è promossa in collaborazione con il Circolo Acli Carpi Aps e con la parrocchia della Cattedrale.
Interverranno come relatori: domenica 13 marzo, “Il Dio dei giovani”, Ivo Seghedoni (Modena); domenica 20 marzo, “Giona, il profeta adirato con Dio”, Ombretta Pettigiani (Assisi); domenica 27 marzo, “Gesù specchio di Dio”, Davide Arcangeli (Riccione); domenica 3 aprile, “Mòstrati, Dio”, Jean-Louis Ska (Roma).
Le conferenze sono aperte a tutti. Si terranno presso la Sala Duomo in piazza Martiri a Carpi, alle ore 16.00.
Ingresso fino ad esaurimento posti. Obbligo di Super Green Pass.