Intervento del Vescovo monsignor Francesco Cavina
Convegno sui beni culturali ‘Ad un anno dal sisma’
Martedì 28 maggio 2013
Carpi, Palazzo dei Pio
Sappiamo tutti che i disastri naturali e le guerre aggiungono al dramma umano la perdita talvolta irreparabile di un patrimonio culturale e artistico privi del quale diventiamo tutti più poveri. E’ necessario prima di tutto imparare ad avere consapevolezza di queste ricchezze, poi prendersene cura e questo comporta la documentazione, la catalogazione, il restauro, e soprattutto la prevenzione.
Il terremoto che ha colpito l’Emilia ha distrutto numerosi beni artistici destinati al culto. Ora la loro riqualificazione e restauro non può prescindere dalla ‘comprensione totale’ del valore e significato dei beni culturali ecclesiastici.
Pertanto, per coordinare responsabilmente i lavori di restauro e di recupero di questi beni non sono sufficienti solo gli aspetti tecnici imprescindibili, ma è necessaria anche una lettura cristiana ed una valutazione pastorale dell’opera d’arte. In altre parole per raccordare responsabilmente i lavori di gestione dei beni culturali ecclesiali non si può prescindere dal motivo per cui sono stati voluti, pensati, costruiti, utilizzati e valorizzati. In sostanza i luoghi di culto non sono edifici qualunque e proprio per questo vanno considerati come un mezzo, mai come un fine ultimo.
Proprio perché un ‘mezzo’ credenti e non credenti attendono che siano restituite, il più presto possibile, le chiese alla loro fruizione per ritrovare un luogo simbolo ed imprescindibile della vita di una città o di un paese.
In questa prospettiva suscita non poca apprensione ‘il codice degli appalti’ per la scelta dei progettisti.
Elenco alcuni motivi di preoccupazione.
La gara di appalto per i progettisti:
– di fatto esautora i parroci dalla problematica terremoto, con conseguenti inevitabili polemiche che coinvolgeranno anche le rispettive popolazioni;
– dilaziona i tempi di almeno 3-6 mesi a seconda del tipo di gara d’appalto da indire;
– vedrà una presenza massiccia di tecnici esterni e quasi tutti provenienti da fuori regione, in quanto viene richiesto come requisito per partecipare alla gara di avere realizzato almeno un intervento simile a quello a base gara;
– comporterà un aumento dei costi.
Alcune considerazioni:
1. La diocesi di Carpi, calcolando le competenze con la percentuale fissata dalla regione, si troverebbe a dover appaltare la progettazione di 45 cantieri su 88; con le tariffe stabilite dal codice degli appalti salirebbero a 60-62. In pratica si resterebbe bloccati fino a settembre a causa delle gare d’appalto per scegliere i progettisti. E a questo riguardo vorrei ricordare quanto già è risaputo: la gente è o indispettita o arrabbiata o rassegnata a causa di una eccessiva burocrazia. Un anno è passato e secondo il loro sentire (anche se a onore del vero non è così) poco di concreto è stato fatto fino ad ora. Dovere loro comunicare che i lavori rimarranno fermi fino a settembre per le gare d’appalto per la scelta dei progettisti non lascerà sicuramente indifferenti.
2. E’ vero che i tecnici locali hanno meno esperienza rispetto a quelli esterni, ma un tecnico di fiducia del parroco e della comunità assicura da un lato ‘una maggiore protezione’ nel senso che si accettano più serenamente alcune lungaggini in fase di progettazione; diversamente, al minimo ritardo si chiamano i giornali, ‘Striscia la notizia’, ‘Le iene’, con grave danno per tutti. Dall’altro possiedono sicuramente una maggiore conoscenza della storia e della vita del bene danneggiato.
3. L’economo della diocesi di Udine, nel corso di un convegno che si è tenuto a Bologna, ha tenuto a sottolineare che uno dei punti di forza per la ricostruzione in Friuli è stata la scelta dei progettisti da parte delle singole parrocchie.
Proposte
Non si potrebbe ovviare a queste problematiche:
1. inserendo nel prossimo Decreto in fase di elaborazione la seguente dicitura: ‘Le stazioni appaltanti possono derogare all’articolo n. 91 del codice degli appalti in merito alla scelta dei professionisti per importi fino a 100.000 (centomila) euro’ ?;
Oppure:
2. La Legge Regionale per la ricostruzione all’articolo 11 equipara i beni ecclesiastici ai beni pubblici. Per i Comuni è stata concessa deroga al codice degli appalti in merito alla scelta dei professionisti fino ad una cifra di 200.000 (duecentomila) euro. Non è possibile un simile trattamento anche per le diocesi?
+ Francesco Cavina, Vescovo