Un granellino di senapa
Questa nota espressione evangelica utilizzata da Gesù per alludere alla potenza del Regno di Dio e alla sua crescita (Mc 4,31), è stata utilizzata da un padre della Chiesa, san Cirillo di Gerusalemme, anche per esprimere cosa fosse il Simbolo di fede, ossia il «Credo» che recitiamo nella liturgia domenicale. Il Simbolo, come sappiamo, contiene tutte le verità essenziali del nostro credere. È una sintesi che si formò per introdurre ai misteri della fede cristiana i catecumeni, coloro che si preparavano a ricevere il Battesimo. Veniva solennemente consegnato e poi restituito dai costoro dopo una intensa assimilazione non solo intellettuale, ma soprattutto esistenziale. Da poche righe fiorisce, dunque, da secoli, la vita cristiana con i suoi frutti di santità. L’immagine del «granellino di senapa» ben si addice anche al cammino che le diocesi di Carpi e Modena hanno aperto la sera di lunedì 11 ottobre, a Quartirolo e, on line, in tantissime parrocchie, proprio intorno alle grandi domande della fede cui il Simbolo vuole offrire risposta.
Il Credo potrebbe infatti apparirci a volte come una sintesi arida ed eccessivamente dogmatica. In realtà, ogni sua parola è un «campo» che nasconde un tesoro o una «perla di grande valore», per attingere ad immagini di altre due piccole parabole narrate da Gesù (Mt 13,44-46). Ciascun passaggio del Credo potrebbe essere sviscerato a lungo, per comprendere come contenga le basi della vita nuova che viviamo in Cristo. Il Simbolo è capace di produrre molti rami. L’itinerario delle nostre diocesi vuole mostrarne tutta la bellezza.
Le prime parole del Simbolo, che ho commentato lunedì sera, contengono infatti una novità dirompente che modificò alla radice la visione del mondo e della storia che precedeva il cristianesimo, contestandone gli assunti di fondo. Sono gli stessi assunti che anche oggi dipingono la nostra vita come un caso fortuito, frutto di processi ingovernabili che fanno di noi sostanzialmente degli orfani.
Ad una società che di fatto divinizza il destino come vera guida degli eventi, il Credo risponde con la fede in un solo Dio, da cui provengono tutte le leggi e le energie che vivono nel mondo. Alla ragione filosofica che postula una sorta di dio «orologiaio» che crea il mondo come appunto un tecnico assembla un meccanismo, per avviarlo ma poi consegnarlo a sé stesso, il Credo risponde con la fede in un solo Dio Padre. Alle speculazioni che contrappongono due principi assoluti, responsabili l’uno del bene, della luce e della vita, l’altro del male, del buio e della morte, il Credo risponde con la fede in un solo Dio Padre Onnipotente, che tutto regge nelle sue mani e compie ogni sua promessa per la nostra salvezza. Infine, alle teorie scientifiche intorno all’evoluzione del mondo e dell’uomo, il Credo non contrappone altre spiegazioni intorno al «come», ma piuttosto intorno al «perché» esistiamo e viviamo. Dio Padre ha creato il mondo nel Figlio e Gesù Cristo è la ragione ultima di tutte le cose, l’impronta filiale del cosmo, che possiamo abitare nella fiducia di essere voluti e amati dal Padre nello Spirito Santo.
La liturgia che celebriamo, la preghiera che ci sostiene e l’amore che doniamo ai nostri fratelli affondano proprio qui, nel Credo, piccolo granellino di senapa, le loro radici.
Don Claudio Arletti