Editoriale del n.10 del 15 marzo 2015

Non siamo tutti pari ai blocchi di partenza

Si diffonde subdola, qui da noi come in Europa, l’idea che interrompere la gravidanza sia un diritto che dice la modernità della nostra società, in nome delle pari opportunità che devono essere riconosciute alle donne. Ma non è ben chiaro di quali pari opportunità stiamo parlando. Dentro ogni gravidanza c’è una opportunità di essere madre e, al di là dei fattori fisiologici che possono impedirla, sono fattori sociali e scelte politiche a renderla effettiva: cosa scegliamo di fare, o di non fare rende questa opportunità realizzabile o no, in particolare per le categorie più fragili che, per diverse ragioni ‘ economiche, lavorative, ma anche per solitudine e mancanza di speranza ‘ si trovano a doversi mettere in discussione: ‘Vorrei ma non è opportuno, in questo momento’. Molte donne toccano con mano l’idea diffusa che avere un figlio oggi ‘ sia esso ‘il primo’ o ‘un altro’ ‘ è poco opportuno, nel giudizio sociale ma anche parentale. Non c’è forse un uguale diritto di tutte le donne a poter vivere serenamente la propria maternità, diritto che si cerca oggi di far valere in campo lavorativo e famigliare, già a partire dai mesi di gravidanza? Continuiamo a dirci che la maternità è un’opportunità con un valore sociale e ci preoccupiamo che sia garantita la possibilità di abortire, non di tenere il bambino (pensando tra l’altro che per tutte le donne queste siano scelte equivalenti a livello psicologico, morale, famigliare, lavorativo, ecc). ‘Senza affrontare il tema dell’occupazione femminile e delle pari opportunità di genere e sociali ‘ ha concluso così il sindaco di Carpi Alberto Bellelli il consiglio comunale su questo tema ‘ non ci potremo inventare un diverso modello di welfare’. È vero, non siamo tutti pari ai blocchi di partenza: riconoscere in un certo gesto un diritto talvolta significa disprezzare chi quello stesso gesto lo vive come un obbligo. Che alla fine sono sempre i più poveri. Non si capisce perché faccia problema desiderare che le nostre città e paesi siano un luogo in cui l’opportunità di fare figli sia realmente incoraggiata e in cui la maternità ‘ nel rispetto di chi non vuole o non può viverla ‘ sia una scelta premiata e accompagnata, non criticata, ostacolata o peggio ignorata. Volere che nei nostri paesi l’aborto sia evitato in tutti i modi possibili proponendo a tutte le donne ‘ perché la ‘libera scelta’ è loro e non nostra ‘ percorsi di rimozione delle cause e di sostegno reali, cioè in cui tutti ci sentiamo coinvolti e responsabili, è forse violare la libertà di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza? Di un figlio in più, di un bambino in più nella nostra società, c’è forse da aver paura? Nessuna donna ‘ e nemmeno nessun uomo ‘ deve più dire ‘cos’altro potevo fare?’ perché questa non è pari opportunità.
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