Il Papa incontra i famigliari delle vittime di mafia
La primavera della giustizia
di Rebecca Righi
di Rebecca Righi
Il 21 marzo, primo giorno di primavera, è la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Le due date coincidono: quasi a ricordare che ‘se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto’ (Gv12,24).
L’associazione Libera si schiera al fianco di coloro che operano per realizzare il sogno di cittadini liberi dall’intimidazione, dalla prepotenza, dalla paura: in quel giorno si leggono ad alta voce i nomi, uno per uno, di tutte le vittime della violenza mafiosa.
Poi la sorpresa annunciata nei giorni scorsi: nello stesso giorno il Papa incontra oltre 700 familiari delle vittime delle mafie che arrivano da tutto il paese e sosterà con loro in preghiera. La disponibilità di Francesco è, per don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ‘voce di una Chiesa che salda il Cielo e la Terra, e che della denuncia fa annuncio di salvezza’. Una disponibilità a incontrare persone, ad ascoltare le loro storie e a prendersene carico, a spalancare la porta perché prendano corpo e voce nelle vite di ognuno.
Giova allora ricordare che la mafia non è solo un problema del Sud, per varie ragioni. Così come i rifiuti tossici che infestano la Campania sono sì un problema perché causano morti e distruggono le campagne ma guarda caso provengono dalle grandi città del Nord. Ancora perché il metodo mafioso uccide la convivenza civile, sostituendo alla fiducia e alla libertà la minaccia e l’intimidazione; perché chi ha l’unico obiettivo di conservare la propria ricchezza non contribuirà mai all’innovazione e allo sviluppo; perché i primi a pagare la presenza mafiosa sul territorio sono lavoratori e imprenditori, che di questi tempi non ne hanno bisogno. Visto che le mafie hanno la speciale abilità di fiutare i flussi di denaro, è noto che anche l’imprenditoria emiliano-romagnola è contaminata come emerge da numerose indagini. Ecco perché occorre vigilare affinché il mercato non venga alterato da imprese finanziate da fonti illecite, che si aggiudicano gli appalti al massimo ribasso lesinando oltre l’immaginabile, che riciclano milioni frutto di prostituzione e di spaccio.
Non sembra essere una puntualizzazione scontata, questa, siccome nei processi per l’articolo 416bis a Bologna c’è ancora chi sostiene che la mafia al Nord non esiste.
Giunge puntuale per rafforzare le ragioni di questo impegno l’incontro con don Maurizio Patriciello previsto sia a Mirandola che a Carpi il 21 marzo. Una testimonianza forte di un parroco che da anni si batte per il suo popolo nella lotta alla camorra. Lo stesso popolo per amore del quale un altro sacerdote campano, don Peppe Diana, non aveva taciuto e per questo motivo ucciso venti anni fa.
Don Maurizio, don Peppe, e con loro tantissimi altri: uomini che prestano le loro labbra e la loro esistenza al Signore, che attraverso di loro ripete alla sua terra: ‘Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada’ (Is 62,1).
Vogliamo essere anche noi labbra che permettono di tramandare una promessa di giustizia e di salvezza, vogliamo essere un abbraccio concreto per chi mette in gioco la propria vita per sostenere questo diritto alla libertà.