Editoriale del n. 15 del 21 aprile 2013

Opere di carità risposte alla crisi e all’immobilismo indecente della politica


Relazioni di valore
di Luigi Lamma


Sono i numeri implacabili della crisi economica, sono gli appelli dei sindacati e degli imprenditori, sono i drammi quotidiani di persone e famiglie che arrivano anche ai gesti più estremi, a rendere ‘indecente’ l’immobilismo del sistema politico tanto che a due mesi ormai dalle elezioni l’Italia è ancora senza un governo. E chissà se alla fine di questa settimana avremo un Presidente della Repubblica dal quale tutti possano sentirsi, se non rappresentati, almeno garantiti. Siamo in prossimità di due significative ricorrenze, il 25 aprile e il 1° maggio, che evocano, almeno sul piano simbolico, passaggi decisivi nella storia del nostro Paese a livello politico e sociale. Una lotta di liberazione dalla tirannide frutto del concorso di tutte le anime culturali e politiche e presupposto per la ricostruzione post bellica: quale migliore riferimento per l’attualità? Non c’è una dittatura da abbattere ma c’è un’emergenza economica senza precedenti che le forze politiche devono affrontare in tempi rapidi e con soluzioni condivise. E’ qui che si colloca il tema del lavoro, del diritto al lavoro, di fronte ai dati impressionanti della disoccupazione, specie giovanile. Allora è davvero ‘indecente’ chiedere che si faccia presto e che la politica si assuma le responsabilità che le spettano nei confronti del bene comune e non solo a tutela della propria fazione?  
In questi giorni si è celebrato il convegno delle Caritas Italiane, che rappresentano quelle rete fittissima di iniziative mosse dalla carità cristiana verso una povertà sempre più diffusa. Secondo i dati presentati la crisi economica ha provocato un aumento enorme delle povertà familiari: 177,8% in più di casalinghe e 65,6% dei pensionati (rispetto al 2011) che nei primi sei mesi del 2012 si sono rivolti ai Centri di ascolto Caritas, un totale del 15,2% in più di italiani. Sono numeri che confermano quanto rilevato anche a livello locale, nei centri di ascolto oggi presenti in diverse parrocchie proprio per far fronte a domande di aiuto sempre più ‘vicine’, da parte di persone che non si rassegnano ad iscriversi alle liste dei poveri.
Il futuro dell’assistenza come si va prospettando nel convegno delle Caritas passa attraverso esperienze di prossimità che puntano ancora, ma guarda un po’ dove si va a parare, sulla famiglia: reti di famiglie per l’aiuto reciproco; sostegno alla genitorialità in situazioni di disagio socio-familiare; sostegno da famiglia a famiglia. Con un welfare sempre più ridimensionato in termini di risorse c’è da mettere in campo il valore delle relazioni e della famiglia non solo come soggetto destinatario di azioni di aiuto, ma per creare rapporti di scambio e reciprocità tra pari. E’ in questo contesto che, ancora una volta, come sempre avvenuto nei secoli, da quando l’avvenimento cristiano ha fatto breccia nella storia del nostro Paese e nel cuore del nostro popolo, la Chiesa risponde con le sue opere di carità che scaturiscono dalla fede: si inaugura venerdì 19 aprile una casa famiglia in una frazione di Novi di Modena e ha aperto un nuovo centro di ascolto Caritas nel popoloso quartiere di Cibeno a Carpi. L’amore cristiano è così, non aspetta i tempi della politica ma risponde al grido del povero.