Editoriale del n. 38 del 3 novembre 2013


Le larghe intese vanno strette al Paese. Si premia il gioco d’azzardo e si puniscono le famiglie con disabili

 

Politici o ragionieri

di Luigi Lamma

Sia chiaro nessun dietro front. L’attuale maggioranza che sostiene il Governo non ha alternative se non quella di un voto anticipato con tutte le conseguenze che questo comporterebbe sul versante economico finanziario a causa della perenne instabilità politica.

 

Pur in una condizione di alleanza forzata tra partiti avversari dovrebbe prevalere il senso di responsabilità verso il bene comune assicurando una visione politica dei problemi e delle possibili soluzioni da adottare. C’è però la sensazione di aver riconsegnato il Paese a dei tecnici o ancor peggio a dei ragionieri.

Di fronte alla legge di stabilità ora in discussione in Parlamento qualche dubbio emerge sulla sordità  dell’esecutivo rispetto a situazioni da correggere perché rappresentano palesi atti di ingiustizia. Da qui l’appello anche ai nostri Parlamentari a farsi parte attiva per sanare queste incongruenze.

Si parte dal gioco d’azzardo, un’emergenza sociale ed educativa che in queste ultime settimane ha visto il nostro giornale particolarmente impegnato nel sollecitare la mobilitazione delle istituzioni e delle associazionismo. Già alcune settimane fa si segnalava il pericolo che all’interno del decreto per la copertura finanziaria necessaria per l’abolizione dell’IMU venisse accordato un maxi condono alle imprese concessionarie del gioco d’azzardo. Purtroppo l’ipotesi è stata confermata e così si premiano aziende che, oltre a gestire un’attività che seppur legale produce effetti devastanti, hanno frodato il fisco. Con un clausola di salvaguardia, prevedendo che molte di queste aziende non sarebbero state in grado di pagare, grazie alla quale la copertura della rata IMU verrà ottenuta aumentando le accise sui prodotti energetici. Quindi via l’IMU, graziati i gestori del gioco d’azzardo ma a pagare saranno sempre i cittadini.

Un altro fronte caldo riguarda da vicino le famiglie con disabili gravi. La Commissione Bilancio della Camera ha bocciato per mancanza di copertura l’emendamento invece approvato dalla Commissione Affari sociali che sanava il paradosso della riforma Fornero in materia di pensione anticipata. Senza entrare nei dettagli tecnici: nel conteggio dell’anzianità di servizio per godere della pensione vengono esclusi i permessi e i congedi fruiti dai lavoratori per assistere i familiari con grave disabilità (consentiti dalla legge 104).  Anche in questo caso un grave atto di ingiustizia e di insensibilità politica che pare non considerare quanto riportano le statistiche ovvero che due terzi delle persone con gravi disabilità (70,1%) non fruisce di alcun supporto domiciliare pubblico, valore che sale all’83,2% nella fascia di età 11-64 anni. Allora chi si dovrebbe prendere cura di queste persone se non i familiari?

Dettagli, si dirà, che appaiono marginali rispetto ad una legge di stabilità con l’ambizione di far uscire il Paese dal tunnel della crisi e della recessione e sulla quale ogni categoria ha espresso riserve e richieste di modifica riversandole sul Parlamento. Invece è qui che si fa la differenza tra politica e ragioneria. E’ qui che si pensa al bene comune o a tutelare gli interessi di pochi. Se prevarranno politica e bene comune allora con buone probabilità si potranno emarginare i fautori dello sfascio pronti a buttarsi nella bagarre di una nuova campagna elettorale. In caso contrario meglio accettare la sfida e tornare a votare, forse questa volta con le idee molto più chiare.