Editoriale del n. 43 del 7 dicembre 2014

A scuola preme l’ideologia del gender
Genitori, reagite
di Luigi Lamma

Ora che il Sindaco di Modena ha avuto, alla pari del suo collega di Roma, la foto di copertina con la prima coppia gay iscritta nel suo (inutile) registro delle unioni civili, c’è di che rallegrarsi che sia stato compiuto, secondo qualche altro politico illuminato, “un “passo significativo importante in tema di diritti delle persone”. Ma tanto resta ancora da fare! È l’avvertimento preoccupante del fronte arcobaleno che sostiene non solo il riconoscimento giuridico del matrimonio tra persone dello stesso sesso, con relativa adozione, ma anche l’imposizione dell’ideologia del gender nelle scuole, la trasformazione in legge del ddl Scalfarotto e le intimidazioni, anche violente, a chi manifesta contrarietà a questa norma liberticida. La teoria del gender, ricordiamo, ritiene la differenza tra maschile e femminile una costruzione culturale e che dunque va “decostruita” nel senso che ognuno non è quel che è e si vede, ma ciò che si sente e pensa di essere.
Con un ampio servizio dedicato a questo tema il settimanale Roma Sette riferisce che da più parti i genitori cominciano ad allarmarsi e a mobilitarsi.
A Roma si è costituito il “Comitato Articolo 26” in riferimento all’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: I genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli. La diocesi di Roma ha anche dato indicazioni su un modulo che i genitori possono inviare al dirigente scolastico dell’istituto dei propri figli, per la richiesta di consenso informato sulle iniziative “educative” improntate all’ideologia del gender. Don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio pastorale scolastica del Vicariato, ha ricordato che “anche in altri Paesi europei la potente minoranza favorevole al gender ha dettato l’agenda degli impegni scolastici; ma le associazioni di genitori hanno alzato la voce e prodotto agili pubblicazioni per avvertire le famiglie del fenomeno. Forse è tempo che anche in Italia non solo i cattolici, ma tutti gli uomini convinti della bontà della famiglia naturale si esprimano pubblicamente”.
Nonostante questi fondati allarmi, si moltiplicano le iniziative di indottrinamento del personale della scuola con corsi e progetti affidati a consulenti a senso unico, tutti rigorosamente appartenenti all’area lgbt, per i quali non si risparmiano le risorse. Nelle ultime settimane sono successi altri fatti gravi, di uno in particolare abbiamo riferito anche sul nostro profilo Facebook. Una docente di religione cattolica di un Istituto superiore di Moncalieri è stata fatto oggetto ingiustamente di una pesantissima campagna di stampa originata dalle affermazioni (del tutto inventate) di uno studente attivista lgbt. Grazie al quotidiano Avvenire è stata poi ristabilita la verità. Ciò che sconcerta in questa vicenda è il comportamento di alcuni politici e dei rappresentanti delle istituzioni locali intervenuti a condannare pubblicamente l’insegnante ancora prima dell’accertamento della verità. Una vergogna!
L’ultimo atto che desta preoccupazione è una lettera che l’Unione degli atei e agnostici razionali (Uaar), l’Arcigay, la Rete degli studenti medi ha inviato il 18 novembre al Ministro dell’Istruzione, all’Unar e alla Presidenza del Consiglio per denunciare che “stiamo assistendo ad un vero e proprio attacco nei confronti degli studenti e del sistema scolastico tutto, da parte di una frangia conservatrice e omofoba del nostro Paese”. Da non credere che si arrivi a questa alterazione della realtà. Naturalmente nel mirino ci sono le scuole paritarie che certamente la lobby vorrebbe vedere costrette ad accettare l’indottrinamento oppure a chiudere. Nel resto d’Europa tentativi di tal genere sono già in corso, come in Gran Bretagna o sono minacciati, come in Francia. E’ bene che anche nelle nostre scuole si cominci a riflettere su questo tema e viene proprio al momento opportuno la proposta di un incontro promosso a Carpi dalle scuole paritarie della città. Guai a lasciarsi intimorire o a scegliere il silenzio quando c’è in gioco l’educazione dei figli.