Editoriale del n. 8 del 3 marzo 2013

Gli italiani scelgono astensione e protesta e il Paese affonda

Ora risposte dalla politica, quella seria

di Luigi Lamma

 

Alla  fine tra quelli che sono stati a casa (25%) e i seguaci del comico prestato all’antipolitica (25%) milioni di italiani hanno così espresso il loro malessere al limite dell’autolesionismo. Se ben presto cominceremo a pagare caro l’esito di queste elezioni con la minaccia più che probabile dell’ingovernabilità dovremo ringraziare proprio questa valanga di voti di protesta sterile e rabbiosa. Un anno di sacrifici gettato al vento e l’amara sensazione di non avere prospettive: la credibilità dell’Italia nei confronti degli investitori esteri è di nuovo azzerata.

 
Certo ‘un popolo affamato fa la rivoluzion’ lo cantava anche Gianburrasca e lo ha imparato presto Giuseppe Piero Grillo, ma purtroppo non siamo in una fiction anche se la campagna elettorale è stata una farsa: tra restituzione dell’IMU e stipendio di cittadinanza chi mai si potrebbe sottrarre a tali allettanti proposte. Ancora una volta dire il vero su questo Paese, presentare ricette serie per uscire dalla crisi economica, per ridare ossigeno alle imprese e occupazione ai giovani, per garantire uno stato sociale compatibile con le risorse, è risultata una scelta perdente. Avanti con gli agitatori di piazza e con sobillatori dei social network.


In un Paese nelle condizioni dell’Italia, di fronte alla drammatica prospettiva che ci avvicina alla Spagna o alla Grecia, una classe politica responsabile ha un’unica strada percorribile: una grande coalizione costituita dalle stesse forze che hanno sostenuto il Governo tecnico di Mario Monti. Non c’è altra via per zittire populismi e demagogie imperanti: la politica dei fatti per realizzare ciò che serve veramente all’Italia per ripartire. La proposta di tornare al voto, semmai senza nemmeno cambiare la legge elettorale, perché di questo sarebbero anche capaci i superstiti delle oligarchie, è un insulto al buon senso e un altro assist all’antipolitica.


Guardando nel dettaglio a livello regionale e provinciale la leadership del Partito democratico è ora seriamente aggredita dal Movimento 5 stelle; mai nessun partito in 60 anni di democrazia si era avvicinato così tanto. Da qui al 2014, prossima scadenza delle amministrative, c’è davvero poco tempo e l’effetto Parma suscita già qualche preoccupazione.
Altro punto di osservazione la reazione degli elettori nei comuni dell’area colpita dal sisma del maggio 2012: a nove mesi di distanza il voto poteva costituire uno strumento efficace di protesta nei confronti della gestione dell’emergenza e della ricostruzione post terremoto. Nessuna vistosa emorragia di voti per il Pd ma un calo diffuso, incalzato ovunque dal Movimento 5 stelle con percentuali al di sopra del 20%.


Un capitolo a parte delle analisi post elettorali va riservato alle scelte dei cattolici, siano essi candidati, elettori o eletti. La sensazione è quella di aver toccato il fondo in termini di progettualità, di consistenza numerica e quindi di efficacia di una presenza sempre più irrilevante. Anche di questo se ne riparlerà.