Editoriale n. 41 del 24 novembre 2019

Uscire dalla violenza 

L’attenzione al problema della violenza contro le donne appartiene alla storia recente, è legata ai casi estremi di violenza in cui un uomo uccide una donna. Per definire questi tragici eventi è entrato ormai nell’uso il neologismo “femminicidio”, evento nel quale di solito sono coinvolti uomini legati da un rapporto affettivo con la vittima: mariti, fidanzati, uomini con i quali la donna vuole interrompere una relazione, eccezionalmente si tratta di sconosciuti. L’onu e l’Ue la definiscono “violenza di genere” cioè una violenza che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di possesso del genere maschile sul femminile. Le macro tipologie di violenza riconosciute sono: violenza fisica, sessuale, economica, psicologica, coercizione o riduzione della libertà. Per contrastare il fenomeno anche l’Italia ha adottato leggi che prevedono pene specifiche, tra queste l’ultima denominata “Codice Rosso” che stabilisce sanzioni più severe per chi diffonde materiale pornografico, tempi di indagine tempestivi rispetto alla denuncia della donna, pene inasprite quando sono presenti minori e nel caso di stalking. Nonostante ciò, in Italia ogni anno oltre 100 donne continuano ad essere uccise da uomini che sostengono di amarle. A Carpi già da molti anni le istituzioni collaborano al fine di far emergere un fenomeno fino ad ora sottaciuto, perché causa di disagio personale e familiare. Per affrontare le emergenze è stata istituita una rete tra servizi dell’Ausl, l’amministrazione comunale, le Forze dell’ordine e il Centro antiviolenza con lo scopo di prendere in carico donne in stato di sofferenza. Da diversi anni è inoltre operativa una casa di accoglienza per donne, anche maltrattate, con figli. Come arginare il fenomeno? I fronti sono diversi, a cominciare dall’informazione che spesso si serve di termini come “raptus”, “tempesta emotiva”, quando si tratta di pedinamenti, appuntamenti studiati per vendicarsi, servendosi anche di sicari. Questo genere di informazione rischia di trasmettere l’idea che l’uomo è forte, quando si tratta di incapacità di gestire se stessi. In sostanza sono uomini che non hanno elaborato la diversità di genere tra uomo e donna come ricchezza. Il fronte più costruttivo per spronare al rispetto reciproco tra uomini e donne è sicuramente quello educativo, a cominciare dalla famiglia, dalla scuola, dalle associazioni. Il Centro Italiano Femminile di Carpi, che ha sempre seguito con interesse eventi e iniziative di contrasto alla violenza, ha contemporaneamente ribadito il ruolo centrale della famiglia perché le buone relazioni familiari, a cominciare dal padre e dalla madre, introducono alla capacità di dialogare, discutere e superare gli inevitabili conflitti che si generano, antidoti sicuri contro comportamenti di sopraffazione. Anche la scuola può offrire un valido contributo, in quanto luogo di coeducazione, di conoscenza tra ragazzi e ragazze, di approfondimento reciproco, in cui attraverso letture e animazione, si trasmette il valore della differenza maschile e femminile. Nei percorsi associativi inoltre la coeducazione tra ragazzi e ragazze di età diverse rappresenta un’opportunità di sperimentare l’uguaglianza e, contemporaneamente, di valorizzare la diversità. La nostra associazione, di ispirazione cristiana, ha tra le sue finalità quella di “collaborare affinché sia superata ogni forma di discriminazione e sia praticata una politica di pari opportunità, di riconoscimento e di integrazione delle differenze nel rispetto dei principi costituzionali” (punto 2.3 dello Statuto). Si potrebbe anche concludere che Gesù, negli episodi riportati dai Vangeli, riconosce uguale dignità e comune vocazione alle donne e agli uomini.

Gabriella Contini – Presidente CIF Comunale